Della Puglia sono famose le ‘orecchiette’, e con giusta ragione. Un po’ meno conosciute, ma non per questo meno degne di considerazione e di attenzione, sono le ‘orecchie’ della regione. Mi riferisco nella fattispecie a due loschi individui di mia conoscenza che possono essere considerati a pieno titolo delle eccellenze della nostra terra, anche se conoscendoli tenderebbero entrambi in questo caso a fare ‘l’orecchio del mercante’..
Se vi state/steste chiedendo come faccio ad annoverare nella mia agendina uno stuolo così eterogeneo di personaggi, posso solo dire che i miei trascorsi di vita sono stati piuttosto eterogenei, ed intensi.. oltre un gentiluomo non può dire. È tuttavia vero che mi è capitato, per uno strano gioco di coincidenze e destini incrociati, di incontrare tante persone in gamba, capaci, valide, vere e proprie ‘eccellenze’ in campi eterogenei, e trovo dunque oggi doveroso darne testimonianza – anche a rischio di sembrare di parte; come può accadere trattando di chi si conosce o si frequenta… Tuttavia questo rischio non dovrebbe rappresentare, al contrario, un motivo valido per penalizzare i meritevoli a causa del timore di sembrare fazioso o sussiegoso, temendo che venga malevolmente data al semplice affetto, alla stima personale ed al riconoscimento schietto del valore una nota vagamente ‘clientelare’ tipica di certi abusati costumi nazionali. Fugato questo timore dalle menti, e posta una necessaria premessa, vado all’argomento …
La Puglia è abbastanza nota per aver dato i natali ad uno stuolo di musicisti di prim’ordine, in tutte le epoche. La più recente non fa eccezione… e Non c’è bisogno di fare esempi… non tutti sanno però che esistono svariati tipi di musicisti.. alcuni prestano la loro opera sul palcoscenico, altri dietro. È il caso di fonici, ingegneri del suono, direttori artistici, il cui ruolo non è mai abbastanza considerato né riconosciuto, purtroppo. Eppure senza di loro non si potrebbe fare musica.. niente dischi, niente concerti, niente spettacoli… ma, come spesso accade a chi presta la sua opera nell’ombra, il più delle volte si passa inosservati… intendo colmare questa mancanza di riconoscimento e fare ammenda….
Hugo Tempesta ed Antonio Porcelli sono due tra questi esperti del dietro le quinte. Con parecchie cose in comune – tra loro, e con il sottoscritto: la passione per la musica, l’essere chitarristi, l’inclinazione per la fonia e l’ossessione del sound engineering. Ebbene i due signori in questione ne hanno fatto una professione, con i risultati che vado ad enumerare.
Hugo Tempesta, barese, dopo prime esperienze e trascorsi in varie band della regione come chitarrista – e attività di vendita di strumenti musicali e liuteria -, si trasferisce a Milano dove diventa il fonico e sound engineer di svariati nomi della scena musicale e dello spettacolo: passa da Paola e Chiara a Alex Britti, ai Velvet, ad Irene Grandi, per citarne alcuni. Ma da tempo ormai è soprattutto (noto per essere) il fonico di Fiorello, che non ha mancato di ringraziarlo – insieme agli altri suoi collaboratori – in diretta televisiva …
Eclettico, in-catalogabile, esperto, mi è quasi sempre capitato di re-incontrarlo in occasioni corrispondenti a concerti musicali. Quando vado a vedere un concerto, in genere, di default butto l’occhio al mixer – per deformazione professionale, e per prendere nota delle apparecchiature, di cosa si usa, di come lo si usa, etc- e in più di un’occasione mi sono trovato sorprendentemente a scovare il sig. Tempesta al lavoro. Mi è sorto persino il dubbio che l’avessero clonato, o che avesse acquisito poteri occulti, visto che la leggenda vuole che una volta si trovasse a due banchi di missaggio in posti diversi nella stessa serata..! Per amore di cronaca devo inoltre riferire che il ‘signore’ in questione è un provetto chitarrista, con un tocco – e fraseggio – blues micidiale, da far paura, che spero abbia mantenuto con doveroso esercizio, nonché liutaio, estemporaneo cantante raffinato, polistrumentista d’occasione, ottimo arrangiatore e produttore artistico. Mi auguro di vedere presto ulteriori frutti di tale poliedrica concitazione ….Antonio Porcelli, tranese o tranista, come dico io, è l’altro orecchio sopraffino delle Puglie. Si fa le ossa, e le orecchie, giovanissimo come fonico di un famoso locale di Trani, l’Hipe Pub, all’epoca forse uno dei pochi posti in Puglia dove girava tutta la scena musicale underground, e non solo: su quel palco ho visto passare Bluvertigo, La Crus, Afterhours, Paolo Martella, Tiromancino… e in quei dintorni ho avuto l’occasione di incontrarlo, conoscerlo e diventare suo amico… poi la passione prende il sopravvento e l’occasione, che in questo caso fa l’uomo ‘Fonico’, lo porta a spasso in giro per l’Italia, ma non solo … da allora la sua lista di credits è cresciuta a dismisura: ha seguito e segue progetti disparati, da Après la Classe a Radiodervish, collaborazioni a destra e a manca, ma è più noto soprattutto per essere sound engineer, fonico, direttore di produzione e tour manager di Caparezza… con cui recentemente è stato negli Usa per una serie di concerti …
Antonio è un vulcano in eruzione, e se non prestate credito alla mia parola potete andare a scorrere il suo profilo FB, con tutti i post, le date in cui lavora, gli impegni, i progetti in corso d’opera… si muove tra palatour e studi di registrazione.. passa con disarmante facilità dalla chitarra al mixer, dal Moog alla tastiera, dagli amplificatori vintage al computer.. suona, registra, missa, edita, arrangia, masterizza, fa presa diretta per il cinema, talent scouting, produce gruppi esordienti… La sua casa – che di tanto in tanto ho l’occasione fortunata di frequentare – è una bazar multiforme di strumenti musicali di tutte le epoche, e di tutti i tipi. Tra lui e il fratello Marco, abile chitarrista e bassista già membro dei Gardenya e Paipers, viene fuori una vera e propria Task Force del suono, in costante movimento ed evoluzione. E inoltre Antonio – per generosità d’indole – (e qui dovete permettermi un ringraziamento personale) non manca mai di ri-fornirmi con una profusione di ‘ossi’, come dice lui, ossia dritte, trucchi, preziosi segreti sul mondo dell’audio e del recording che lui incessantemente esplora, sperimenta, metabolizza …A lui devo anche tra l’altro l’incontro musicale con un’altra eccellenza dell’audio della nostra terra.. VDL, di cui parlo nell’articolo “Quando il suono diventa arte”
Entrambi questi signori sono parecchio conosciuti ed apprezzati nell’ambiente di lavoro che si sono scelti, e hanno saputo farsi strada con il talento e la passione, uniti ad una generosa dose d’esperienza e di umiltà. Naturalmente questa combinazione riesce a dare ottimi frutti, ed infatti il loro carnet di appuntamenti e impegni è oltremodo fitto..
Ritengo inoltre opportuno specificare che – a mio avviso – la dote che ha permesso loro di diventare quello che sono e che li rende così particolari, e ricercati, è in larga misura l’eclettismo: infatti entrambi manifestano la capacità di vertere, e declinare, anzi – visto il caso- è proprio giusto dire ‘accordare’.. il proprio talento in tanti modi, e forme differenti, di essere sempre pronti a mutare approccio ed a implementare conoscenze ed esperienze in forme inedite e funzionali… cosa che, non ci stancheremo mai di ribadirlo, rappresenta l’asso nella manica.. la vera e propria arma segreta che custodiamo come tacita ma inarrestabile energia nelle nostre latitudini… inoltre – dote anch’essa essenziale e appannaggio di complesse alchimie personali – sanno coniugare in modo mirabile tecnica ed arte: essendo musicisti, riescono a plasmare il suono in maniera tale che non risulti solo ‘pulito’, equilibrato ed intellegibile, ma anche caldo, denso, articolato ed emozionante, e non “asetticamente perfetto ma poco comunicativo”; compito (che sembra facile in teoria, mentre in pratica è, come accade spesso, tutt’altra cosa …) in cui i due n/M-ostri eccellono, anzi, si può dire senza timore di essere smentiti che si fanno … sentire ….Antonio ed Hugo sono in tal senso, almeno per me, veri alchimisti della forma d’onda, giocolieri della frequenza e scultori della stereofonia…
Insomma, non c’è che dire. È proprio il caso di prestare ‘orecchio’ a queste orecchie di Puglia… E pensare tanta parte del suono e della musica che ascoltiamo ed amiamo in tutta Italia, e che conta innumerevoli proseliti all’estero, passa attraverso le fini ‘appendici auricolari’ di questi individui paradossalmente silenziosi, visto che affidano al suono – che sanno manipolare con raffinata esperienza – il compito di emozionare ed incantare, sorridendo sotto i baffi – spesso al di là delle luci rutilanti della ribalta – e compiacendosi dell’effetto che la loro opera sa sapientemente produrre. Un applauso se lo meritano senz’altro anche loro, che sono artisti insieme ad altri artisti…
L’Audio Filo …(Tony Capurso)