Compito fondamentale di noi genitori è quello di essere degli adulti responsabili, emotivamente forti. Ciò significa saper prendere delle decisioni quando è necessario e stabilire che non si possono considerare i bambini sullo stesso piano dei grandi, perché questo crea un senso di spaesamento nei bambini che “sanno di essere bambini.” I bambini hanno questa saggezza: sanno che gli adulti conoscono più cose di loro, quindi tendono ad affidarsi alle figure di attaccamento per affrontare cose che non possono capire o che non conoscono. Molto importante è stabilire delle regole. Quando sono piccoli accettano le regole senza discutere (ma se le regole sono troppe si arriva al capriccio.. attenzione!); ma via via che crescono queste regole vanno ridiscusse insieme. Ma devono essere delle regole che siano capaci di porre dei confini, perché se mancano delle linee guida c’è una falsa libertà. Mettere delle regole non significa essere rigidi ed autoritari. Anzi. Bisogna pensare alla regola come quella cosa che aiuta a definire lo spazio di libertà, perché definisce chiaramente cosa si può fare e cosa no. Non dobbiamo credere che i nostri figli siano in grado di capire ordini impliciti o cose non dette.
Ma allora come deve essere una regola per essere educativa?
Deve essere chiara: esplicitata adeguatamente a parole e con l’esempio concreto di noi genitori.
Deve essere sostenibile: cioè non può essere impossibile! Le regole impossibili sono molto deleterie perché creano un senso di sfiducia nella regola. Le regole che non hanno senso diventano inapplicabili e dannose. Ad esempio, se andiamo a giocare al parco con un bambino, non possiamo imporgli di non sporcarsi! Ovviamente questo per lui sarebbe insostenibile ed impraticabile.
Deve essere realistica ed adeguata: realistica significa che il bambino è in grado di praticarla; adeguata che risulta pertinente alla sua età. Ad esempio, la regola di dividere i giochi con gli altri può andare bene con un bambino dai due e mezzo/ tre anni, prima è irrealistico per un bambino capire il concetto di condivisione.
Deve essere ragionevole: dovrebbe rispondere sempre a domande tipo “questa regola è utile alla crescita del bambino? È centrata sui suoi bisogni?”
Deve basarsi su una forte coesione educativa tra gli adulti che seguono il bambino: gli adulti devono essere coscienti delle regole, riconoscerle, condividerle tra loro e passarle così al bambino.
Deve essere rispettata prima di tutto dagli adulti. Se gli adulti con il loro comportamento non sostengono la regola, la regola diventa illegittima.
Infine non si può esagerare con un numero impressionante di regole: se è tutto no allora per un bambino diventa tutto si. Sicuramente se si seguono i criteri elencanti, il numero di regole sarà contenuto ed adeguato al bambino.
Ricordatevi che le parole chiave per un buon educatore, quindi in primis la mamma, sono:
DISPONIBILITA’ ed AUTOREVOLEZZA.
DISPONIBILITA’: essere disponibile, ascoltare, capire, mettersi nei panni del bambino, saperlo accogliere, capire le sue esigenze, ecc.
AUTOREVOLEZZA: da non confondere con essere autoritari. Essere autorevoli significa essere garante delle norme, delle regole, punto di riferimento per il bambino che può anche essere sfidato perché è così che lui si prova e acquisisce fiducia nell’altro e in se stesso.
Dott.ssa Elena Carradori