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Le quattro e dieci

Creato il 21 ottobre 2013 da Erika Gottardi @ErikaGottardi

Erano due figlie dell’amore. Quello vero che dura pochi istanti di felicità e cene di lacrime e buon vino rosso. Erano Sabrina e Anna, ribelli e mansuete e senza risate grasse, solo sorrisi strappati.

Un giorno scelsero un vestito ampio di pizzo nero e un paio di stivali per lasciare un palazzo di città troppo alto per contenere il loro desiderio di nascondersi da un cielo ladro e impaziente.

Un giorno scelsero un vestito ampio di pizzo nero e un paio di stivali per lasciare un palazzo di città troppo alto per contenere il loro desiderio di nascondersi da un cielo ladro e impaziente.

Un giorno scelsero un vestito ampio di pizzo nero e un paio di stivali per lasciare un palazzo di città troppo alto per contenere il loro desiderio di nascondersi da un cielo ladro e impaziente.

Erano le quattro e dieci del pomeriggio, la piccola stazione di una piccola città non sapeva di avventura, ma solo di ritorno. Nelle valigie solo qualche foulard della mamma, una stecca di sigarette, logora biancheria intima, un ombrello e tante mollette per capelli. Sabrina aveva con sé anche un rossetto rosso oramai consumato da usare solo infilandoci l’indice e passandolo sulle labbra. Quante camicie macchiate distrattamente, quanti sogni davanti allo specchio con quelle labbra consumate, senza tocco.

Nelle valigie solo qualche foulard della mamma, una stecca di sigarette, logora biancheria intima, un ombrello e tante mollette per capelli

Nelle valigie solo qualche foulard della mamma, una stecca di sigarette, logora biancheria intima, un ombrello e tante mollette per capelli

Erano le quattro e dieci del pomeriggio più qualche minuto ed Anna pensava a come dovesse essere fatto un bistrot, se dentro ci si poteva fumare, se nel loro ritorno alla solitudine ce ne sarebbe stato finalmente uno su cui scrivere una canzone con quella chitarra malconcia che avrebbe trovato e comprato in un negozio dalla vetrina dipinta con scritte ondulanti. E intanto Anna sbuffava e intanto la valigia di Sabrina finiva a terra lasciando cadere un vuoto d’asfalto e binari.

E intanto Anna sbuffava e intanto la valigia di Sabrina finiva a terra lasciando cadere un vuoto d'asfalto e binari.

E intanto Anna sbuffava e intanto la valigia di Sabrina finiva a terra lasciando cadere un vuoto d’asfalto e binari.

 Il treno, un treno, quel treno intanto non passava. Guardare a destra o sinistra? Non ha più importanza. Queste due anime tristi guardarono nella stessa direzione, finalmente. La destinazione si vedeva, finalmente. Oltre un sorriso. Su una panchina. Erano due figlie dell’amore. quello vero che dura pochi istanti di felicità e cene di lacrime e buon vino rosso.

Oltre un sorriso. Su una panchina. Erano due figlie dell'amore. quello vero che dura pochi istanti di felicità e cene di lacrime e buon vino rosso.

Oltre un sorriso. Su una panchina. Erano due figlie dell’amore. quello vero che dura pochi istanti di felicità e cene di lacrime e buon vino rosso.

Signore, ci racconti cosa vede ogni giorno, alla stessa ora, sui quei binari … – chiede il capostazione a quel vecchio e alto uomo della panchina.

Signore, ci racconti cosa vede ogni giorno, alla stessa ora, sui quei binari ... - chiede il capostazione a quel vecchio e alto uomo della panchina.

Signore, ci racconti cosa vede ogni giorno, alla stessa ora, sui quei binari … – chiede il capostazione a quel vecchio e alto uomo della panchina.

Una valigia semivuota sbattuta a terra, un rossetto rosso consumato ed unghie dipinte di rosso che sfiorano le corde di una chitarra in un bistrot pieno di fumo.

Erano le quattro e dieci del pomeriggio e lei aveva pizzo nero e gambe nude.

Erano le quattro e dieci più qualche minuto e lei non era più per me, ma per il mondo.

di Annalisa Sofia Parente

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Notizie sull’autrice

io

Annalisa Sofia Parente è una scrittrice, giornalista e blogger. Laureata magistrale in Filologia Moderna con 110 e lode e docente di Lettere Nel 2011 ha pubblicato un canzoniere poetico edito da Melagrana Edizioni dal titolo ‘Rosso come il latte’. Ha conseguito un Master in Fashion Communication cominciando a svolgere l’attività di blogger e fashion reporter negli eventi moda e arte della Capitale, unitamente a parallele collaborazioni per testate on line.

Come scrive l’autrice sul suo BlogSofie’s Mug è un tuffo nella mia Mug, appunto, piena di caffè americano,  punti di vista, sogni e poesia. Spero in essa possiate trovare un sorriso o un sussulto sincronico del cuore.

Mi chiamo Annalisa all’anagrafe, Sofia a Roma, Lisu al Sud. Scrivo di gusto, bevo caffè, fumo spesso e cucino con fantasia. 44 di taglia, 38 di scarpe. Letterata non pentita, sognatrice smarrita.



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