Mi fa sorridere questo pezzo dell’amico Aurelio Mancuso in cui afferma di votare Cuperlo perchè quest’ ultimo è personalmente a favore dei matrimoni egualitari, ma – perché c’è un ma, ovviamente – ha una posizione politica che si “ferma” a quella di un istituto equivalente.
Mi fa sorridere perché alla fine le posizioni di Cuperlo e Renzi sul tema sono assolutamente identiche.
Con una piccola differenza: la posizione di Cuperlo è figlia di un compromesso politico e Cuperlo incarna quel pezzo di dirigenza ex DS che non ha mai tirato la corda con gli ex DC perché l’alleanza politica veniva prima dei diritti e, se me lo consentite, è un metodo che racconta il fallimento della classe dirigente passata, di cui Cuperlo, volente o nolente ha fatto parte. Ribassare continuamente il dibattito su questo come su altri temi ha liquefatto consenso politico e ha creato l’immagine di un PD che non prende mai una decisione per paura. Non bastano le opinioni personali, serve azione politica profonda, formazione, dibattito. Invece per anni questo tema è stato relegato nelle soffitte, tirato fuori solo quando nel resto d’Europa infuriava l’evoluzione e liquidato con documenti lunghi, inutili e incomprensibili, palesemente scritti per stare in equilibrio a spese della comunità LGBT. E questo malgrado 2 segretari su 3 provenissero dagli ex DS.
Quella di Renzi è invece una posizione che manifesta un’evoluzione (tutt’ora in corso) e che assomiglia davvero al percorso che sullo stesso tema ha fatto Obama che, lo ricordiamo, prima del primo mandato si era dichiarato contrario ai matrimoni gay tranne poi diventare il testimone mondiale dell’eguaglianza. Banalmente quella di Renzi è un’opinione personale che però diventa anche pratica politica. Oltrettutto per avere detto di essere favorevole ad un istituto equivalente al matrimonio (e ad aprire il dibattito sul matrimonio, quindi non affermando alcuna prelusione), ma soprattutto per essere favorevole alla stepchildadoption, Renzi in questi giorni è stato attaccato sul suo profilo di FB. Insomma tutto gli conveniva tranne dire come la pensava sul tema, soprattutto se dall’altra parte c’era un Civati molto più chiaro e netto sul tema. Insomma se ragionassimo con i criteri della vecchia politica, Renzi ha fatto una stupidaggine che gli poteva far perdere quel consenso da quella parte che, secondo la vulgata comune, è il suo bacino elettorale. Per fortuna, a quanto pare, non ragiona così e pensa che ciò che è giusto per lui sia anche da trasformare in pratica politica. Poi, ovviamente, lo vedremo alla prova dei fatti. Per ora sappiamo che a Firenze c’è il registro delle unioni civili, che le case popolari sono contendibili anche dalle coppie dello stesso sesso e che a Publiacque danno i congedi matrimoniali anche alle coppie gay. Da un paio di giorni sappiamo anche (voi, io lo so da tempo) che una mamma lesbica lavora nel suo staff.
Ricordiamo a tutti poi, che la stessa evoluzione politica (non personale) “lenta” l’hanno avuta sia Vendola all’indomani dela posizione di Grillo e Civati con il lancio dei referendum a cui ho partecipato personalmente e all’indomani di un’assemblea in cui insieme ad Ivan Scalfarotto proponemmo come ODG la questione matrimonio, questione che non arrivò nemmeno ai voti perché la presidente Bindi non lo consentì, facendo un grave errore politico.
Proprio per questo, se dovessi votare basandomi solo sulla questione diritti LGBT e con la foto scattata oggi dei 3 candidati (immaginandoli cioè immobili), Civati sarebbe la mia prima scelta e Cuperlo l’ultima.
Voterò Renzi perché questo non è il mio unico parametro di riferimento, ma soprattutto sapendo che Renzi può evolvere ancora (e lo farà). Su questo insieme a molti altri continuerò a lavorare e non arretreremo di un millimetro (se no che facciamo politica a fare?) fino a che non ci sarà una benedetta legge che estenda il matrimonio, l’adozione e ciò che serve a fare dei cittadini LGBT dei cittadini uguali davanti alla legge.