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“Le nozze di al-Zain” e il piccolo mondo universale di Tayeb Salih

Creato il 21 gennaio 2014 da Chiarac @claire_com_

Questa recensione è apparsa domenica su OsservatorioIraq.

copertinaDalla penna dello scrittore sudanese Tayeb Salih (1929-2009), autore dell’insuperato capolavoro La stagione della migrazione a Nord, nasce il breve e soprendente racconto Le nozze di al-Zain, tradotto dall’arabo da Lorenzo Declich e Daniele Mascitelli e pubblicato dalla casa editrice Sellerio (2013).

Le nozze di al-Zain è un piccolo gioiello la cui storia narrata si svolge nello stesso villaggio affacciato sulle sponde del Nilo in cui lo scrittore ambientò La stagione della migrazione a nord. Ma se quest’ultimo era attraversato da una vena fortemente drammatica, in Le nozze di al-Zain sono la comicità e la tranquillità della vita quotidiana i temi portanti.

Al-Zain, il protagonista del racconto, ci viene presentato quasi come fosse l’idiota del villaggio: alto e sgraziato come una “giraffa”, dalle spalle ricurve e il petto cavo, appena nato non aveva pianto ma era esploso in una risata che sin dai primi mesi faceva ridere fino alle lacrime donne e bambini. Al-Zain che aveva perso i denti a sei anni e che non aveva mai avuto barba, ciglia o sopracciglia, ma che era amico dei più disgraziati e dei più umili del villaggio.

Al-Zain, ridicolo nell’aspetto, che possiede però la straordinaria capacità di innamorarsi di tutte le più belle giovani fanciulle della zona, le quali tuttavia, dopo che il suo sguardo ardente si era posato su di loro, andavano subito dopo in sposa ad un altro, come per magia. Le madri delle giovani del villaggio lo adorano e se lo contendono perchè sanno che quando al-Zain si innamora delle loro figlie, queste poco dopo combinano un matrimonio da favola.

Al-Zain, dallo spirito allegro, non manca a nessuno di questi matrimoni, portando per i villaggi la sua risata prodigiosa e immergendosi tra gli zagharid festanti delle donne e i banchetti rigogliosi di cibo.

Finchè la placida vita del villaggio in cui vive viene travolta dalla più incredibile delle notizie: finalmente al-Zain si sposa e, questa volta, per davvero. Il matrimonio di al-Zain diventa dunque la molla, l’espediente narrativo, da cui prende avvio questo racconto breve, tenero e dal sapore universale.

Eventi incredibili, che assumono la dimensione del mito, accadono nel villaggio fino ad allora quieto e sonnolento, e vengono raccontati con dolcezza dalla voce carezzevole di Salih:

“Era stato poco prima della preghiera della sera, ed è quello il momento in cui le preghiere vengono esaudite, specialmente grazie ai pii santi di Dio come al-Hunain. Il paese era calmo e tranquillo, eccetto che per un salubre venticello che giocava con le fronde delle palme. E tutti quanti (…) tutti ricordavano quella notte, distintamente come fosse stata la notte precedente, quando le tenebre vellutate e spesse si accovacciarono ai piedi del paese, non fosse che per le deboli luci delle lampade che filtravano dalle finestre e la luce brillante della grande lampada nel negozio di Sa’id. Era il periodo in cui cambia la stagione, fra l’estate e l’autunno”.

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