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Le piume della regina: incontro con Eve La Plume

Da Burlesqueitalia

Ph. Libero Api

Le luci si spengono. L’occhio di bue illumina l’incarnato diafano della ballerina vestita di fiori. Una breve carica al carillon al centro del palcoscenico ed ecco la ballerina volteggiare sulle punte in un’elegante danza che scopre lentamente la pelle baciata dalla luna. Ora la ballerina, coperta di piume e pietre preziose, saluta il pubblico scandendo le ore da un delizioso orologio a cucù. Il tempo di innamorarsi di questo meraviglioso uccello esotico ed ecco che compare dalle quinte una sofisticata Marie Antoinette che getta sarcasticamente croissants al popolo avvolta in trine, merletti, pizzi e ricami pregiati.

Questa è Eve La Plume


Pallore lunare, capelli rubini, occhi azzurri e labbra da sfiorare appena. Talvolta scesa da un manifesto pubblicitario di Toulouse-Lautrec affisso nei rioni di Parigi, talvolta impressa in un quadro di Degas, Eve La Plume riporta alle nostre menti il fasto e la dissolutezza dell’epoca vittoriana, le avventure e i successi di un’eroina di fine Ottocento. Circondata dalle ricche  scenografie di un palazzo padronale o sotto la luce di un lampione nei bassifondi parigini, come una spostata  cortigiana d’antan. Eve La Plume è di fatto l’incontrastata Regina italiana del Burlesque. La sua arte di seduzione percorre gli ultimi decenni del XIX secolo e brilla fino all’Art Nouveau, i suoi gesti non ricalcano le pose da pin up. Lo show Burlesque di Eve celebra i primi passi dell’erotismo sofisticato, sussurrato. Eve La Plume sembra uscire da un feuilleton di Carolina Invernizio, sembra scorrere nelle vene di una  protagonista di un romanzo di Francis Scott Fitzgerald più che prestare il suo esile corpo alla matita di Gil Elvgren, il celebre pigmalione delle maggiorate pin up anni ’50.

La incontro così, a metà fra una Giuditta klimtiana intarsiata di porpora e oro e una sensuale figura stilizzata dall’orafo René Lalique. Sigaretta maliziosamente accesa fra le dita laccate di rosso veneziano, sguardo languido ma fermo. La fierezza di una diva senza tempo, sofisticata e mai volgare, aristocratica ma animata da quella vibrante passione che vive in ognuno di noi….

Antesignana del Burlesque in Italia, inizia la sua carriera quando ancora Dita Von Teese era, nel Bel Paese, una perfetta sconosciuta o semplicemente la moglie di Marilyn Manson. Come nascono Eve La Plume e lo spettacolo Burlesque Rouge?
A volte si è travolti dagli eventi a volte dai propri intenti,per me è stato così. Un giorno parlando con un amico che all’epoca si occupava della direzione artistica di un locale milanese,spiegavo come sarebbe stato bello creare uno spettacolo che avesse in se un sottile erotismo ma stemperato dall’ironia. Non conoscevo il burlesque ma avvertivo le potenzialità di uno spettacolo che in seguito avrebbe ritrovato il suo nome. Pochi giorni dopo quella conversazione ero nella programmazione del locale sostenuta da una curiosa incoscienza.

Eve crea personalmente ogni attimo del suo show, dai costumi alle scenografie. Una couturieuse (creatrice di moda, ndr) d’altri tempi. In che modo e in quanto tempo prende vita un tuo atto? Come vengono strutturate le tue scenografie?
Alcuni spettacoli nascono senza indugi, altri rimangono sospesi nell’aria per mesi. A metà strada tra sogno e realtà abitano i personaggi ai quali devo dare vita, con il loro carattere, la loro storia, la loro verità. Solitamente quando il personaggio comincia ad essermi familiare comincio a pensare ai suoi bisogni: devo dare il carillon alla ballerina, l’orologio a cucù, il cliente alla prostituta, il cavallino alla circense…. E’ a questo punto che mi trovo al cospetto di Sauro e Michele i miei scenografi del cuore che raccolgono la nuova sfida con rinnovato entusiasmo.

Eve La Plume entra a far parte del cast di uno dei programmi più seguiti e disscaranti dei palinsesti televisivi, il Chiambretti Night. Come vivi questa esperienza? Cambia il tuo modo di intepretare un personaggio di fronte ad una telecamera rispetto al contatto diretto con un pubblico in platea?
Adoro il Chiambretti Night, è un programma acuto e intelligente, fatto da persone serie e capaci che stimo. Negli studi del Chiambretti Night c’è il pubblico e questo rende di certo l’atmosfera più calorosa,anche se inizialmente non capivo perché il pubblico mi desse le spalle, la scoperta dei monitor è arrivata dopo!

Una carriera fatta di tanti successi conquistati con fatica a dimostrazione di quell’impegno che a lungo termine premia chi ha uno scopo nella vita. Qual è stato il momento più difficile di questo percorso in ascesa?
Il momento più difficile è questo. E’ Il momento in cui il burlesque è rappresentato nel modo più degradato tanto da vedere  gente che storce il naso al solo sentirlo nominare. Mi intristisce vedere tante ragazze che cercano di nobilitare grottesche porcherie mettendosi una piuma in testa o inscenare improbabili orribili performance accompagnate da note swing.

Da spettatore, uno show Burlesque appare quasi sempre perfetto. Da performer, ricordi un incidente di percorso o una défaillance?
Ripenso a tutti gli incidenti: al giorno in cui hanno tolto la corrente e il mio carillon non ha girato e di fronte a me Chiambretti che mi diceva: “continui, abbiamo tanta immaginazione”; o alla sera in cui il dj ha fatto partire un pezzo dance a metà del mio spettacolo; o a quando le luci sono diventate verdi e da principessa mi sono sentita ranocchio… Ma sono gli episodi legati ai miei problemi di orientamento che trovo più divertenti. Rimane un’immagine esilarante quella volta in cui mi sono persa alla fine di uno spettacolo seminuda nel parco di una villa cercando la strada per tornare in camerino, correvo nel buio e mi sentivo davvero irreale!

Quali sono state le figure formative che hanno partecipato alla genesi di Eve La Plume? Chi ammiri tutt’ora?
Ammiro tutte le persone che, della propria unicità hanno fatto il loro punto di forza, tutte le persone che hanno scelto una strada differente anche se ha comportato fatica. Alla voce fuori dal coro dedico i miei applausi.

Burlesque performer si può diventare, ma regine si nasce. Cosa consigli a chi vorrebbe anche solo per un giorno sentirsi libero di provare le emozioni di un erotismo così lontano dai canoni della nostra epoca?
I vitini da vespa delle donne dell’inizio novecento, il fascino degli occhi bistrati anni venti, la schiena lasciata nuda dagli abiti dal taglio in sbieco anni trenta, le morbide acconciature degli anni quaranta o le pose maliziose delle pin up anni cinquanta, ogni decennio conserva in se un fascino e una bellezza immortale. Cercare dentro di sé la donna che visse nella prima metà del secolo scorso è un esperimento interessante anche se per un giorno soltanto.


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