Grazie ai nuovi prototipi di pentole senza coperchi che hanno subissato le televendite di Giorgio Mastrota su Mediaset ora il re degli inferi vanta un patrimonio infinito e ricchezze capaci di far impallidire un senegalese abbronzato, ricchezze tali da potersi permettere un personal stylist per la sua giovane consorte.
Tendente al sartoriale, al taglio sghembo, all'asimmetria, la collezione ha un cuore di gramaglie morbide contrastate con elementi decisamente più strong... un cuore animale ancora palpitante fatto di tinte sanguigne e piume di gallo, top di corde di pelle intrecciata, bracciali di anelli di ferro e pelle, guanti a mezzo braccio passepartout e pellicce tagliate a guisa di accappatoio, comode e affatto impegnative.
Delizioso il caban che diventa cappa, i pantaloni a vita alta stretti da cinturino/laccio a doppio giro appena sotto il seno.
Il resto della collezione si perde in un uso della pelle smodato, scontanto nell'abbinamento con le piume di gallo e nella supremazia del rosso vischioso e acceso che conferisce alla collezione un'aggressività cheap, squilibrata, che poco si confà con il marchio.
Sicuramente un passo indietro rispetto alle collezione passate, simile ad un improbabile duetto Mina-Leone di Lernia: un 6 e mezzo.