L’ingiustizia della legge sulla cittadinanza non finisce mai di stupire.
Un esempio eclatante è il caso sollevato da una cittadina albanese che vive regolarmente in Italia da molti anni e che ha scritto a inizio gennaio al portale online stranieriinitalia.it (io l'ho sentita oggi al telegiornale):
“Mio figlio è nato qui e ha appena compiuto 18 anni ma è affetto dalla sindrome di down. Può diventare cittadino italiano entro il compimento del suo diciannovesimo compleanno? Posso presentare io per lui la domanda al Comune di residenza?”
Implacabile la risposta della legge italiana: no, la domanda sarà respinta, perché la nostra legge non considera un ragazzo down idoneo a presentare la richiesta. Il motivo? È incapace di intendere e volere.
Spiega l’avvocato Gaetano De Luca, legale della Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità):
“Lo scoglio sta nel giuramento, passaggio imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza per un diciottenne straniero nato in Italia. Si tratta di un atto personalissimo e dunque nessuno, neanche il genitore o un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, può pronunciarlo per conto di un figlio o di un tutelato. Purtroppo, questo non è l’unico caso di cui siamo a conoscenza”.
Articolo di Stefano Pasta
Che ho copiato da : Corriere della sera.itLa Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18 del 2009 “Obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone disabili il diritto di cambiare cittadinanza"