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Le quattro volte di Michelangelo Frammartino

Creato il 05 ottobre 2011 da Martinaframmartino
Le quattro volte di Michelangelo Frammartino

Non sono in molti a saperlo, ma Le quattro volte è stato il film italiano più premiato del 2010. Il suo cammino è cominciato al Festival di Cannes, con il Palm Dog assegnato al cane Vuk come miglior interprete a quattro zampe ed è proseguito subito dopo con un premio, sempre a Cannes, nella Quinzaine des Réalisateurs, la sezione dedicata ai film più "difficili". E poi ci sono stati un Nastro d'Argento e svariati premi in giro per il mondo in località anche molto distanti fra loro come Monaco, Annecy, Reykjavik o Bratlslava, o apprezzamenti di critica arrivati da testate prestigiose come Le Monde o The Times. Il tutto ottenuto solo con la passione, il talento, la volontà e il duro lavoro, senza bisogno di aiutini da parte di nessuno. Perché Michelangelo Frammartino, il regista, è un ragazzo qualunque e proviene da una famiglia qualunque, cosa che so senza alcun dubbio perché è mio cugino.

Con questo non voglio certo attribuirmi meriti che non ho, io con i suoi film non c'entro nulla, e anche se da bambini ci vedevamo abbastanza regolarmente - le nostre madri sono sorelle e sono le uniche della loro famiglia che vivono a Milano, perciò era normale che si frequentassero molto - da grandi ci siamo persi di vista. Da un certo punto di vista potrebbe anche essere un bene, vista l'alta pericolosità del nostro piccolo gruppo. Contando i miei due fratelli e sua sorella siamo in cinque, con una differenza d'età fra il maggiore e il minore inferiore ai cinque anni. Avete idea di cosa si possa riuscire a combinare, soprattutto se l'apparenza è tranquilla? Una volta secondo mia mamma eravamo troppo tranquilli, così è venuta in camera a controllare. Eravamo tutti lì, buoni buoni, in fila uno dietro l'altro con in mano fil di ferro, viti e non so che altro, con lui al primo posto pronto a infilare l'estremità del nostro collegamento artigianale della televisione nella presa della corrente. Ancora qualche istante e ci saremmo fulminati in cinque. Con precedenti così, forse è meglio non stare troppo vicini! Però mi fa molto piacere vedere che sia riuscito a fare ciò che gli piace, e a farlo anche bene.

Prima che vada avanti una nota sul cognome: è mio cugino, come ho detto, perché le nostre mamme sono sorelle, ma abbiamo lo stesso cognome perché a loro volta i nostri papà sono cugini. In paesi piccoli, dove tutti si conoscono, è normale che ci siano parentele di questo tipo.

Le quattro volte è un film difficile, non certo uno di quei film capaci di attirare il grande pubblico e fare record di incassi. In compenso è molto sentito, e se si dà alla storia e alle immagini il tempo di parlare vi si può scoprire dentro una ricchezza incredibile. Una mia collega lo ha definito "poetico, sensibile, delicato e profondo", dalla "fotografia bellissima e con inquadrature che dicono tutto". E anche se lei non è una critica cinematografica, perciò il suo non è certo un parere autorevole, è comunque una grande appassionata, amante di Ermanno Olmi - il quale a sua volta ha apprezzato il film di Michelangelo - e ha ribadito che le "piace come è costruito, come passa da un racconto all'altro" aggiungendo che "c'è l'anima in ogni cosa ripresa". Quanto a Paolo Mereghetti, autore di uno dei più noti dizionari di film, ha scritto che "rimanda ai documentari di Flaherthy e De Seta ma che li trascende in una più ampia e struggente dimensione filosofica [...]. Ricercatissimo nelle immagini e nelle inquadrature [...], complesso pur nella semplicità delle storie raccontate [...], il film supera subito qualsiasi dimensione antropocentrica per lanciare allo spettatore che non si fa spaventare da una storia solo apparentemente ostica un messaggio di libertà e di invenzioni soprattutto cinematografiche. dove immagini suono e montaggio ritrovano la loro forza originale di strumenti per raccontare e interpretare la realtà."

Michelangelo è un architetto mancato, nel senso che aveva iniziato a studiare in previsione di un "lavoro serio", e lungo il cammino ha preso altre direzioni. Dubito però che rimpianga le scelte compiute. Come tutti quelli che non sono figli di papà ha cominciato nel modo più semplice, sperimentando e facendosi aiutare dai parenti. Così, dopo cortometraggi e installazioni - il cortometraggio Io non posso entrare ha anche vinto un premio al festival di Belluria - il protagonista del suo primo lungometraggio, Il dono, è suo nonno Angelo. E Il dono è un film dal budget sorprendentemente basso, girato a Caulonia, il paese natio dei nostri genitori, tanto per esigenze cinematografiche quanto per risparmiare, visto che ha pagato tutto di tasca sua. La donna che cerca di esorcizzare la ragazza è una zia comune, mentre i due bambini che giocano a palla sono i suoi nipoti, figli di una nostra cugina, perciò a me vedere il film, che comunque è piaciuto, fa un effetto un po' strano.

Le quattro volte è un po' più distante, anche se riconosco una parte dei luoghi, la casa del vecchio in particolare, non c'è più - per me - il gioco di chi è chi, che a volte può far distrarre un po' dalla storia. Anche se un personaggio lo conosco, visto che Michelangelo compare in un cameo: è lui la minuscola figura che si arrampica fino in cima all'albero, e poiché erano diversi anni che nessuno ci riusciva ad Alessandria del Carretto lo hanno festeggiato.

Il film è dedicato ad Angelo. Il dono era dedicato a Ilario e Teresa, due zii comuni scomparsi qualche tempo prima, ma per loro si era trattato di malattia. Angelo è Angelo Frammartino, suo cugino, un ragazzo andato come volontario a Gerusalemme per far giocare i bambini. Il suo era un viaggio di pace, ed è finito tragicamente la sera del 10 agosto 2006 quando un fanatico lo ha accoltellato alle spalle mentre passeggiava. Questo è il sito della fondazione nata per ricordarlo: http://www.angeloframmartino.org/

Non era per quest'episodio che ho iniziato a parlare del film, anche se mi sembra giusto non dimenticare Angelo, ma per segnalare che Le quattro volte è finalmente uscito in dvd. Questa la trama:

Un paese calabrese abbarbicato su alte colline da cui si scorge il mare in lontananza, un posto dove il tempo sembra essersi fermato, dove le pietre hanno il potere di cambiare gli eventi e le capre si soffermano a contemplare il cielo. Una visione poetica sui cicli della vita e della natura, sulle tradizioni dimenticate di un luogo senza tempo. Un viaggio in un mondo sconosciuto e magico, alla scoperta del segreto di quattro vite misteriosamente intrecciate l'una nell'altra.

Questo invece è il trailer del film:


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