le poesie del mercoledì: Platone

Creato il 13 aprile 2011 da Lafenice

c'era una volta un liceo classico di periferia, abitato da rari esemplari di homo sapiens.
c'era chi si sentiva alternativo portando scarpe di colore diverso o facendo battaglie per legalizzare la pausa sigaretta in giardino. c'era chi poteva citare la divina commedia a memoria e chi, invece, non sapeva nemmeno cosa fosse. c'era chi non aveva ancora scoperto i benefici del miscelare acqua corrente e sapone e mummie ultra centenarie che, quando ti parlavano di D'Annunzio, pensavi lo conoscessero di persona.
e poi c'era lui, il famoso professor M. uomo che incuteva terrore solamente con lo sguardo. era tendenzialmente, cinico e spietato, arrogante e vanitoso, con qualche cenno di maschilismo qua e la.
ma aveva qualcosa che gli altri non avevano: trasmetteva passione per ciò che insegnava. Che fosse filosofia, letteratura, latino o geopolitica, finite quelle ore di lezioni, pensavi a ciò che avevi appena ascoltato come fosse qualcosa di magico e incredibilmente prezioso. dopotutto era conoscenza.
così, un freddo mattino d'inverno, entrò in una piccola e silenziosa classe, si accomodò sulla cattedra, accatastò su di essa una massa informe di libri e carte varie e disse - Bene ragazze, oggi conoscerete Platone.
e le ragazze, a bocca aperta, si lasciarono conquistare dalla magia.
Anticamente, i generi dell'umanità erano tre. C'era il maschio, la femmina ed un ulteriore genere, partecipe di entrambi i suddetti, di cui ora rimane solamente il nome, ma esso, come tale è scomparso.
A quel tempo, infatti, l'androgino era un'unità, e partecipava, per aspetto e per nome, di entrambi, il maschio e la femmina. In più la forma di ogni uomo era tutta quanta arrotondata, con il dorso e i fianchi disposti in cerchio. Ciascuno aveva quattro mani e, sopra un collo tornito circolarmente, due volti, in ogni punto simili. Aveva poi un'unica testa per entrambi i volti, situati l'uno opposto all'altro e quattro orecchi, e due organi genitali, e tutte le altre parti, secondo ciò che si potrebbe raffigurare partendo da queste.
Così, erano terribili per il vigore e la possanza, nutrivano propositi arroganti e tentarono un attacco contro gli dei, tentando di scalare il cielo.
Così Zeus dichiarò: “taglierò ciascuno di loro in due, ed essi da un lato saranno più deboli e dall'altro saranno al tempo stesso più utili a noi, per l'accrescersi del loro numero e cammineranno eretti, su due gambe.”
allora, una volta divisa in due la natura primitiva, ciascuna metà, bramando la metà perduta che era sua la raggiungeva, e avvincendosi con le braccia e intrecciandosi l'una con l'altra, per il desiderio di fondersi assieme, perivano di fame e, anche per il resto, di inazione, perché non volevano fare nulla l'una separata dall'altra. E, ogni qualvolta una metà moriva, mentre l'altra rimaneva in vita, la superstite cercava un'altra metà e si intrecciava con essa, sia che si imbattesse nella metà di una donna, sia che si imbattesse in quella di un uomo. E così perivano.
Ma Zeus, mosso da pietà, spostò sul davanti i loro genitali, che fino a quel momento avevano avuto sul lato esterno, e, mediante questi, stabilì la generazione fra di loro attraverso il maschio e la femmina con lo scopo che, nell'abbraccio, se un uomo si imbatteva in una donna, generassero e si producesse la stirpe e, al tempo stesso, se un maschio si imbatteva in un maschio, sorgesse almeno la sazietà di quella congiunzione.
Da un tempo così remoto, dunque, è connaturato negli uomini l'amore degli uni per gli altri. Esso ricongiunge la natura antica, e si sforza di fare di due, uno e di guarire la natura umana.

buona giornata e buona fortuna a tutti voi!

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