Ho buttato i diari, le carte dei lavori passati, gli ultimi ninnoli. Sono montata su una seggiola per pulire i volumi dell’Università, molti dei quali comprati ormai da quasi dieci anni e non ancora letti. Appartenevano tutti al mio grande programma di vita. Una specie di fame o di paura che in fondo gli esseri umani siano inaccettabili così come sono e che per ciascuno, a maggior ragione per me, ci volesse lungo cammino verso la propria perfezione. non un viaggio di esperienza e consapevolezza, semmai una marcia con una canna di fucile alla schiena. Ma di quello che ho studiato in tante notti, con tanta angoscia, saprei ridire forse poche cose e probabilmente sbagliate. Pazienza. Quel che mi preme adesso è poter stare in silenzio, al cospetto delle foglie che cadono.