Koch Media, di cui, recentemente, eravamo tornati a parlare grazie all’uscita in dvd della prima stagione de I fantasmi di Bedlam, serie televisiva creata da Neil Jones, Chris Parker e David Allison, arricchisce ulteriormente il suo già corposo catalogo con quattro nuovi inediti cinematografici che approdano direttamente nel mercato dell’home video.
Si comincia con il thriller a tinte horror Removal (2010), che, lungometraggio d’esordio di Nick Simon, vede Mark Kelly nei panni di Cole Hindin, il quale, perso il suo bel posto da impiegato, si riduce a lavorare per un’agenzia di pulizie; mentre la moglie lo sta per lasciare e, come se non bastasse, la sua dipendenza da antidolorifici lo porta ad avere allucinazioni di violenza e morte.
Ed è proprio quando è pronto a togliersi la vita che gli viene offerta la possibilità di guadagnare un bel gruzzolo facendo il turno di polizia notturno in un antico palazzo; senza immaginare, però, che una volta calate le tenebre inizi a vedere alcune cose che lo fanno interrogare su quello che è accaduto in quella casa.
Fino all’epilogo a sorpresa di circa ottantasette minuti di visione che, comprendenti nel cast anche il candidato all’Oscar Elliot Gould, il Billy Burke della serie Twilight e la Kelly Brook di Piranha 3D (2010), si costruiscono in maniera principale su una lenta attesa, man mano che si sguazza tra visioni e realtà.
Ci spostiamo in ambito bellico con Battle force-Unità speciale (2012) di Scott Martin, che, interpretato, tra gli altri, da Clint Glenn Hummel e Tony Pauletto insieme allo stesso regista, si svolge nel pieno della Seconda Guerra Mondiale per mettere in scena una unità di combattimento d’elite impegnata in una disperata missione di salvataggio. Unità i cui eroi si rifugiano in una città devastata dai bombardamenti, iniziando una corsa contro il tempo per riuscire a recapitare un messaggio cruciale per lo sbarco in Normandia degli alleati; man mano che l’uso delle armi rappresenta l’unica loro possibilità di salvezza e che quello che, inizialmente, può lasciar pensare a un derivato a basso costo del tarantiniano Bastardi senza gloria (2009), si rivela strada facendo un movimentato war movie non distante, nel look generale, dalle più riuscite produzioni targate Asylum (del resto, la fotografia è a cura del Mark Atkins che ha diretto Evil eyes e Dragon crusaders).
Per gli amanti del dramma a tinte sportive, invece, impossibile non segnalare The hammer (2010) di Oren Kaplan, a quanto pare definito “una gemma” dal Los Angeles Times e vincitore del premio del pubblico presso il Newport Beach Festival, l’AFI Film Festival, il Miami Film Festival e il Florida Film Festival.
Con la tagline che recita “Il silenzio, la sua forza”, si tratta della vera storia di Matt Hamill, primo wrestler sordo a vincere il National Collegiate Championship, diventando un modello per la comunità dei non udenti.
Wrestler che possiede sullo schermo i connotati dell’ottimo Russell Harvard visto, tra l’altro, ne Il petroliere (2007) di Paul Thomas Anderson, e che, cresciuto tra persone udenti, si ritrova ad essere un outsider tra i non udenti come lui; trovando, però, il modo di raggiungere i propri obiettivi nonostante la disabilità.
Nel corso di circa centocinque potenti e struggenti minuti di visione che sembrano addirittura anticipare alcuni aspetti del successivo Warrior (2011) di Gavin O’Connor, che non prendeva spunto, però, da fatti realmente accaduti.
E concludiamo con La vita in un giorno (2011), che, prodotto da Ridley Scott e diretto dal vincitore del premio Oscar Kevin MacDonald, Koch rende disponibile in una edizione speciale cartonata comprendente il blu-ray del film e un libro di ventiquattro pagine.
Classificato come il primo social movie della storia, un interessante documentario-esperimento globale che, nel corso di oltre un’ora e mezza di montato, intende presentarsi come più grande lungometraggio generato dagli utenti della community di YouTube, i quali, il 24 Luglio del 2010, hanno avuto ventiquattro ore di tempo (esattamente dalle 00:01 alle 23:59) per immortalare uno spaccato della propria vita tramite una videocamera e inviare i file.
Un interessante documentario esperimento che ha finito per basarsi, quindi, su quattromilacinquecento ore di girato proveniente da centoquaranta nazioni, rivelandosi un racconto polifonico per immagini che, costituito da una moltitudine di voci provenienti dai più remoti angoli della Terra e non distante, in fin dei conti, dalla filosofia di quelli che furono i mondo-movie, intende ribadire che l’uomo, ovunque, è simile a se stesso, nonostante le differenze culturali, economiche e sociali.
Con trentasei minuti di scene tagliate e diciotto di interviste al cast tecnico nella sezione riservata ai contenuti speciali.
Francesco Lomuscio