E' di ieri la notizia che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il prelievo sulle pensioni eccedenti il 90.000 euro annui. Inutile dire che in rete si è sollevato il solito vespaio di "indignazione" nei confronti della sentenza. Io non tirerei nemmeno più in ballo le vespe, perché se di animali si tratta qui è il caso di parlare di gregge.
Per quanto la sentenza della Consulta possa essere indigesta, forse il
giudizio andrebbe affinato e riconoscere che la Corte Costituzionale solleva e doveva sollevare un’istanza di
uguaglianza (art. 3 della Costituzione), nel senso che il prelievo fiscale se indirizzato
esclusivamente alle (disgustose) pensioni d’oro configura comunque una
discriminazione rispetto a tutte le altre forme di reddito.
Già a ottobre scorso la Consulta aveva dichiarato incostituzionali i tagli ai dirigenti pubblici per gli stessi identici motivi. Non è una questione di intoccabilità delle pensioni o degli stipendi dei dirigenti, come qualche giornalaio
si ostina a scrivere, è una questione di universalità di imposizione (art. 3), oltre che di progressività (art. 53).
La prima cosa che mi
viene da pensare, oggi come in precedenza, è che le leggi sono scritte
da capre che pensano come capre e scrivono come capre, è
ovvio che poi i giudici della Consulta devono bocciarle quelle leggi. A tradurre le motivazioni della
Consulta, ed è la seconda volta, stanno dicendo che questo prelievo deve essere rivolto
a tutte le categorie di reddito oppure non può passare! Come lo
devono dire? In cirillico, in cinese, in aramaico? In quale lingua lo devono dire? Con la lingua dei segni? Devono fare un fumetto?
Ora, si può dare fiato a tutto lo sdegno che si vuole ma ho l'impressione che questo sdegno nei confronti dei giudici costituzionali sia l'obiettivo di chi ha scritto e/o firmato le due leggi e sono soggetti di due diversi governi. Chi ha scritto quelle leggi sapeva (o doveva sapere) benissimo che sarebbero state bocciate perché in entrambi i casi non si rivolgevano a tutte le forme di reddito. E non si tirino in ballo argomenti inneggianti alla solidarietà e tanto meno alla giustizia perché chi ha scritto quelle leggi si è guardato benissimo dal proporre leggi che intervenissero a monte di una situazione inaccettabile, ovvero l'originarsi delle enormi disparità riguardo pensioni e stipendi. Se ne sono guardati bene perché in questa maniera avrebbero pagato pegno davanti al proprio elettorato, invece in questa maniera hanno "accontentato" quanti legittimamente chiedevano che fossero i più ricchi a pagare, tanto poi la colpa sarebbe ricaduta sui giudici che avrebbero sicuramente bocciato queste leggi. Ed è quello che è accaduto ieri.
Adesso quello che ha scritto/firmato la prima legge se ne va in giro a dare lezioni di politica e di economia e quelli che hanno scritto/firmato la seconda legge sono perplessi! Signori, potete essere perplessi quanto vi pare ma non basta chiamare "contributo di solidarietà" un prelievo fiscale per passare l'esame dei principi costituzionali. Io posso apprezzare il concetto di solidarietà ma per essere legge non basta che sia apprezzabile eticamente, deve essere anche ineccepibile dal punto di vista del diritto.
Non c'è niente da fare, questa Costituzione proprio non entra in testa. Sarà per questo che tutti la vogliono cambiare?