Nella puntata precedente, il magistrato Otello Lupacchini, per Notte Criminale,semplificava la giustizia affrontando i temi della prevenzione e della repressione dei crimini. Di seguito la seconda puntata…
Partiamo dallo sbilanciamento tra le situazioni:se l’attività di polizia giudiziaria prende il sopravvento rispetto all’attività di prevenzione (per cui non è più possibile esercitare attività di prevenzione come avveniva quando era vigente il codice “Rocco” all’interno del processo, il quale assurgeva a vero e proprio momento di controllo sociale), ma questa deve essere dislocata in un momento diverso, non potendo più il processo assolvere a questa funzione, è evidente che l’aumentare delle garanzie processuali dell’indagato e dell’imputato comporti un abbassamento del livello di prevenzione laddove questo non venga autonomamente disciplinato.
Le vicende e le vicissitudini dei servizi di sicurezza che svolgono un’attività di prevenzione, in qualche misura, da una parte, almeno laddove raccolgono elementi che possono essere utilizzati per lo sviluppo di una politica di sicurezza e dall’altra dimostrano come in effetti il problema non sia meramente teorico ma, diventi anche un problema di ordine pratico.
Problema di ordine pratico (ed eccoci al profilo dell’inquinamento), che viene ad assumere tutto il suo peso e viene in piena evidenza laddove si consideri l’incidenza che ha nella nostra vita sociale il momento della pubblicità rispetto a determinate attività.
E’ stato considerato un momento di progresso, di interesse sempre maggiore dell’opinione pubblica (o quanto meno degli organi di informazione dai giornali alla televisione soprattutto, ma anche al cinematografo ed una certa letteratura gialla) per le vicende criminali.In questo momento viene esaltata (viene chiamato il circo mediatico) la figura dell’investigante sia esso l’organo di polizia o l’organo giudiziario che dirige l’attività della polizia giudiziaria.
Mentre, ben poco spazio resta a quella che è l’attività di prevenzione svolta dal medesimo organo di talché, per un certo narcisismo di taluni operatori, potrebbe anche determinarsi una sorta di distorsione dei rapporti della polizia di prevenzione e polizia giudiziaria a tutto vantaggio della seconda tale da far si che poco peso e poca importanza venga data alla polizia di prevenzione stessa in quanto un’accorta attività preventiva non farà mai, o per lo meno ridurrà moltissimo, il rischio della commissione dei reati.
Ma considerato che il reato, una volta commesso, innesca questo meccanismo di circuitazione e quindi di sovraesposizione mediatica dell’investigante, se colui che svolge l’attività di prevenzione e colui che svolge l’attività di prevenzione sono entrambi parte del medesimo organo (visto che la prevenzione non dà un eccessivo ritorno sotto il profilo narcisistico del comportamento e dell’esposizione mediatica), si potrebbe sottovalutare l’importanza del momento preventivo e quindi questo, avrebbe come effetto, di fatto, l’aumento dei reati, in quanto la commissione del reato innesca il meccanismo di gratificazione rappresentato dalla esposizione mediatica dell’investigatore.
QUI la prima parte