Sì lo so, una rubrica abbandonata da quattro mesi, mandata allo sbaraglio, lasciata affondare, tradita e depredata, sbranata e violentat.. Ehm.. Vabbè, mi è scappata la cit. a cazzo. E comunque, il web è talmente pieno di roba, opinioni, considerazioni, falsi allarmi, sensazionalismi, che magari a volte uno vuole scrivere, poi inizia la navigazione e pensa: ma che cazzo devo scrivere? Una pisciata di gatto sulla porta, un po’ di varichina e via, passa in un attimo, quasi nessuno ci rifletterà, me per primo.
Giustamente, però, l’eminenza grigia di Frankezze ogni tanto mi minaccia in modo velato: “non scrivi un post da 5 mesi, cazzo!” E io: “In realtà sono quattr…” non riesco a finire la frase che partono bestemmie e poi un disperato “scrivi qualcosa, qualsiasi cosa, ma scrivi” feat. ulteriore bestemmia.
Ok, allora una cosa la scrivo, una posizione che nel Parlamento viene da destra, sebbene non per le stesse ragioni. E poi sappiamo che in Parlamento non si capisce più una cippa: la destra è destra, questo è certo. Ma la sinistra? Ah già, la sinistra è “uscita dal Novecento” perché è ora di essere “progressisti”, dove progresso significa qualsiasi nuova presa di posizione e guai a obiettare. Vecchia talpa comunista, è inutile che continui a scavare!
Non condivido e non capisco l’accorata battaglia della sinistra parlamentare sulle quote rosa nella legge elettorale, e non è un problema di incostituzionalità o meno, per quel che mi interessa.
Influisce il mio istintivo rigetto per le imposizioni, specie se per legge. Ma non riesco proprio a capire l’esigenza di imporre per legge qualcosa che non è ostacolato dalla legge. Una questione culturale, appunto. Mi intristisce la volontà di risolvere un problema culturale attraverso l’uso della forza, come spesso accade. Un processo che sta avvenendo in ogni caso, se questo è il Parlamento con più rappresentaza femminile, se questo è il governo che vede il maggior numero di donne di sempre. E poi è chiaramente un problema interno ai partiti, difatti il sunto è quello di autoimporsi quote.
Ho sentito anche parlare di “democrazia paritaria”; ma il termine democrazia non contiene già tale significato?
In aggiunta, anzi soprattutto, lo percepisco come una mera lotta di accesso al potere per l’uso dello stesso. Che non sarà mai a vantaggio della categoria esclusa dai giochi. Perché, tutti questi maschioni al potere fanno il bene di noi maledetti precari maschi, degli immigrati maschi, di tutti i maschi che non orbitano intorno alle alte sfere del comando?Non mi sembra.
La lotta è ancora di classe, è più che mai di classe, si è sfaccettata la classe, ha più sfumature la classe, ma esiste ancora la classe sfruttata e la classe che sfrutta. Quello che è certo, non è di genere. Non trasformiamola in contrapposizione di genere.
Quello che manca, nei luoghi del potere o vicini al potere, sono le quote rosse.
L'articolo Le quote rosse è ovviamente opera di Frankezze.