Romana Petri è senza dubbio una delle migliori scrittrici del panorama letterario italiano e con la sua ultima opera, Le serenate del Ciclone (Neri Pozza), ha superato se stessa.
Il libro, un tomo di quasi 600 pagine stampate a caratteri minuscoli, potrebbe spaventare il più infervorato dei lettori, ma una volta cominciata la lettura le dimensioni del volume cessano di essere un ostacolo per trasformarsi in pregio. Rapito dalla storia, chi legge si tuffa tra le parole, tante, tantissime eppure mai abbastanza, perché il narrare di Romana Petri non conosce tregua, né sa cos’è la noia.
Le serenate del Ciclone, capolavoro già nel titolo, è un’opera insolita, a metà tra il memoir, la biografia e il romanzo e racconta la vita del padre della scrittrice, Mario Petri, detto “Ciclone”, noto cantante lirico e attore, scomparso all’età di sessantatré anni, quando Romana era ancora studentessa.
Con una prosa godibilissima, costellata di dialoghi dialettali capaci di per sé di offrire un affresco fedele di ciò che era un tempo l’Italia della provincia (il libro inizia nel 1922 con la nascita di Mario Petri e termina nel 1985), Le serenate del Ciclone sono un concentrato di vite che ruotano intorno a quella del protagonista, un uomo dal fisico e dalla personalità imponenti, capace di lasciare il segno nel bene e nel male ad ogni suo passaggio.
La famiglia d’origine, gente semplice legata alla terra, il difficile rapporto con il padre, gli amici di gioventù, i primi amori, le ragazze a cui Mario cantava le serenate su commissione per racimolare qualche soldo, il primo maestro di canto, l’allenatore di boxe… Romana Petri non dimentica nessuna delle figure che hanno contato nella vita di suo padre e dopo averne narrato la gioventù, degna di un romanzo d’avventura ma con il distacco del biografo, l’autrice cambia marcia e trasforma il libro in una dichiarazione d’amore incondizionato verso un padre scomparso troppo presto.
Nella seconda parte de le Serenate del Ciclone Romana Petri racconta la vita di famiglia fatta di alti e bassi economici e morali, di successi artistici e grandi delusioni, ma soprattutto mette in luce la grande cultura del padre, uomo sensibile ma dal carattere irascibile, che attraverso la passione per la letteratura ha saputo creare una complicità fuori dal comune con la figlia.
Gli insegnamenti di Mario che Romana riceve negli anni della sua adolescenza, spesso anche attraverso le storie della mitologia greca, narrate quasi come favole della buonanotte, costituiscono la base di una sorta di linguaggio segreto che legherà per sempre padre e figlia.
Dice Mario Petri a Romana quando questa gli confessa di sentirsi anormale per non avere nostalgia della casa in cui hanno abitato per molti anni e che sono stati obbligati a vendere:
– Sei normalissima. La natura come te l’ha montata la testa?
– “Mah, così” dissi io toccandomela.
– Te l’ha montata per guardare avanti, mica indietro. Per guardare avanti basta che stai ferma, per guardare indietro ti devi voltare.
La filosofia di Mario Petri uomo e artista è tutta concentrata in queste poche frasi: guardare avanti. E si capisce che la scrittrice debba aver fatto un enorme sforzo per riuscirci dopo che il faro della sua vita si è spento per sempre.
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