Magazine Cultura

Le riflessioni di She.: In my end is my beginning

Creato il 29 marzo 2013 da Sgruntreviews

Le riflessioni di She.: In my end is my beginning

pic from www.bloomsday2012.org

Ciao a tutti carissimi,
qui oggi nevica, ed io sono di fronte al mio pc con una candela accesa a ripensare alla lezione di letteratura inglese che ho avuto questa mattina. 

Non voglio assolutamente assumermi il compito di professoressa e farvi una lezione, bensì condividere con voi la mia opinione personale sull'ultima opera che ho studiato, l'Ulisse di James Joyce.
Sono quasi sicura che più o meno tutti voi ne abbiate sentito parlare, o forse l'avete sentito soltanto nominare. Devo dire che prima di conoscere a  fondo l'opera in tutti i suoi dettagli e nei suoi significati più profondi, io stessa avevo una sorta di blocco di fronte ad essa e vi dico logicamente il perché: forse non tutti conoscete la tecnica usata dallo scrittore irlandese in quest'opera, il cosiddetto stream of consciousness, che in italiano viene tradotto come flusso di coscienza. 

Il motivo del mio blocco era causato da questa particolare tecnica, che consiste nell'eliminazione di punteggiatura e di paragrafi, e che mira a riportare di pari passo i pensieri del personaggio così come vengono alla sua mente, senza mediazione dell'autore. E' decisamente più semplice leggere un comune libro, che abbia un inizio ed una fine, che racconti gli eventi in ordine cronologico e che abbia l'adeguata punteggiatura e le necessarie pause.
Trovarsi di fronte ad una pagina e non capire dove inizia e dove finisce è un ostacolo, trovarsi poi di fronte ad un mattone di 600 pagine e non riuscire a capire dove inizia e dove finisce è ancora peggio.
Eppure, in questa enorme difficoltà, si cela la straordinaria originalità dell'opera di Joyce, che ci propone un romanzo circolare, che finisce nel suo inizio, e inizia nella sua fine.
Thomas Sterns Eliot in una sua poesia scrisse "In my end is my beginning." ovvero Il mio inizio è nella mia fine e credo che questo possa definire quasi perfettamente il lavoro di James Joyce.
Comunque, per capire di che si tratta, vi lascio una breve introduzione-recensione all'opera.
Innanzitutto c'è da dire che non è un'opera scritta secondo il metodo narrativo tradizionale, bensì essa adotta il metodo del mito, che appunto è quello di Ulisse. Immagino che tutti voi conosciate la storia di Ulisse, l'eroe greco che lasciò la sua patria per avventurarsi in un viaggio molto lungo, ed infine dopo diversi episodi, torna a casa.
Parte da casa, e torna a casa, ed ecco la circolarità della storia a cui presumo si sia ispirato Joyce.
Nell'Odissea di Omero troviamo tre personaggi che compongono la famiglia dell'eroe: lui stesso, che rappresenta l'eroe vagabondo; Telemaco, il figlio che aspetta il ritorno del padre; ed infine Penelope, la moglie del protagonista che aspetta a sua volta fedelmente il ritorno del caro marito. Anche nell'Ulisse di Joyce troviamo tre personaggi principali: il primo è Leopold Bloom - la cui storia viene narrata nella parte centrale del libro -, il secondo è Stephen Dedalus, a cui è dedicata la prima parte, e la finale riguarda Molly Bloom, moglie di Leopold.
Ognuno di essi è in stretta connessione con un protagonista dell'Odissea, è come se tra essi vi fosse un parallelismo: tra Stephen e Telemaco, tra Leopold e Ulisse e tra Molly e Penelope.
I tre personaggi tuttavia, non vogliono delineare in modo particolare una persona nello specifico, piuttosto zone liquide di coscienza, divenendo così personaggi universali.
Diciamo che la è la figura di Leopold a legare i due estremi, e non a caso si trova nella parte centrale, ed è la parte più lunga del libro. Unisce i due estremi in quanto Stephen corrisponde all'intelletto, mentre Molly alla carne, e Leopold è il connettore, Leopold è chiunque, è l'intera umanità.
E qui mi voglio citarvi le parole della mia professoressa, che secondo me descrivono perfettamente l'essenza di quest'opera: "On the outside they are people of the crowd, indistinguishable. Their uniqueness exists in their mind." Ovvero "all'esterno sono persone della folla, della massa, indistinguibili. La loro unicità è nella loro mente."
Io personalmente non ho ancora avuto il piacere di affogare nelle pagine di questo meraviglioso libro, e forse non ne avrò modo per un bel po', dati gli esami ormai vicini e il salto che mi aspetta in estate, verso l'università, però posso consigliarvelo caldamente nonostante non l'abbia letto. Spero che i miei consigli, e l'aiuto dell'interpretazione mia e della lezione che ho avuto, vi invoglino a lasciarvi coinvolgere da questo classico del novecento.
Vi lascio con una citazione del più famoso monologo di Molly, a presto.

"he said I was a flower of the mountain yes so we are flowers all
a womans body yes that was true thing he said in his life and
the sun shines for you today yes that was why I liked him because I
saw he understood or felt what a woman is and I knew I could
always get round him and I gave him all the pleasure I could
leading him on till he asked me to say yes"
"disse che ero un fior di montagna sì siamo tutti fiori
allora un corpo di donna sì è stata una delle poche
cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende
per te oggi sì perciò mi piacque sì perché vidi che
capiva o almeno sentiva cos'è una donna e io sapevo
che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto
più piacere potevo per portarlo a quel punto finché
non mi chiese di dir di sì"

(traduzione di Giulio de Angelis)

Le riflessioni di She.: In my end is my beginning


Licenza Creative CommonsQuesto opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :