Le Pettole pugliesi possono essere rustiche o dolci, semplici o ripiene, e spesso vengono usate in sostituzione del pane.

Da Marisa

Le pettole (pettele a Foggia, scorpelle a San Severo, pettuli nel Brindisino pèttele nel Tarantino, pittule nel Leccese, pettule nel Potentino) sono pallottole di pasta lievitata molto morbida fritte nell'olio bollente, tipiche delle regioni Puglia e Basilicata.
Nell'area di Taranto (in cui la tradizione della pettola è ancora molto sentita) si preparano nel giorno in cui si festeggia Santa Cecilia, il 22 novembre, e a seguire durante le festività natalizie. A Brindisi, tradizione vuole che le pettole vengano preparate il 7 dicembre, ovvero il giorno della vigilia dell'Immacolata Concezione, per poi essere riproposte nel periodo natalizio. In molte altre località, la data di inizio della preparazione delle pettole è invece la festa dell'Immacolata Concezione, l'8 dicembre, infatti nel Salento tarantino e precisamente a Lizzano, c'è un proverbio che dice:

Ti la Mmaculata la prima ffrizzulata, ti la Cannilora l'ultima frizzola, cioè: Nel giorno dell'Immacolata, la prima preparazione di pettole, nel giorno della Candelora, l'ultima. Fa eccezione la zona leccese del Salento, nella quale la prima frittura avviene l`11 Novembre, giorno in cui si celebrano San Martino e, secondo la tradizione, la fine del periodo di fermentazione del mosto che coincide quindi con l`arrivo sulle mense del vino nuovo o `novello`.

E` costume ancora molto praticato tra i leccesi, per l`occasione, festeggiare Santu Martinu ritrovandosi tra amici e parenti, preferibilmente nelle tipiche abitazioni di campagna normalmente preposte alla villeggiatura estiva. L`usanza locale prevede il consumo, oltre che delle gia` menzionate pettole (pittule in leccese) e del vino novello, anche di carni arrostite alla brace, particolarmente di cavallo e di maiale. In alcuni comuni del sud-est barese, come Rutigliano è consuetudine prepararle il giorno di Santa Caterina, il 23 novembre. Si usa ancora prepararle recitando preghiere. Questo piatto è noto a Gallipoli a partire dal 15 ottobre giorno in cui si festeggia Teresa D'Avila che introduce nella stessa città il periodo natalizio.
Possono essere rustiche o dolci, semplici o ripiene, e spesso vengono usate in sostituzione del pane, oppure come antipasto. In tutte le varianti, si realizzano utilizzando farina, patata, lievito di birra, acqua e sale, ma ne esiste anche una versione più semplice che non prevede l'utilizzo della patata e comunque la pasta deve risultare piuttosto fluida per poterla versare nell'olio senza fare un panetto solido destinato ad inzupparsi di olio. La forma può essere quella della "pallottola" oppure di una ciambella, come è tradizione a Ferrandina, Bernalda, Salandra e Pomarico (MT).
La ricetta tipica usata a Taranto è quella che le vede cosparse di zucchero, ma anche di sale. In altre zone della Regione è possibile degustarle ricoperte di vincotto o vincotto di fichi o miele, ma volendo si possono riempire con piccoli pezzi di baccalà lessato o di alice salata, oppure con un broccoletto di cavolo cotto a metà.

  • Ingredienti
1 kg di farina
400 g di patate lesse
1 lievito di birra
sale
zucchero semolato
Preparazione: 
  • Si versa la farina in una ciotola molto capiente, e si unisce la patata precedentemante lessata, sbucciata e passata, un pizzico di sale marino fino e il lievito di birra sciolto in un bicchiere di acqua tiepida.
  • Si impasta il tutto aggiungendo poco per volta l'acqua necessaria ad ottenere una pastella molto morbida. 
  • Si lascia quindi lievitare la pasta per un'ora ponendo la ciotola in un luogo caldo e non ventilato. 
  • Successivamente si riscalda l'olio che servirà per friggere le pettole. 
  • Con l'aiuto di un cucchiaio, si prende una manciata di pasta dalla ciotola formando una pallottola, e la si getta nell'olio ben caldo: le Pettole si dovranno gonfiare immediatamente e dovranno friggere per pochi secondi, giusto il tempo di dorarsi, girandole sia da un lato che dall'altro.
  • Si lasciano quindi asciugare su carta assorbente prima di servirle ancora molto calde e di intingerle nello zucchero semolato.

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