Recensione a cura di Edorzar -
Matteo Alfonsi è un commissario capo della Ps di stanza in Sicilia che ha da poco perso la famiglia, caduta in un agguato mafioso.
Trasferito in tutta fretta nella più tranquilla sezione di Grosseto, forse anche a opera di politici che mal sopportano le sue indagini sull’intreccio mafia-politica, è subito costretto ad affrontare un omicidio atipico avvenuto presso il castello della splendida e chiacchieratissima contessina Sofia Zanchi delle Asturie.
La giovane rampolla di sangue blu si rivela un vero fulcro della mondanità e del gossip toscano e le indagini di Alfonsi sono subito complicate dalla stampa rotocalchesca e da una certa politica, verosimilmente la stessa che lo ha spazzato via da Palermo.
Tra sospetti, ricatti, ipocritissimi party di gala, depistaggi e retroscena di raro squallore le attività di Alfonsi, ben coadiuvato dalla polizia scientifica, stanno ormai per assicurare il colpevole alla giustizia, quando un secondo omicidio nelle immediate adiacenze del castello spariglia le carte.
Tutti gli indizi conducono inequivocabilmente alla contessa, ma la ‘casta’ e la stessa Zanchi delle Asturie, diabolica, manipolatrice e sensuale, sbarreranno la strada alla magistratura.
Alla fine in Alfonsi prevarrà il senso del dovere, anche se il prezzo richiesto dalla sua lealtà sarà altissimo.
Tuttavia un finale non propriamente ‘giallistico’ premierà la costanza del protagonista.
Carlo Santi e Francesca Panzacchi hanno scritto un buon poliziesco all’italiana, ricco di suspance, colpi di scena, espedienti canonici e un pizzico di sensualità ben dosata che conferisce al testo molti aspetti originali.
La leggibilità è ottima, buono l’editing, scarsissimi i refusi (tre o quattro al massimo) e ben curata la grafica.
L’intreccio è ricco, pur trovandoci davanti a un testo di medie dimensioni la narrazione incalzante riesce a condensare una serie di situazioni politiche, sociali, sentimentali e prettamente avventurose senza mai squilibrare il testo, che scorre fluido fino al termine.
Ottima la caratterizzazione del commissario Alfonsi, uomo ferreo che ricorda molto da vicino il Generale Dalla Chiesa. Meno riuscita quella della Contessa Zanchi, mantide sanguinaria “a metà”, comunque capace di esprimere sentimenti altruistici. Il testo spiega anche il perché di questa doppiezza insita nella protagonista femminile, ma l’esperimento forse poteva essere curato con qualche attenzione in più, viste le repentinità di alcune metamorfosi interiori.
Tutto il resto è contorno e al di là di un grasso questore corrotto, di una PM ingenua ma non troppo e di un ottimo ufficiale della Scientifica, non vi sono individualità di rilievo.
In conclusione: “Delitti al castello” non è un giallo ma un poliziesco, dato che i dubbi del lettore non si rivolgono tanto alla caccia del colpevole, quanto alla scoperta di come farà Alfonsi a incastrare il colpevole.
Detto il che, la lettura di questo romanzo è stata piacevole e avvincente e lo consiglio vivamente a tutti gli appassionati del genere.