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Le parole rimesse

Da Seavessi
Seavessi ama moltissimo un libro di Irving, che si intitola Hotel New Hampshire. Se non l'avete letto leggevatelo perché E' il tipo di libro che cambia la vita, e gli occhi.
In questo libro c'è un personaggio, si chiama Lilly, che ora morire se trovo il libro per mettere la citazione corretta, ma in sostanza è affascinata dal finale di Grandi Speranze, e dice una cosa tipo che se non sei in grado di scrivere una cosa così bella allora non dovresti scrivere proprio.
Questo è un po' il nodo (o la scusa) del non scrivere di Seavessi, che ogni tanto scrive dieci righe, pensa a qualcuno dei suoi autori amati, fa BLEURGH e cancella.
Così oggi il post non è mio (e sì, sto saltellando dalla prima persona alla terza, dopo 30 gocce di oki cara grazia che non saltello in mezzo alla neve con le pinne cantando in tutti il luoghi in tutti i laghi), o meglio è talmente bello che vorrei, vorrei tanto che fosse mio e ho chiesto a Francesca che l'ha scritto di poterlo pubblicare nel blog. 
Perchè come diceva quello là la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve, e per estensione credo che un post possa essere sia di chi lo scrive sia di chi vorrebbe averlo scritto.
'Si ha difficoltà a trovare le parole adatte per descrivere lo sconforto che nasce dagli eventi quotidiani e che riguardano la nostra società. E' talmente forte il senso di inquietudine che si prova che le parole convenzionali che si vorrebbe usare sembrano svuotate di significato. Scontate perchè troppo "quotidiane". Non fanno più scalpore. Mi viene allora viene da fare il pensiero inverso: cerco di evocare le parole positive che mi sembrano defunte. Parole che ci sono rimaste sullo stomaco, perchè sembrano aver perso di significato. Sono diventate fibrose, senza linfa vitale. Recuperiamole, in un atto liberatorio. "Rimettiamo" le parole positive, anche se ci sembrano banali. Perchè è questo il processo perverso che si è creato: siamo talmente abituati alla negatività che le parole positive ci sembrano ormai senza senso, senza valore, defunte. La mia parola "rimessa" è UGUAGLIANZA. Siamo uguali, uguali nei diritti, pur nelle più profonde differenze personali, culturali, sessuali, ideologiche. Ma ancora oggi per molti uomini questa parola è senza significato.

Qual è la vostra parola “rimessa”?'Io ci ho pensato parecchio, prima di capire qual'era la MIA risposta, e mi sono venute in mente molte parole. Ma quella che preferisco è CURA.
fare le cose con cura, prendersi cura di, avere cura, sarà mia cura (mi prenderò la responsabilità di).



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