Spuntano come funghi, le scritte sui muri.
Me le ritrovo dove prima c’erano chilometriche pareti intonse, fresche di restauro.
Alzo lo sguardo: una lacrima di commozione spunta sul ciglio leggendo la romantica «Sei l’errore più bello della mia vita» (spunta anche una certa invidia per la fanciulla oggetto della missiva).
Giro l’angolo: m’aggredisce un inquietante «Traditori di Dio» (inquietante eppure simpatico, considerato che è stato scritto sul muro di fianco alla chiesa). Immediato, un pensiero m’assale: avessi un pennello e della vernice bianca, darei una sistematina alla forma. «Traditori d’Iddio»: và come suona bene, come risulta anche più elegante, con quell’apostrofo e quel tonante «Iddio».
Che poi, a ben guardare, qui nella Bassa (ma anche nella Alta; e a destra, a sinistra, in tutte le direzioni) siamo davvero nella terra dei traditori d’Iddio.
Traditori di Pastorius.
Un postaccio dove il bassista medio suona solo rock. Dove la tendenza alla coverizzazione esasperata crea mostri inguardabili (figuriamoci ascoltarli). Ragazzate.
Comincio a pensare che il prossimo progetto dove suonerò sarà una one-woman-band, ovvero: io al basso.
Voilà, c’est tout.