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Le nuove frontiere del precariato

Creato il 13 novembre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

voucherUn'espressione forte, quella usata dal Presidente dell'Inps Tito Boeri, per indicare l'ennesima spada di Damocle della precarietà, che pende sulla testa dei lavoratori italiani. Stiamo parlando dei voucher, ovvero di quegli strumenti che servono per regolare un rapporto di lavoro troppo saltuario, per poter essere sottoposto ad un contratto.

Un sistema, insomma, inventato appositamente per i mestieri temporanei (lavori stagionali, a chiamata, ecc.), in teoria, quindi, marginali, rispetto alle altre forme di lavoro. In teoria. Perchè nella realtà, invece, proprio come temuto da Boeri, l'utilizzo del voucher si sta effettivamente trasformando in una nuova forma di precariato di massa, come testimoniato dalla loro crescita abnorme.

Secondi i dati dell'Inps, infatti, i lavoratori saltuari sono passati dai circa 25 mila del 2008, ad oltre un milione di oggi; mentre nei primi sei mesi del 2015 sono stati staccati qualcosa come 49 milioni di voucher. Una enormità, se si pensa che avrebbero dovuto interessare solo una parte marginale della forza lavoro italiana.

Allora come si spiega la loro crescita? Semplice: costi bassi e niente burocrazia, che invogliano il datore di lavoro ad utilizzare il voucher per pagare anche prestazioni che andrebbero, invece, regolamentate con un contratto a tempo determinato o indeterminato. Il lavoratore, soprattutto in tempi non facili come questi, non può far altro che accettare, se vuole lavorare, rischiando, però, di rimanere ingabbiato in questo sistema.

Tutto questo, ovviamente, alla faccia del Jobs Act e di qualunque altra riforma del lavoro si sia vista in Italia, perchè agli imprenditori è sempre interessato solo questo: costi bassi e poca burocrazia. Ed è, anzi, la stessa riforma renziana ad alimentare il fenomeno, a causa delle limitazioni nell'uso, in azienda, di partite iva e co.co.pro.

I voucher, certo, non sono solo questo. Originariamente introdotti nel 2008, sull'esempio di altri Paesi europei, avevano il compito principale di favorire l'emersione del lavoro nero, tanto da aver trovato un'ampia diffusione nell'Unione Europea. La grande differenza, che è anche il grande problema, è che, mentre negli altri Paesi, i voucher sono stati relegati a poche fattispecie di lavori (i lavori domestici, come, ad esempio, la baby sitter), in Italia, invece, possono essere utilizzati per qualunque occupazione.

Fatta la legge, trovato l'inghippo: ecco, quindi, la finestra da cui far rientrare il precariato e a poco possono valere le limitazioni imposte dal Jobs Act (un'azienda non può staccare più di 2000 € in voucher, per uno stesso lavoratore in un anno; allo stesso modo, un lavoratore, non può ricevere più di 7000 € in voucher in un anno).

Forse, se, come nel resto d'Europa, se ne fosse limitato l'uso, non saremmo qui a parlare di nuova frontiera della precarietà.

Danilo


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