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Ribadisco di far parte di coloro che hanno fornito il beneficio del dubbio al governo Monti, se non altro perché metteva insieme una compagine governativa che non implicasse di doversi vergognare una volta al giorno per ogni singolo ministro. Ed è appunto il recupero di una qualche forma di dignità nei confronti dei partners internazionali, allo stato attuale, l’unico risultato di rilievo raggiunto da questo governo.
Il sostegno dell’opinione pubblica di cui ha goduto questo governo all’inizio del suo mandato era dovuto a due fattori: l’essersi liberati del precedente e la convinzione sbagliata che possa esistere una “tecnica” che alla prima applicazione potesse risolvere istantaneamente i problemi del paese.
Le cause del nostro declino economico, ed anche morale, sono note a tutti e sono di lungo periodo ma non sono state affrontate con decisione da questo governo. Inoltre, tutta la politica economica del governo Monti, riassunta nel mantra “abbiamo fatto i compiti a casa”, è basata su un assunto palesemente falso, quello secondo cui basterebbe un equilibrio dei conti ottenuto con tagli di spesa per rilanciare la crescita. Il taglio della spesa pubblica, qualunque essa sia, è sempre recessivo.
L’ipotesi “neoclassica” di Monti è che un riequilibrio dei conti faccia calare i rendimenti dei titoli del debito pubblico, mentre contestualmente, la ritrovata credibilità porterebbe un afflusso di investimenti dall’estero in grado di rilanciare il sistema. Questo tuttavia non basta. L’equilibrio dei conti è una precondizione, ma non assicura la crescita. Gli investimenti internazionali si muovono alla ricerca di profitti, a parità di rischio. Sono ormai molti anni che l’Italia non ha settori produttivi che garantiscano ritorni economici consistenti, a parte i mercati “protetti” come quello bancario-assicurativo e di quello televisivo, giusto per fare due esempi. Tanto è vero che le più importanti operazioni industriali compiute negli ultimi anni in Italia hanno sempre comportato un coinvolgimento delle banche ed hanno riguardato l’accaparramento di beni e società pubbliche da parte di coraggiosissimi investitori privati, finanziati dalle banche ed incoraggiati dalla politica.
E’chiaro che in un contesto del genere nessun investitore straniero sano di mente investa in Italia, dato che non si è operato per combattere l’eccesso di burocrazia, le lentezze della giustizia civile, la pervasività della criminalità organizzata e la corruzione istituzionalizzata. I pochi privati stranieri che si sono affacciati sul mercato italiano sono stati peraltro sempre puntualmente respinti dalla politica (Alitalia-Airfrance, e i tentativi nel settore bancario tutti rigorosamente falliti con tanto di ingerenze illecite).
Gli investimenti vanno dove c’è innovazione tecnologica, progresso scientifico e possibilità di profitto, quindi non in questa Italia. Fare i compiti a casa non serve, se i calcoli sono sbagliati.
Inoltre, il pareggio di bilancio ottenuto con tagli di spesa riduce il PIL, la riduzione del PIL a sua volta determina un peggioramento delle condizioni del debito in termini si sostenibilità (rapporto debito-PIL). Questo vuol dire che le manovre fatte non bastano mai perché il debito continua a crescere sempre più velocemente del PIL per via della spesa per interessi, come spiega qualunque manuale “basic” di Macroeconomia.
Pertanto in assenza di un intervento deciso della BCE che inondi il mercato di moneta scoraggiando la speculazione, il mix di interventi (tagli) sulla spesa del governo Monti, unito all’incremento dei tassi di interesse sul debito, comporterà riduzioni sempre crescenti di spesa e dismissione del patrimonio pubblico, senza che questo comporti un miglioramento della situazione.Questo è quello che sta accadendo.
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