Le radici del cielo
di Tullio Avoledo
Multiplayer.it Edizioni
416 pagine, 19 euro
Sinossi
Vent’anni dopo l’olocausto nucleare, Roma è una città desolata fatta solo di rovine dove gli abitanti sembrano non avere più niente di umano. Il Nuovo Vaticano si è insediato nelle gallerie delle antiche catacombe di San Callisto: è una comunità di poche centinaia di persone, governata da un incerto equilibrio di poteri tra quel che resta della Chiesa e la spietata famiglia Mori. Con il Papa probabilmente morto – anche se nessuno può esserne certo -la sede papale è vacante e il destino della stessa Chiesa appeso a un filo.
Padre John Daniels, unico membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, nota un tempo con il nome di Santa Inquisizione, viene convocato dal camerlengo Ferdinando Albani, capo del Nuovo Vaticano e ultimo cardinale della Chiesa.
A Daniels viene chiesto di partire per il Nord, raggiungere l’antica città di Venezia dove sembrerebbe risiedere una comunità guidata dal Patriarca, e riportare l’alto prelato a Roma. In questo modo sarebbe possibile convocare un Concilio ed eleggere finalmente un nuovo Papa.
Nessuno ha mai tentato prima un viaggio così lungo, in un ambiente divenuto ostile: gelido, radioattivo, infestato da creature mortali. Accompagnato nella sua impresa da sette “Guardie Svizzere” capitanate dall’ex legionario Marc Durand, più simile alle Guardie Variaghe degli imperatori bizantini che ai giovani elvetici del Vaticano prima del Giorno del Giudizio, il sacerdote parte alla volta di Venezia, per una missione difficile, costellata di pericoli e di improvvisi colpi di scena.
Commento
Ho parlato spesso, anche recentemente, di Tullio Avoledo. Come vi ho anticipato qualche settimana fa, Le radici del cielo è un excursus molto particolare nella storia artistica di questo autore. In primis perché abbandona la consolidata struttura del thriller fanta-qualcosa, perfetta per lo stile avolediano, per adottare quella del romanzo post-apocalittico. In secondo luogo questo libro s’inserisce nel mondo di 2033, creato con gran successo dallo scrittore russo Dmtry Glukhovsky.
Difficile capire come è nata questa bizzarra collaborazione. Io non lo so e in fondo non m’interessa. Quel che importa è capire se il romanzo funziona e, sì, funziona.
Non conosco il progetto 2033, ma da Le radici del cielo se ne deduce tutto il necessario per godersi il libro come stand alone. In un futuro non troppo remoto (data intuibile dal titolo della saga!) la civiltà umana è stata spazzata via quasi del tutto da una guerra termonucleare. Non si sa chi ha lanciato per primo i missili, né il motivo che ha portato all’insano gesto. Oramai, a voler ben vedere, non importa nemmeno più.
I superstiti vivono come ratti, nascosti nel sottosuolo, lontano dai venti radioattivi che battono implacabilmente un pianeta in larga parte contaminato. Si suppone che esistano molte piccole comunità di sopravvissuti ma, senza mezzi di comunicazione, azzerati dal fall-out atomico, esse sono isolate l’una dall’altra.
La nostra storia parte da Nuovo Vaticano. Al di là del nome pomposo si tratta di una modesta città sotterranea, situata tra le rovine di Roma, in cui il cardinale camerlengo fa di tutto per mantenere il potere tra la sua gente, sempre meno attratta dalla Fede.
Il camerlengo invia il suo uomo migliore, padre Daniels, alla ricerca del Patriarca di Venezia, che potrebbe rappresentare la salvezza per la minuscola comunità cattolica sopravvissuta all’olocausto nucleare. Le radici del cielo è quindi la cronaca dell’incredibile viaggio di padre Daniels e della sua scorta attraverso un’Italia spettrale, martoriata dalle radiazioni, in larga parte deserta ma al contempo popolata da creature mostruose sorte dalle ceneri della guerra.
Tra mostri, mutanti di vario genere, creature simili a zombie e cannibali folli, Avoledo riesce a tracciare, come suo solito, una serie di personaggi mai banali, umanissimi nei loro difetti ancor più che nei loro pregi. Perfino le guardie svizzere, i mercenari vaticani, sono tratteggiate in modo preciso e tridimensionale, e non come mera carne da macello, come succede invece in moltissimi film e libri di questo genere.
Il periplo di padre Daniels, prete dalla Fede più che vacillante, è destinato a concludersi a Venezia, città simbolo del mistero e dell’illusione, anche dopo la guerra nucleare. Un finale a tratti un po’ confuso, ma cupo e molto poetico.
Le radici del cielo si rivela dunque un ottimo libro, chiaro esempio di quanto la narrativa cosiddetta d’intrattenimento sia in grado di coinvolgere autori “alti” come Avoledo senza sacrificarne la creatività, la finezza narrativa e la reputazione.
Consigliatissimo, magari come regalo di Natale.
Filed under: libri, recensioni