“Un libro, per triste che sia, non può essere triste come una vita.” – Agota Kristof
Carissimi lettori, oggi vogliamo parlarvi delle novità editoriali dell’uscente mese di febbraio della casa editrice Rupe Mutevole Edizioni, ormai al suo undicesimo anno di pubblicazioni.
Sono venti le collane editoriali della casa editrice, venti sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i confini territoriali e mentali.
La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti: “Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Echi dalla storia”, “Visioni”, “Margini liberi”, “Echi da internet”, “Radici”, “Supernal Armony”.
Eccovi le novità editoriali del mese di febbraio 2015:
“Abbecedario di una ex buona a nulla” di Gabriella Montanari
Ma un abbecedario è anche una sorta di lista della spesa, un promemoria di quel che è bene aver sempre con sé, nella sporta della vita. Nella mia ho infilato i vivi e i morti preferiti, un paio di pensieri ossessivi a cui sono affezionata, qualche rompicapo esistenziale che spero mai risolvere e alcuni luoghi che non mi decido ad abitare o ad abbandonare per sempre. È quel “per sempre” che mi blocca. Credo. Ventisei lettere non sono tante, come non sono tante le cose o le persone di cui abbiamo davvero bisogno. O che per lo meno non ci sono d’intralcio. Lettere – ora iniziali, ora segni, ora metafore – che, se combinate insieme in tutti i modi possibili, consentono di giocare al grande Scrabble della vita. Lettere che riempiono le giornate, oltre che un dizionario. Tutto parte dall’essenziale e vi ritorna. Tra la A e la Zeta si trova spazio a sufficienza per il mare Adriatico, il tempo col suo fiato sul nostro collo, la solitudine e la morte, passando per il disagio mentale, l’olocausto, la stregoneria e l’aborto. Ma anche cosine più simpatiche e accattivanti, come il tradimento e l’amore saffico. Si può poetare su tutto e su tutti, senza esclusione d’inchiostro.
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“Il non-Amore ai tempi di Facebook” di Enrico Nascimbeni (seconda ristampa)
Nascimbeni deve ringraziare il cielo per questo inarrestabile ballo di San Vito che è il suo modo di vivere, perché non può fare a meno un solo istante di pensarsi e di scriversi: se per assurdo si arrestasse potrebbe persino correre il rischio di essere felice e proverebbe un’insana vergogna di sé. Ora è pur vero che esistono uomini come lui un po’ ovunque e quelli là sì che son disperati, perché manco riescono a scriverlo quel che provano. Lui no, lui è un fortunato: la natura gli ha concesso un “link” così diretto tra cuore e penna da sconsolarlo e consolarlo in frazioni ripetute di attimi e stagioni che non ha nemmeno il tempo di capire che ripete un’identica inafferrabile “saudade” da sempre, col chiaro intento di non volerne venire mai a capo perché sarebbe la fine. Questa unica cosa che scrive in “non-poesia” (?), Enrico la scrive bene, molto bene, ma più ancora immagina bene quel che scrive, volando basso su scenari da pop-art, e banali ammennicoli mediatici e mettendo in atto dissociazioni, salti formali (anche uno a verso) consoni al suo “Pensare viaggi fermi” dove tutto è sparso e disseminato, niente diretto o rettilineo.
Dalla prefazione di Roberto Vecchioni
Copertina di Luca Allegrini
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“Generazione meno X” di Enrico Nascimbeni (seconda ristampa)
Il libro di Enrico Nascimbeni è un puzzle. Un puzzle della sua vita. Un divenire di dialoghi e pensieri urlati. Un libro dove lo scorrere del tempo diventa il pentagramma della narrazione da cui si dipanano in un viaggio onirico presente, passato e futuro. Resoconto di una vita disperatamente vissuta nell’incontro – “disincontro” . Nell’incanto disincanto di se stesso. “ Amore dove sei, mi manco tanto e non riesco a scrivermi “ Ed è proprio attraverso gli amori che Enrico ci consegna i suoi conflitti. La sua voglia di vivere-non vivere. Le sue conquiste mai definitivamente conquistate. “ Moglie mia , pensò rosicchiandosi l’unghia del dito medio destro, ho attraversato il mondo per averti e ora sono ugualmente infelice e agitato.” “ Figlio mio dove andremo? … Vieni qua , fermati un attimo e aiutami ad invecchiare “ Enrico e le sue gimcane tra l’essere uomo adulto e l’atavico richiamo a tornare bambino. Lo scrittore e la perenne conflittualità tra l’esser figlio -marito-padre “perfetto” e l’essere ribelle per il resto della sua esistenza. Enrico Nascimbeni incarna il bisogno ancestrale di essere accolti e accarezzati per ritrovare il senso di protezione e sicurezza perduti o mai davvero interiorizzati … “ Padre mio aiutami, tra i libri infiniti, la grande cultura,le tue certezze abominevoli, il tuo vedermi sempre da lontano . Mi devi aiutare, Cristo, non riesco a crescere. “ “Madre devo parlare anche di te. Madre, maglia, mascarpone, male dentro, in questo cervello inquinato. … Vaffanculo mamma anche tu mi lascerai solo.” Insomma, lui racconta e si racconta senza farsi sconti . Dipingendo un quadro analitico della conflittuale e perenne ricerca di sé. In un continuo altalenarsi tra ciò che è e (come canta Guccini) : “ Quel male a cui non si da un nome … un’ ossessione circolare tra la volontà ed il non potere …” Ma la vera condanna per un artista come Enrico è continuare a “torturarsi il muscolo del sogno” ricordandosi la “ stella spiona” dei suoi perenni momenti.
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“Rosanero” di Patrizia Stefanelli
Rosanero, il titolo della silloge. Un titolo di vitale armonia, dacché la vita è proprio la risultante di contrapposizioni che nel loro diacronico succedersi ne determinano la substantia: luce, buio; amore, odio; male, bene; Caino, Abele; spiritualità, materialità; Thanatos, Bios; ed è dalla fusione dell’eracliteo polemos degli opposti che nasce l’euritmica musicalità di questo poema. L’urgente forza creativa di Patrizia Stefanelli che tanto sa di tempo, di realismo naturistico, di passione, di barbagli e folgorazioni, di pienezza ontologica, di tutto ciò che coinvolge l’uomo in quanto tale. Un crogiolo di emozioni estemporanee o decantate in interiore homine che sentono il bisogno di guardare il sole, di respirare aria pulita, di cantare ex abundantia cordis quello stato di erotico stupore che dal reale decolla verso arditi approdi. E il tutto in una versificazione di polisemica energia fonosimbolica e metrico-semantica che niente ha di pleonastico né tanto meno di epigonismo, considerando gli accostamenti inconsueti e i picchi poetici di queste composizioni che evidenziano, tra l’altro, la maestria della Nostra nel giocare tra classico e moderno, tra verso libero e metricamente combinato, in una molteplicità di espressioni di genere vario.
Dalla prefazione di Nazario Pardini
Copertina di Luca Allegrini
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Le raccolte di Rupe Mutevole: n^4 Enrico Nascimbeni
Nascimbeni deve ringraziare il cielo per questo inarrestabile ballo di San Vito che è il suo modo di vivere, perché non può fare a meno un solo istante di pensarsi e di scriversi: se per assurdo si arrestasse potrebbe persino correre il rischio di essere felice e proverebbe un’insana vergogna di sé. Ora è pur vero che esistono uomini come lui un po’ ovunque e quelli là sì che son disperati, perché manco riescono a scriverlo quel che provano. Lui no, lui è un fortunato: la natura gli ha concesso un “link” così diretto tra cuore e penna da sconsolarlo e consolarlo in frazioni ripetute di attimi e stagioni che non ha nemmeno il tempo di capire che ripete un’identica inafferrabile “saudade” da sempre, col chiaro intento di non volerne venire mai a capo perché sarebbe la fine. Questa unica cosa che scrive in “non-poesia” (?), Enrico la scrive bene, molto bene, ma più ancora immagina bene quel che scrive, volando basso su scenari da pop-art, e banali ammennicoli mediatici e mettendo in atto dissociazioni, salti formali (anche uno a verso) consoni al suo “Pensare viaggi fermi” dove tutto è sparso e disseminato, niente diretto o rettilineo.
Dalla prefazione di Roberto Vecchioni
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Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail ([email protected]) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: [email protected]
Written by Alessia Mocci
Addetta stampa ([email protected])
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