Uno dice: gennaio, anno nuovo, tante belle cose, entusiasmo, nuovi progetti, vita nuova e pure strumentazione nuova. Nello specifico, una bella cassa + testata di quelle da urlo. Markbass o parente stretto, se proprio vogliamo allargarci.
Invece no.
Proprio ieri sono arrivate due belle letterine nella cassetta della posta: la prima è della Regione Lombardia: un simpatico avviso per ricordarmi che devo pagare il bollo del catorcio a quattro ruote (per il quale mi sono già presa delle sonore salassate a dicembre).
La seconda letterina arriva dall’ordine dei giornalisti: pare che la temutissima Equitalia mi invierà a brevissimo un «avviso bonario di pagamento» per il bollino* contenuto nella missiva testé citata. Bollino che quest’anno è di uno sgargiante color verde (dopo l’arancio quasi fosforescente dell’anno scorso e i colori sgargianti degli anni precedenti, direi che siamo sulla buona strada per fare concorrenza ad Arlecchino).
Insomma, tra bollo e bollino, direi che non potevo iniziare l’anno in maniera peggiore.
Temo che per qualche mese ancora vedrò solo in sogno la cassa e la testata che sono nella mia personalissima nota della spesa: in questo momento non potrei neanche permettermi un combo da puffo.
Dannazione.
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* per chi non lo sapesse: far parte della corporation degli scribacchini comporta il pagamento annuale di una penalità. Una sciocchezza come 100 euro o giù di lì (che, diciamocelo, di questi tempi non sono mica patatine). In cambio si viene omaggiati di uno sgargiante bollino da applicare sul tesserino, a comporre – anno dopo anno – un simpatico, coloratissimo puzzle. Nei momenti di riflessione, uno può anche fermarsi, fare due conti e verificare che far parte della suddetta corporation ha un prezzo spaventosamente alto. Tanto più spaventoso se si pensa che in Italia la libertà di stampa è un optional.