(Guest post di Silvia Bussolaro)
Io su 1992 – la serie non ci avrei scommesso un soldo di cioccolato. La frase choc “da un’idea di Stefano Accorsi” dapprima mi ha inorridito, successivamente mi ha scatenato risate compulsive. Che poi, mi fa ridere anche adesso, dopo aver concluso la serie, poiché la suddetta è diventata un tormentone ossessivo pari al “du gust is megl che uan”.
Tuttavia ci tengo a dire, senza dilungarmi troppo, che 1992 – la serie mi è piaciuta parecchio, frantumando i miei pregiudizi dal primo episodio e, soprattutto, mi ha permesso di conoscere la Miriam Leone attrice. Ed è proprio di lei che sento l’esigenza di parlare a voi tutti. La rete non è stata particolarmente educata nei suoi confronti, confondendola col suo personaggio (Veronica Castello), ovvero un mignottone da competizione, capace solo di fare faccette, spogliarsi e scopare duro, pur di raggiungere le alte vette della TV e del cinema. Ora, Veronica Castello è esattamente questo, ma anche altro. È una donna fragile, insicura, vulnerabile.
I suoi obiettivi non sono migliori di quelli di Leonardo Notte (Stefano Accorsi che, per la cronaca, pure lui si spoglia, mostra le chiappette d’oro e tromba come se non ci fosse un tomorrow), con l’unica differenza che Veronica vive (male) il costante raffronto con la sorella Giulia (Elena Radonicich).
Meno attraente, ma indubbiamente dotata di forte autostima, che le permette di essere una giornalista entusiasta. Veronica è pessima, compie scelte sbagliate in continuazione, ma non sono mai riuscita a disprezzarla. E questo grazie alle sfumature caratteriali del personaggio, probabilmente quello scritto meglio insieme a Pietro Bosco (Guido Caprino). Miriam Leone interpreta Veronica con una fermezza recitativa incredibile, roba da far scappare a casa a nascondersi un sacco di attricissime, convinte di essere tutte eredi della Magnani (non faccio nomi, ché sarebbe un elenco tedioso).
In molti purtroppo hanno espresso, in quel putridume di libertà di parola che è il web, il lungimirante pensiero che Miriam recitasse un ruolo facile per lei, quello di una showgirl che va a letto con tutti. Leggermente offensivo, non trovate? Si sono sprecate battute e volgarità perfino sulla sua pagina fan di Facebook, chiaramente otturata da maniaci simili all’invadente vicino di casa di Jill in Hardware.
D’altronde, Miriam è oggettivamente bellissima, anche se qualche umano ha sentito la necessità di sottolineare che le sue sopracciglia siano troppo folte, e che la rendono un po’ meno di bellissima. Capite che poi uno si demoralizza e sente solo l’impellente desiderio di dare a tutti dei coglioni. Le sopracciglia folte o meno folte di Miriam non hanno alcun valore rispetto alle sue virtù, perché Miriam è uno splendore visivo scaturito principalmente dalle sue capacità. Io credo che la ragazzina che vinse Miss Italia nel 2008 (peraltro una degna vincitrice, evento incredibile, per quanto mi riguarda) si sia rivelata un’elegante e composta conduttrice Rai, sorridente e sveglia come di certo io non saprei mai essere (ma ci pensate che due palle presentare Uno Mattina?).
Ogni tanto mi capitava di vedere qualche stralcio del programma, mentre tentavo di risorgere dall’oltretomba tracannando caffellatte, e pensavo che Miriam rappresentasse un’epoca ormai tramontata: quella delle belle donne, eleganti e sofisticate, ma al contempo comunicative e spontanee. Ero rimasta lì, a quella Miriam.
Con 1992 ho visto la stessa Miriam, con il gravoso compito di dare vita a un ruolo complicato e spesso sgradevole. Coraggiosa, la Leone. Che si sbrana tutti, pusillanimi che la giudicate come una gnocca troietta. Gli attori non sono responsabili dei loro personaggi, non vi ha insegnato nulla il povero Dawson? Francamente non so nulla della vita privata di Miriam, Wikipedia mi informa che sia fidanzata con Boosta, il tastierista dei Subsonica. Men che meno sono a conoscenza delle sue abitudini sessuali. E non intendo nemmeno saperle mai. Quindi, ironizzare sul fatto che interpretare Veronica sia stata una passeggiata, non vi sembra un pensiero da coglioni? Forse esagero. Diciamo da coglioncelli, dai. Anche perché, diciamolo proprio fuori dai denti: se anche fosse, ma chi se ne frega?
Mi sovviene Courtney Love quando recitò in Larry Flynt, il film di Miloš Forman nel 1996. Interpretava una spogliarellista eroinomane, Althea, piuttosto allegra a letto, che avrebbe poi sposato Larry. Un ruolo su misura per lei, visto che di passatempi tossici e acrobazie sessuali ne sapeva a pacchi. Solo che, invece di sbeffeggiarla in quanto troia drogata, ebbe una nomination al Golden Globe. Ebbene, noi altri di Miriam Leone non sappiamo un cazzo, eppure in tanti (troppi) sono scesi sgradevolmente nei bassifondi della mediocrità e della più becera ignoranza, scioccati dal troppo sesso. Probabilmente sono gli stessi che sfottono i capelli della Cristoforetti, tanto per fare un esempio.
Non sottovalutate cotanto qualunquismo dilagante, perché come diceva Georges Simenon: “Non esistono cretini innocui”.
Figuratevi i coglioni.
– – –
Le altre ospiti di Plutonia