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Le pulizie di Pasqua e la lucidatura del rame

Creato il 06 aprile 2015 da Berenice @beneagnese

Un tempo, quando pentole e utensili trovavano posto sull'appendi-rame appoggiato alla parete della cucina, le pulizie di Pasqua prevedevano una volta l'anno la loro solenne lucidatura. In ogni casa esisteva un corredo di oggetti di rame più o meno numeroso: mestoli, imbuti, scaldaletti, 'conche', brocche, caldai e stampi per i dolci passavano di mano in mano da suocera a nuora, da madre a figlia, rappresentando una delle maggiori doti intergenerazionali.

Gli oggetti cuprici, lavorati a mano e martellati, durante l'arco dei dodici mesi tendevano a imbrunire perdendo l'aspetto lucente. Era quindi compito delle donne, a primavera, riportare allo splendore iniziale ogni pezzo conservato, con una prova di pulizia che stabiliva l'abilità complessiva di una massaia. La pulizia del rame era irrinunciabile, propedeutica alla benedizione pasquale dell'abitazione.

Pentole, coperchi e attrezzi vari venivano passati con una pezza e una pasta detergente composta da aceto caldo e sale, grosso o fino, capace di cancellare la patina scura. Dopo aver strofinato energicamente su ogni faccetta, manico o curva, il rame veniva sciacquato sotto l'acqua corrente e poi asciugato al sole riacquistando il lucente colore rossastro. Solo così poteva essere riappeso in bella mostra.

L'operazione arrivava a impegnare anche un'intera giornata e veniva seguita passo passo anche dai bambini, entusiasti di prendere parte al lavoro dei grandi.

Con l'aiuto di Maurizio Brunacci del Cedrav, che ha scattato le foto, sono andata a stanare chi, come Maria, Graziella e Patrizia, in Umbria e in Valnerina, continuano ancora a perpetuare la 'liturgia' antica, curando i pezzi di rame del loro storico e impareggiabile armamentario domestico.


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