Magazine Diario personale

Le ricette del cannolo #2 – Il Fritto Palindromo

Creato il 10 settembre 2015 da Povna @povna

Nel paese-che-è-casa, già quest’anno, il food contest cominciato l’anno scorso è diventato rito, velocemente. Come capita sempre tra loro, quando un’idea lanciata così, magari a colazione, tra una tazza di caffè e un cucchiaio di marmellata di susine rosse, prima diventa gioco, e capriola, e narrazione pubblica, e poi piano piano prende corpo di sostanza, per trasformasi in rappresentazione. Così anche quest’anno, divisi in rigoroso ordine per squadre, e un altrettanto rigoroso budget, la ‘povna e gli amici del nord, il lunedì sera, si sono sfidati, abili, ai fornelli, preparandosi con attenzione amabile manicaretti belli con quella cura che gli è propria. Hanno mangiato bene; anzi, benissimo. E si sono divertiti molto. La ‘povna così, oggi, recuperando una tradizione che voleva diventare costante, e poi è caduta un po’ sul nascere, riprende a pubblicare quelle ricette lì, a quasi un anno di distanza; proponendo questa volta ancora quella che lei e la sua squadra hanno cucinato l’anno scorso, con parodia cinquecentesca inclusa. Ne approfitta così, anche, per fare anche quassù gli auguri a Thelma, che oggi festeggia il compleanno. In attesa di unirsi a lei, al gatto Semolino e a tutti gli altri per una grande festa acconcia, che si terrà tra poco al nord.
L’anno scorso, dunque, per onorare l’anno zero della sfida, la squadra della ‘povna (composta da lei medesima, da Thelma, dall’Architetto e da Pleiade – con il gatto Semolino a fare, zelante, da vedetta) decise di inaugurare la serata con un fritto globale, che facesse da antipasto. Era pensato a porzioni (in coni appositamente confezionati alla bisogna), e anche a piani, con un ordine di gusto e di portata, da cima a fondo. La presentazione (anch’essa di importanza) prevedeva un cartellone con la famosa parodia poetica, nonché la segnalazione degli assaggi, uno per uno. La ‘povna se lo mise a fine settimana nello zaino, e se lo portò a casa, insieme ai pinzi di bestie, alla nostalgia che montava e ai pensieri impertinenti – ed è dallo scaffale di legno che ospita i ricordi (dalla testa non c’è bisogno di scavare, ché tutto è restato in bella vista) che lo cava fuori questa mattina, per copiare fedelmente da questo prezioso documento quello che c’è da riportare.
Il fritto comprendeva, nella sua scansione, un’idea di éntrée, di main course, di contorno, stacco e dolce, ed era così composto: Salvia, Fiore di Zucca, Gamberetto, Zucchine e Carote, Mela verde, Cotoletta, Polpetta, Cipolla e Cavolfiore, Primo Sale, Mela zuccherata Golden.
La pastella, là dove serviva (non per polpetta e cotoletta, per esempio) era dell’Artusi, ed era questa (una versione apposita e integrale era stata ovviamente preparata sgluto):

PASTELLA PER LE FRITTURE
Farina, grammi 100
Olio fine, una cucchiaiata.
Acquavite, una cucchiaiata.
Uova, n. l.
Sale, quanto occorre.
Acqua diaccia, quanto basta.

Spegnete la farina col rosso d’uovo e cogli altri ingredienti, versando l’acqua a poco per volta per farne una pasta non troppo liquida. Lavoratela bene col mestolo, per intriderla, e lasciatela in riposo per diverse ore. Quando siete per adoperarla aggiungete la chiara montata. Questa pastella può servire per molti fritti e specialmente per quelli di frutta ed erbaggio.

Resta solo da riportare il sonetto di presentazione, che dà il nome pure al piatto. La ‘povna lo aveva costruito sulla falsa riga di un (mediamente noto) giochetto manierista e chi ha voglia può, tra una frittura e l’altra, provare a rivelare l’agnizione sotto qui.

Fritto palindromo

Umore buon fritto dona, non toglie
Giova, non nuoce; al ben non al mal chiama;
Trova, non perde ognor beltade e brama;
Languore e gran bontà lega, non scioglie;

Dolcezza, non affanno l’uom ne coglie;
Nova perfidia fritto rompe, non trama;
Prova, non crucia, il duol odia, non ama;
Prezza, non scherne, in buon, non in rio volge;

Vita, non morte dà, gioia, non pena;
Sorte buona, non ria, frutto, non danno;
Invita al ciel, non all’inferno mena;

Accorte, non vieche l’alme si fanno;
aiuta non offende, arma non svena;
Forte, non mal fritto, dio, non tiranno.


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