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Le parole hanno un senso?

Creato il 21 giugno 2013 da Speradisole

Se le parole significano qualcosa, non capisco perché in politica, adesso, si debbano usare parole che richiamano stragi, eserciti, guerre e disastri naturali.

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Abbiamo lo TSUNAMI di grillo, che per fortuna si sta sgonfiando lasciando comunque delle ferite non indifferenti, tra cui l’umiliazione di alcuni iscritti eletti deputati e senatori, pubblicamente sanzionati ed espulsi come reietti alla società grillina. Insopportabile sistema. Sentire una persona che invita la colpevole Gambaro a chiedere pubblicamente “perdono” a grillo, è patetico e sconvolgente. Perdono, sì, perdono, come se grillo fosse la divinità che deve “perdonare” il peccato e il peccatore. Una roba che rasenta il feticismo e il culto della personalità. Invece di infondere novità, allegria, senso di leggerezza, questo modo di fare politica mette tanta tristezza ed inquietudine.

Abbiamo l’ESERCITO di Silvio, denominato anche VALANGA azzurra. Come la valanga crea distruzione, rovina del terreno e

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richiede lavori intensi per ripristinare le ferite inflitte alla natura. Come una valanga. Chiamarla poi “azzurra”, è un’ulteriore offesa a tutti gli italiani.  Questi qua, si impossessano, senza pudore, di parole e di colori che sono di tutti gli italiani. Prima ci hanno rubato la possibilità di gridare la nostra gioia ed incitare i nostri sportivi quando si cimentano con squadre straniere, inoltre,  il colore “azzurro” è il colore della nazionale e non è un possesso di un partito. La smettano anche i giornalisti con questa solfa sportiva. Ma per fortuna è una valanghina, fa un po’ di rumore, ma non scava tanto in profondità. Meglio così. Infine, la parola esercito, in politica, richiama guerra, arroganza, armi, forza bruta, inquadramento disciplinare, comandanti spietati, morte, morte di innocenti, morte della giustizia e morte della società.

Ciò che accomuna i due DISASTRI politici, è l’esagerazione delle cose, l’interesse personale, e l’incitamento a squadrismi per difendere ora l’uno ora l’altro DIO politico che vuole imporsi su tutti noi.


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