A Istanbul il peggio sembra passato: la protesta ha perso di intensità, oggi non si segnalano particolari tensioni, il presidio al parco Gezi - a ridosso di piazza Taksim - prosegue in un clima rilassato di festa (tra l'altro, il vice-premier Bülent Arınç si è scusato per il primo intervento della polizia e ha accettato di incontrare i manifestanti).
Vorrei però sottolineare un elemento interessante: nel sud-est a maggioranza curda, solitamente turbolento, le proteste non hanno avuto particolare rilevanza; a Istanbul la partecipazione è stata a titolo individuale e limitata nei numeri, non di massa. Una dichiarazione di ieri del co-leader del Bdp filo-curdo, Selahattin Demirtaş, mi è sembrata a questo proposito illuminante: da una parte, ha fatto presente che quando a essere bersaglio dei gas lacrimogeni - e di cariche molto più pesanti di quelle degli ultimi giorni - erano gli attivisti curdi manifestazioni di solidarietà nei loro confronti nel resto della Turchia non ce ne sono mai state; dall'altra, ha affermato che le richieste di più democrazia, più libertà, più partecipazione nelle scelte debbono trovare posto nella nuova costituzione: confermando pertanto che il processo di pace avviato dal governo - uno dei punti essenziali è il riconoscimento dei diritti delle minoranze in una costituzione civile e pienamente democratica, fondamento di un nuovo "contratto sociale" - non ha subito particolari contraccolpi.
Questa voce è stata pubblicata in politica interna, Turchia. Contrassegna il permalink.