9 settembre 2013 Lascia un commento
Un prete cattolico mi racconto’ della volta che fece da cicerone ad un prete buddista amico suo, all’interno di diverse chiese.
A fine giornata quest’ultimo era estasiato ma fece notare non senza sorpresa, di come la grandiosita’ architettonica contrastasse l’oppressione di dipinti e raffigurazioni piene di martiri, di come la sensazione di tristezza regnasse alla fine sovrana. E’ vero disse il prete, e’ vero ribadisco io.
Quando la gioia del messaggio di Cristo si oscura con l’interpretazione pedissequa delle Scritture, si vanifica la natura della religione e si puo’ fare molto, molto male alle persone.
Ecco cio’ che accade a Bess la protagonista, una donna, una ragazza che in vita sua ha avuto solo il Verbo ma raccontato dalle bocche sbagliate della sua comunita’ religiosa e rigorosa e in essa, vuoi per indole, sensibilita’ piu’ che intelligenza, si e’ attivato il conflitto con la propria gioia di vivere, facendone una specie di ritardata.
Il matrimonio pareva aver aggiustato le cose ma un incidente che paralizzera’ a vita il coniuge, distruggera’ quel poco di equilibrio rimastole.
Iniziamo da Emily Watson, Bess la protagonista. Strapremiata e non poteva essere diversamente perche’ di interpretazioni cosi’ toccanti e sentite, in giro se ne sono viste poche ma del resto anche il regista di premi ne vinse parecchi, segno e riconoscimento della sia capacita’ di gestire storia ed interpreti.
Inutile citare tutti gli altri, bravura che rasenta la perfezione sotto ogni punto di vista.
Pellicola confacente al Dogma 95 e per quanto non sia girata seguendone i rigidi canoni, eredita una naturalezza e spontaneita’ che impreziosiscono le riprese ed esaltano il grande lavoro del regista danese.
Von Trier non e’ benevolo nei confronti della religione ma sa distinguere e sottolinea come il male si annidi non nel credere ma nell’errata interpretazione dei suoi dettami. Bess e’ una martire religiosa, non laica, anzi e’ l’esaltazione del martirio religioso quando provocato dalle mani di chi il martirio dovrebbe contrastarlo.
Alla fine e lo dico senza alcuna esitazione, quello di von Trier e’ l’apologia perfetta dell’amore di Dio, un rimando alle antiche scritture quando Dio era potente e collerico e i sacrifici che chiedeva erano immensi quanto i suoi doni. Ode e preghiera ed e’ amore che passa attraverso la riscrittura della vita di Cristo, il Suo dolore, la Sua sofferenza e il Suo sacrificio.
Il Dio degli uomini non ha nulla a che vedere col Dio in cielo.
Coloro che comprendono questa verita’ li chiamiamo santi e in fondo, il film e’ tutto qui.
Sconvolgente e coinvolgente, solo un uomo che seppur a modo suo e’ molto vicino a Dio poteva concepire.
A fine giornata quest’ultimo era estasiato ma fece notare non senza sorpresa, di come la grandiosita’ architettonica contrastasse l’oppressione di dipinti e raffigurazioni piene di martiri, di come la sensazione di tristezza regnasse alla fine sovrana. E’ vero disse il prete, e’ vero ribadisco io.
Quando la gioia del messaggio di Cristo si oscura con l’interpretazione pedissequa delle Scritture, si vanifica la natura della religione e si puo’ fare molto, molto male alle persone.
Ecco cio’ che accade a Bess la protagonista, una donna, una ragazza che in vita sua ha avuto solo il Verbo ma raccontato dalle bocche sbagliate della sua comunita’ religiosa e rigorosa e in essa, vuoi per indole, sensibilita’ piu’ che intelligenza, si e’ attivato il conflitto con la propria gioia di vivere, facendone una specie di ritardata.
Il matrimonio pareva aver aggiustato le cose ma un incidente che paralizzera’ a vita il coniuge, distruggera’ quel poco di equilibrio rimastole.
Iniziamo da Emily Watson, Bess la protagonista. Strapremiata e non poteva essere diversamente perche’ di interpretazioni cosi’ toccanti e sentite, in giro se ne sono viste poche ma del resto anche il regista di premi ne vinse parecchi, segno e riconoscimento della sia capacita’ di gestire storia ed interpreti.
Inutile citare tutti gli altri, bravura che rasenta la perfezione sotto ogni punto di vista.
Pellicola confacente al Dogma 95 e per quanto non sia girata seguendone i rigidi canoni, eredita una naturalezza e spontaneita’ che impreziosiscono le riprese ed esaltano il grande lavoro del regista danese.
Von Trier non e’ benevolo nei confronti della religione ma sa distinguere e sottolinea come il male si annidi non nel credere ma nell’errata interpretazione dei suoi dettami. Bess e’ una martire religiosa, non laica, anzi e’ l’esaltazione del martirio religioso quando provocato dalle mani di chi il martirio dovrebbe contrastarlo.
Alla fine e lo dico senza alcuna esitazione, quello di von Trier e’ l’apologia perfetta dell’amore di Dio, un rimando alle antiche scritture quando Dio era potente e collerico e i sacrifici che chiedeva erano immensi quanto i suoi doni. Ode e preghiera ed e’ amore che passa attraverso la riscrittura della vita di Cristo, il Suo dolore, la Sua sofferenza e il Suo sacrificio.
Il Dio degli uomini non ha nulla a che vedere col Dio in cielo.
Coloro che comprendono questa verita’ li chiamiamo santi e in fondo, il film e’ tutto qui.
Sconvolgente e coinvolgente, solo un uomo che seppur a modo suo e’ molto vicino a Dio poteva concepire.