Tanti e tanti anni fa, secoli addietro, nelle valli dolomitiche per mancanza di tutto e, per la grande povertà degli abitanti, costretti spesso, e loro malgrado, ad emigrare, non era raro che facessero di tanto in tanto comparsa delle terribili epidemie.
Era normale per quei tempi. E, per giunta, non tutte si risolvevano.
Ovviamente era pressoché impossibile pensare di poter consultare un medico o di ricorrere a dei farmaci come accade, invece, oggi.
Tutt’al più si utilizzavano rimedi casalinghi e, soprattutto, tanto tanto buon senso.
E se poi il malcapitato o i malcapitati, più di uno (come accadeva) morivano, non c’era altro che la santa rassegnazione e una preghiera per i defunti recitata con fede assieme al pievano.
Un anno, uno di questi, capitò che nella valle di Zoldo scoppiasse un’epidemia di tifo o di qualcosa di simile, ma davvero terribile,che falcidiò tante anime innocenti.
E la gente spaventata non riusciva proprio a capacitarsene .
L’alimentazione in loco era piuttosto povera.
Così si pensò a qualcosa, o meglio a qualcuno, come l’untore di manzoniana memoria.
Nacquero diffidenze e sospetti tra gli abitanti. E non era certo cosa buona.
Più passavano i giorni, intanto, e più le persone, che fossero giovani, anziani o bambini, tiravano le cuoia nell’impotenza dei familiari.
Quasi ogni mattina, perciò, c’erano funerali nelle frazioni della zona e il parroco aveva il suo bel da fare correndo da una casa all’altra fino a sera.
Un pomeriggio,uno dei tanti, Annetta, una pastorella della zona, mentre era al pascolo con la sua mucca nell’altipiano, s’imbatté in una bella signora, di bianco vestita e con un bel manto azzurro cielo.
La signora parlò ad Annetta con confidenza come se la avesse conosciuta da sempre. E lo fece per domandarle in prestito i suoi zoccoli, perché lei era a piedi nudi.
E aggiunse subito, per essere convincente, che doveva fare parecchia strada per scendere a valle.
Annetta, curiosa,provò timidamente a domandare spiegazione. Ma la signora non aggiunse nulla se non che era importante che lei raggiungesse i paesini giù nella valle il più presto possibile.
La nostra pastorella, allora, generosa com’era, offrì i suoi zoccoli alla signora che però, all’improvviso e nello stupore, rapidamente scomparve.
Ad Annetta parve solo di vederla lontano, in fondo , in basso laggiù, scarpinare agile e con passo veloce.
Da quell’incontro, nei giorni seguenti, la gente della valle di Zoldo, cominciò miracolosamente a guarire o, addirittura non si ammalò più.
Nessun contagio.
Tutto finito.
E lassù, dove Annetta, portava al pascolo la sua mucca, comparvero inaspettatamente, tra le rocce seminascoste, dei bellissimi fiori gialli a forma di pantofolina, che gli abitanti della zona, nel tempo, denominarono poi, in ricordo di quell’evento, le “scarpette” della Madonna.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)