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Le persone dovrebbero essere case

Da Carusopascoski

Ciao, carusopascoski era in vacanza, che non si era notato? Fatta eccezione per gli annunci di letture pubblicati questo blog è fermo da luglio ed è ora di ripartire. Lo faccio così, con una poesia tratta da una raccolta ancora inedita di cui dispongo di almeno 10 titoli provvisori che non sto ad anticiparvi, ma che spero di completare entro l’anno e sennò pazienza. Ho scritto questa poesia il 31 luglio scorso, quando come ogni anno e come altri tra voi ho dovuto chiudere dietro di me la casa dove i miei genitori passano le vacanze. Mentre controllavo che ogni oggetto ordinario fosse al suo stra-ordinario posto mi è venuto in mente Willy, si, Willy il principe di Bel Air. Un telefilm comico che finisce a sorpresa nella malinconia: Willy, dopo aver cazzeggiato per anni a casa degli zii, deve prendere la sua strada dopo che questi hanno fatto le valige per andare a vivere altrove. E così Willy, nell’ultima scena dell’ultima puntata di un telefilm sempre e solo spassoso, scopre cos’è la perdita e lo smarrimento che ne consegue. In altre parole, la nostalgia anticipatoria di un tempo che non abbiamo ancora completamente lasciato. Ecco cosa prova a raccontare questa poesia, invero cronaca in versi di un bieco trasloco.

PS: cito nel testo un poeta. La sua identità risponde a una statunitense pubblicata (tradotta) nella medesima collana del mio “Ho parlato alle parole” per Oèdipus Edizioni, Taije Silverman, che ha scritto un libro d’esordio di una intensità colossale, da cui è tratta la mia citazione finale.

Le persone dovrebbero essere case


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