Non vi ho fatto attendere ben oltre la settimana promessa per far accrescere la tensione, quanto, semmai, per far decantare i concetti introdotti nei due post precedenti. Perché è da essi che ripartiamo. E in particolare dall'ultimo (se non li avete letti, o non li ricordate bene, vi invito caldamente a leggerli prima di proseguire con questo). Svolgeremo infatti un percorso che inizierà dalla concezione generale e a tutti nota sulla Divina Commedia (quella che sicuramente conoscete dal liceo o dai vostri studi) applicando un ragionamento deduttivo per ribaltare l'idea universale dell'opera madre di Dante Alighieri; e lo faremo quindi partendo dal suo senso generale per raggiungere il particolare. Cioè esattamente al contrario di come, invece, leggiamo la Divina Commedia da sempre: induttivamente. Dal particolare al generale. A Dio.
Poiché proprio questo è stato il cardine del mio ragionamento. Il Dualismo. L'idea millenaria che la realtà sia composta di coppie di opposti che vivono l'uno in relazione all'altro (nascere e morire, angeli e diavoli, inferno e paradiso, luce e ombra, materia e antimateria, il manifesto e il non-manifesto...). Vi basti pensare agli esempi succitati e a come, in campo esoterico e alchemico, essa ricopra una posizione più che importante. E Dante, per ribadire il concetto, era probabilmente connesso a qualche sètta connessa agli insegnamenti templari quali erano i Fedeli d'Amore o, ancor di più, i Rosacroce.
Ma riprendiamo in mano il dualismo nella sua concezione più semplice e cerchiamo di ricordarci come la Divina Commedia sia un'opera composta di tre cantiche composte, ciascuna, di 33 canti, con la sola eccezione dell'Inferno, che conta un canto in più (il primo, l'introduzione all'intera opera).
Sicuramente adesso avrete ricordato questo dettaglio e certamente direte: "Ok. E dove sarebbe la scoperta?".
Un po' di pazienza. Arrivo subito al punto. Ma, prima di procedere, fissatevi bene alla mente l'idea del dualismo e di come, se esiste una cosa, deve allora esistere anche un suo contrario. Qualcosa che, in sostanza, ne ribalti il senso fino al raggiungimento di una verità magari taciuta o volutamente celata.
Ed ecco che allora se è il primo canto dell'Inferno a non dover essere considerato nel conteggio complessivo, è altresì certo che, se vogliamo trovare un senso recondito all'opera madre di Dante Alighieri, dobbiamo presupporre che non sia un suo canto della sua prima cantica a dover essere sottratto alla Divina Commedia, ma uno dell'ultima.... Uno del Paradiso...
Sorpresi? Confusi? Indecisi? Sfiduciati? Riluttanti all'idea? Desiderosi di abbandonare questa lettura...?
Be', se provate qualcosa di simile, allora non vi scostante molto dalla sensazione che mi pervase quando io stesso avanzai la suddetta ipotesi (certamente fuori di testa, lo ammetto). Perché anch'io fui assalito dal dubbio, più che legittimo, che mi rivoltava la mente:"Può davvero essere così semplice? Ed è possibile che nessuno, in quasi sette secoli che si legge la Divina Commedia e che se ne parla in tutto il mondo, con ogni mezzo, se ne sia mai accorto? E cosa ci sarebbe nascosto in quel canto? E in che modo?"...Che ci crediate, o no, tuttavia... così poteva essere.... Davvero.
Ma sono tante domande. Troppe. Cerchiamo di andare con ordine così come feci io.
Quindi prendete un po' di fiato. E fidatevi.
Adesso vi spiego tutto.
Come dicevo nell'introduzione all'articolo, l'idea fondamentale su cui si è basato il mio studio è il dualismo. Un rapporto di coppie di elementi che vivono l'uno in relazione all'altro.
E quindi, come due numeri ne rappresentano uno, allora, se mi seguite e riflettete sul simbolo che vi proposi nell'ultimo post (l'ovale contenente i numeri 7, 6 e 5 su molte chiese templari quali Rennes le Chateau, la Cappella di Rosslynn, la facciata della cattedrale di Chartres ecc.), non vi sarà poi molto estraneo quello che farò adesso, secondo la linea guida del dualismo, partendo da singoli numeri che però sono composti da due unità... (una cosa e il suo contrario...due in uno, uno in due...)...Inferno: 34 canti --- 3+4 = 7
Purgatorio: 33 canti --- 3+3 = 6Paradiso: 32 canti --- 3+2 = 5
Ecco il fulcro di tutto.
Dalla sottrazione di un canto al Paradiso anziché all'Inferno, come avevo supposto, sommando i singoli numeri dei canti totali delle cantiche (cioè riducendoli cabalisticamente) avevo ottenuto le stesse cifre del simbolo che il ricercatore e storico Franjo Terhart aveva proposto nel libro che avevo studiato e che affermava essere ancora privo di senso.Possibile però, mi chiesi, che, effettivamente, avessi trovato ciò che era stato perduto per secoli e secoli? Che avesse spiegato quell'arcano emblema e che esso fosse legato al segreto della Divina Commedia? E come? In che modo? Semplicemente ipotizzando che un canto del Paradiso fosse la "cassaforte" di un segreto lasciato da Dante Alighieri?... Mhh...
Scossi la testa, mi alzai dal tavolo su cui ero a lavoro (da ore e ore, nell'estate del 2011) e bevvi per distrarmi e schiarirmi le idee. Ero confuso. Troppo. Nonostante i tre numeri che avevo ottenuto da quel "gioco", effettivamente, fossero proprio gli stessi del simbolo, in quel frangente non volevano dire nient'altro.
Bevvi ancora, accesi la tv, presi un block notes e, tra una sit-com e qualche linea tracciata distrattamente, cercai d'ipotizzare svariati e astrusi calcoli matematici per combinare quel dato (totalmente nuovo nell'universo di Dante), con quanto i dantisti raccontano da sempre e quanto si fa studiare ai licei e alle università...
Niente.
Ecco cosa ottenni.
Così disegnai una stella a sette punte, una a sei e una a cinque per raffigurare le cifre che avevo ottenuto e provare a comprendere cosa fosse quella strana coincidenza (7, 6 e 5 da 34, 33 e 32).
Lavorai ancora e poi mi fermai.
Adesso, a ben vedere, avevo in mano qualcosa di più significativo.
La stella a sei punte era la Stella di David o Sigillo di Salomone, che è emblema, da sempre, dell'equilibrio e del bilanciamento. E nascendo dalla cantica del Purgatorio che "bilancia" Inferno e Paradiso (per posizione, significato e per il fatto stesso che il regno del purgatorio staziona a metà tra inferno e paradiso) allora mi dissi che la cosa iniziava ad assumere un suo senso logico.
Così osservai che la stella a cinque punte del Paradiso, invece, era emblema di Sirio (tra le molte cose) e quindi Dio... Ovviamente, per questo, non poteva che rappresentare il regno del paradiso...
Ma la stella a sette punte dell'Inferno... cos'era?...
Pur sfogliando vari e spessi tomi di simbologia, non riuscivo a comprendere come la stella a sette punte si collegasse alla cantica Inferno. L'Eptagramma è infatti emblema dell'armonia del mondo, come della sefirot Netzach nell'Albero sefirotico ebraico, dei sette peccati capitali, dei pianeti, dei piani dell'universo...
Poi... ecco la luce. Ecco uno dei punti chiave (non inserito nel mio romanzo "L'oro di Dante" per non appesantirlo oltremodo, ma significativo e utile a capire).
L'Eptagramma associa ogni propria punta a una delle lettere dell'acronimo V.I.T.R.I.O.L. (che, per gli appassionati di esoterismo e soprattutto alchimia è certamente conosciuto) e si tratta del simbolo del viaggio che deve compiere l'iniziato per giungere alla conoscenza suprema. Purificata dalla pesantezza terrena.
Letteralmente: "Visita l'interno della Terra e, rettificando, troverai la pietra segreta (ricordatevi le parole di dante nei primi versi della Divina Commedia: "...mi ritrovai per una selva oscura/ché la diritta via era smarrita...").
Era chiaro cosa avessi ottenuto da quei numeri e dai loro corrispettivi simboli (anche se non molto limpidamente per l'Inferno). Mi trovavo di fronte al segnale vero e proprio che quello era il principio di un cammino occulto, dimenticato forse, che mi avrebbe dovuto condurre a trovare la pietra occulta. Un segreto di Conoscenza. Il segreto della Divina Commedia celato da Dante...
Ma sentivo che non doveva essere tutto lì. Non poteva.
No.
E così, prima ancora d'iniziare l'arduo lavoro di ricerca del canto (per cui, ahimé, avrei poi dovuto studiare anche un opportuno metodo di decodifica) ripresi la mia analisi sui numeri 7, 6 e 5... Anzi, tornai ad analizzare quelli che, secondo la mia idea li avevano generati (34, 33 e 32) poiché, come ricordai, i singoli numeri hanno un significato geometrico e assieme "magico".
Così disegnai un triangolo rovescio per il 3 dell'Inferno (esattamente come il regno inferno è un cono rovescio) e un quadrato per il numero 4.
Poi rovesciai il primo triangolo del primo 3 del Purgatorio e ri-rovesciai (consentitemi il termine) il secondo, seguendo il loro ordine e il dualismo. Dopodiché, sovrapponendoli...ottenni proprio la Stella di David.
Entusiasta, disegnai un triangolo col vertice verso l'alto, verso la Conoscenza, (dal 3 del Paradiso) e poi un segmento dal numero 2... Ed ecco una stella a cinque punte. Un pentalfa....
Tornai allora sulle due immagini ottenute dai numeri 3 e 4 dell'Inferno e riflettei a lungo. Poi, come fatto con gli altri, le legai. Posi il quadrato sul lato orizzontale del triangolo rovescio e quindi ripensai che... come il numero 7 rappresenta il Tutto, l'Uno, e così come io avevo adesso spezzato l'unità della Divina Commedia e dei numeri dei suoi canti secondo una mia idea, allora avrei dovuto ricomporre queste immagini.
Tornare all'Unità che le raccoglieva. Fare esattamente il passaggio alchemico di ricomposizione di qualcosa che avevo scisso per renderlo più alto e completo (Rubedo, opera al rosso: Paradiso) dopo la disgregazione degli elementi (Nigredo, opera al nero: Inferno) e la purificazione degli stessi (Albedo, opera al bianco: Purgatorio).
Sovrapposi allora le tre figure ottenute cercando di incastrarle al meglio tra loro (cosa non semplice, credetemi), e mi accorsi che una loro unione era più che possibile e che sarebbe stata perfetta...
Sì... perfetta... (e non riuscì per molto tempo a scrostare dal mio volto un sorriso più che ebete)...
Avete presente quel momento in cui, sognando ad occhi aperti, magari leggendo un libro o vedendo un bel film di avventura sul mistero, si dice: "Quanto mi piacerebbe scoprire qualcosa così... qualcosa di rivoluzionario e storico, magari un segreto dimenticato, che lasci allibiti tutti. Prima di tutto me"...?
Ebbene, quel momento, inaspettatamente, per me era davvero arrivato...La figura che avevo ottenuto, dopo aver azzardato la folle idea che al Paradiso sarebbe stato da sottrarre un canto (e non dall'Inferno) e che esso avrebbe, forse, potuto contenere un segreto lasciato da Dante e da lui citato con la nota terzina del IX canto dell'Inferno ("o voi ch'avete li 'ntelletti sani,/ mirate la dottrina che s'asconde/ sotto 'l velame de li versi strani") mi aveva lasciato senza parole, al buio della mia stanza.
Nella notte.
Forse... forse era davvero così... Sorprendente... Rivoluzionario... Stordente... Assurdo... E... perfettamente connesso... A Tutto... All'alchimia, al dualismo, alla cabala ebraica, all'ermetismo, allo gnosticismo, al neoplatonismo, alla filosofia ermetica templare...
Perché, di fronte ai miei occhi (increduli), dalla scissione alchemica degli elementi e dalla loro ricomposizione geometrica... era nato l'Albero della vita ebraico...
Schema riassuntivo del mio studio e del mio ragionamento con conseguente generazione dell'Albero della vita ebraico o sefirotico.
Copyright 2013 by Filippo Martelli
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