Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era un cielo così stellato, così luminoso che, guardandolo, non si poteva fare a meno di chiedersi: è mai possibile che esistano sotto un simile cielo persone irritate e capricciose?
Iniziano nello stesso modo, opera originale di Dostoevskij e fumetto, con una notte pietroburghese meravigliosa, come ce ne possono essere forse solo quando si è giovani.
Il fumetto Zandegù ,scritto e disegnato da Alessio Barale e Marco Magnone, è finito tra le mie email circa un anno dopo la lettura de Le notti bianche di Dostoevskij, un libro tanto piccino quanto bello. Non so perché l'anno scorso non c'abbia scarabocchiato sopra niente, anche perché ricordo che mi era piaciuto e inoltre è stato il mio primo vero contatto con Dostoevskij, autore che non ho più approfondito per il momento, nonostante gli inviti della mia amica Serena, super letterata russa [lo leggo prima o poi Delitto e castigo, don't worry Sery!].
Se non altro il fumetto appena letto mi ha dato il pretesto per parlare di questo piccolo, grande, classico.
Protagonista della storia è il Sognatore, un uomo solitario, un uomo solo, che ha passato la sua vita a immaginare storie che poi non ha mai avuto la voglia, la possibilità o il coraggio di vivere davvero. Tutti i suoi sentimenti e batticuori sono rimasti nella sfera astratta dei sogni. Il Sognatore è un uomo che ama passeggiare nelle strade deserte della notte pietroburghese e camminando ammira, riflette, sogna. Fin quando arriva quella notte, quella notte meravigliosa che fa da sfondo al suo incontro con Nasten'ka. Il loro sogno d'amore (più che loro, di lui) dura quattro notti, nelle quali si raccontano le loro vite. A lui basta un istante per innamorarsi di lei, di quella giovane donna che non lo ignora, che non lo fa sentire solo, che sa ascoltarlo come nessun'altra prima. Il sogno d'amore lo travolge ancora una volta e ancora una volta lo travolge senza lasciare la benché minima traccia concreta. Già, perché Nasten'ka in quelle notti pietroburghesi sta semplicemente aspettando il suo innamorato, che non è il Sognatore, ma un uomo che è partito un anno prima per cercare fortuna promettendole di tornare, l'anno dopo, su quella panchina. Lei è lì per quello, ma l'anno è passato e lui non è mai arrivato, così lei gli scrive una lettera e continua ad aspettarlo. Sembra che lui l'abbia dimenticata, non si fa vivo, di conseguenza anche Nasten'ka inizia a dare spago alle fantasie del Sognatore. Purtroppo per lui, durante la quarta notte, il misterioso innamorato di Nasten'ka ritorna nella vita di lei, infrangendo quel suo effimero, come al solito, sogno d'amore.
A differenza del Bignè precedente (Jane Eyre di Sicks) con questo dedicato a Le notti bianche ho potuto fare un confronto con l'opera da cui è stato tratto. Dal confronto il fumetto non esce proprio benissimo secondo me. Alla fine ho avuto la sensazione che, se non avessi già conosciuto la storia, non l'avrei davvero capita nelle poche pagine del Bignè.