Blu: intenso, profondo e lucente, vellutato, satinato e trasparente. Una pozza di mare blu inchiostro rischiarata da una luce sorprendentemente lunare si regala allo sguardo come un orizzonte imbronciato per una tarda e malinconica primavera. Questo è quello che va sotto il nome di Couture, un sogno a cui viene dato un corpo. L'alta moda si destruttura in un alfabeto basilare fatto di minuscoli dettagli manuali su proporzioni rilassate: disegni indelebili di micro perline di jais colorate, risalenti all'800, ritrovate in un laboratorio di Lesage (ricamatore eccelso e incomparabile da secoli) trovano una dolcissima fine, dopo aver attraversato due secoli, su un capo di perla.
Ieratica, sembra raccogliere l'eredità simbolista di Gustave Moreau nelle pieghe dei capi, nelle cappe sciallate, trapezioidali, che fruscianti circoscrivono il proprio perimetro a terra.
Da gotica, dopo un'infusione nei toni del black, si apre ad una primavera ammantata, un mutismo floreale acquerellato, decorato, che sa di antiche carte da parati, di quelle che per centinaia di anni hanno raccolto i riverberi dell'argenteria dei palazzi, le voci dei dotti, le influenze di delicate cineserie ottocentesche, i chiacchericci attorno a sete e stoffe pregiate di commercianti viaggiatori che spalancano le porte del mondo sconosciuto alle ricche signore nell'ora del té. Un tuxedo trasformato in una cappa lunga fino ai piedi di cashmere double con revers sciallati di mikado ricorda un enorme anfora, di quelle che il prezioso artigianato cinese regala ai ricchissimi collezionisti, e ancora abiti di pizzo con incrostazioni di organza stampata, cappe corte di cashmere double doppiate, abiti di crêpe plissé, di broccato con disegni di cardi e pantaloni a due strati di crêpe e di chiffon. Nero, blu, nude, verde, giallo ocra e paglierino, colorano un alfabeto potente come una formula magica. Mai Valentino era stato così meravigliosamente Valentino. Da standing ovation.