Marco Aluigi ci regala uno spaccato su Dino Baggio, iniziando da quando, piccolo quanto un soldo di cacio, si presenta sulla sua bici armato di pallone e di orgoglio per giocare nel Tombolo. Da questo episodio si può facilmente intuire la grinta e la determinazione di colui che è in seguito diventato un grande Campione.
L’escalation di Dino la conosciamo tutti, perfino quelli come me che non si interessano al calcio, e tutti possiamo immaginare gli enormi sacrifici che sono alla base di un grande successo. Tuttavia fin quando non ci viene raccontato con dovizia di particolari riesce difficile immedesimarsi fino in fondo, ma Marco lo sa fare benissimo, sembra quasi di sentirlo parlare. Nel suo riandare indietro nel tempo usa tendenzialmente il presente storico salvo, complice l’enfasi, alternare spesso con il passato e condisce gli aneddoti con simpatiche considerazioni personali che strappano più di un sorriso. La sua è una precisa cronologia degli eventi e pone sempre in primo piano Baggio uomo prima che calciatore.Ecco quindi che vediamo Dino giovanissimo, poco più che bambino, in viaggio in treno con i compagni e l’allenatore, quanta sofferenza per quei ragazzini costretti a lasciare la famiglia! Assistiamo alle prime partite, ai gol che infiammano lo stadio, ma quali estenuanti allenamenti per raggiungere tali risultati? Corse, palleggi, tattiche studiate a tavolino e sul campo, ferree diete, sacrifici immani ai quali seguono la gioia incontenibile delle vittorie e il sapore amaro delle sconfitte. Poi si cresce, il gioco diventa più duro, subentrano interessi economici, il tutto assume contorni surreali e lì si vede l’uomo prima ancora dello sportivo.Dino Baggio a un certo punto prende la parola, continua l’opera di Marco con riflessioni che toccano il cuore avvicendando racconti di momenti goliardici con momenti di sofferenza pura, a partire da quella famosa (anch’io la ricordo bene) partita arbitrata da Farina. Un semplice gesto dettato dalla rabbia e dalla delusione fa di quel giorno il peggiore della sua vita, eppure non torna indietro, nonostante la stampa tendenziosa e, diciamolo, venduta, gli si scagli contro montando artatamente l’opinione pubblica. Il merito di aver scoperto una piaga purulenta gli si rivolta contro, Dino è solo ma non molla. È solo come giocatore ma non come uomo, ha la famiglia che l’appoggia e non l’abbandona, il Campione si rialza come sempre e continua a correre, con grinta e determinazione seppur con tanta amarezza.Questo è Gocce su Dino Baggio: è Dino che continua a giocare a Cracovia nonostante otto punti sulla testa, è Dino colto da timore reverenziale davanti a Bono degli U2, Dino e Roberto sotto le mani impietose del fisioterapista, Dino fermo per ore in un capanno vittima di uno scherzo, è tanto di più… Ne emerge una bellissima figura, un Uomo Vero, capace di fraternizzare e di dare tanto, che crede ancora nello sport “pulito”, la svolta determinante che ha dato al calcio mercato l’ha pagata cara. Sono certa però che se gli chiedessi se lo rifarebbe risponderebbe con un deciso “Sì”.Questo libro andrebbe letto soprattutto dai giovani, quantomeno da quelli che credono che diventare calciatore significhi soprattutto belle ragazze, serate di gala e copertine di beceri giornalacci, il Campione non è un’immagine artefatta e patinata, tutt’altro.Un uomo può essere un campione, ma non tutti i campioni sono uomini, questa bellissima e veritiera citazione ci introduce in un mondo fatto di gioie ma anche di dolori.Link all’articolo originaleMagazine Cultura
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