Maria José di Savoia
La Grande Storia , ottima televisione, ci ha ricordato quanto i nostri vecchi sapevano bene, ossia che i fascisti erano un branco di ladri.
E che Maria Josè, moglie del principe ereditario, cercò di sedurre il Duze ( alla romagnola…).
Sgomento, disperazione e disappunto: il trapano di Predappio nell’occasione si inceppò! Tutti conosciamo la pietosa leggenda, inventata da storici di corte, del presunto antifascismo di casa Savoia.
Che sia nato dal disappunto della bella belga, “cileccata” dal Duze?
Maria Josè: un antifascismo della minkia, appunto……
La leggenda di Maria Josè antifascista ebbe qualche audience nel dopoguerra , soprattutto perché in Guerra Fredda era necessario sputtanare la vera Resistenza. Un altro presunto romanzetto “ rosa” era di fabbricazione locale: secondo il gossip localista valdotain, ci sarebbe stato del tenero tra Albert Deffeyes e M. Josè, da lui accompagnata nelle sue passeggiate alpine in Vda.
Per la proprietà transitiva, chi passeggiava con la principessa, antifascista immaginaria, divenne dunque anch’egli antifascista.
La Storia secondo Alfonso Signorini.
L’importante era dimenticare ed occultare gli antifascisti valdostani veri.
Così, con la addomesticata storiografia Nicco-dolchiana , la Sinistra valdostana ha celebrato come protagonista dell’antifascimo chi passeggiava, dimenticando invece chi è andato a combattere in Spagna, e chi ci è morto.
Controprova: è solo grazie a Giampaolo Giordana, storico e ricercatore torinese, che nel 2011 appare “Voluntarios de Libertad”, biografia degli antifascisti valdostani nelle guerra civile di Spagna.
Mica tanto ritardo: solo 70 anni.
Grrr……