Il quoziente d'intelligenza? Un mito da sfatare
Parola di Adrian Owen del canadese Western's Brain and Mind Institute, che in uno studio pubblicato sulla rivista Neuron(dall'assai suggestivo titolo "Fractionating human intelligence") ha "fatto a pezzi" il mito del QI attraverso la più ampia indagine mai svolta sull'argomento.«Nessuna componente da sola, tantomeno l'IQ, può spiegare tutte le capacità e l'"intelligenza" di un soggetto.Apprendo con piacere che il mitico QI basato su test prevalentemente matematici, per cui persone colte ed intelligenti risultavano praticamente deficienti,non conta più una cicca.
Mia nipote Martina frequenta una scuola superiore che la prepara, tra l'altro, a proseguire negli studi di psicologia.
Studiando con lei, ho appreso di teorie molto interessanti che riguardano l'intelligenza e la psiche umana, ,come quelle di
due moderni psicologi, insegnanti ad Harward, Gardner e Goleman, i quali sostengono che l'intelletto umano non è una singola capacità del cervello, bensì un "elemento composto" da vari fattori.
Gardner http://www.apprendimentocooperativo.it/?ida=10642
Il punto di partenza della concezione di Gardner è la convinzione che la teoria classica dell'intelligenza, basata sul presupposto che esista un fattore unitario, misurabile tramite il QI, sia errata.
Dopo aver effettuato indagini sull'intelligenza dei bambini e su adulti colpiti da ictus, egli giunse alla conclusione che gli esseri umani non sono dotati di un determinato grado di intelligenza generale, che si esprime in certe forme piuttosto che in altre, quanto piuttosto che esiste un numero variabile di facoltà relativamente indipendente tra loro, Gardner arriva a identificare almeno sette differenti tipologie di intelligenza: Ogni persona è dotata di almeno sette intelligenze ovvero, è intelligente in almeno sette modi diversi. Ciò significa che alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo più evidente solo alcune di esse.
Goleman
L'opera più conosciuta di Goleman è "Intelligenza emotiva" (Emotional Intelligence) del 1995. In questo libro l'autore afferma,“ È la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”
Intelligenza emotiva
Pubblicato da Mara Soliani il 17 ott 2012 alle ore 13:01 http://www.stateofmind.it/2012/10/intelligenza-emotiva/Da questa definizione si può capire come l’intelligenza emotiva sia un mix di empatia, motivazione, autocontrollo, logica, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni, così da trovare e riuscire ad utilizzare i lati positivi di ogni situazione cui si va incontro. Goleman alla base dell’intelligenza emotiva individua due tipi di competenze e a ciascuna di queste attribuisce dellecaratteristiche specifiche:Competenza Personale: ossia il modo in cui controlliamo noi stessi; racchiude al suo interno: Competenza Sociale: ossia la modalità con cui gestiamo le relazioni con l’Altro; a questa fanno rifermento:.Ma allora, come si spiega la grettezza dell'agire umano, lo sfidarsi e il minacciarsi continuo, l'esosità delle multinazionali, farmaceutiche ad esempio, la prepotenza verso i più deboli, le sordide azioni dei maniaci sessuali, lo sfruttamento di esseri umani?
Ma allora l’intelligenza emotiva cioè quel mix di empatia, motivazione, autocontrollo, logica, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni, è sopraffatto dall'esatto contrario, cioè incapacità di identificarsi con altri, di autocontrollo, di adattamento, di comprensione.
I due professori affermano che queste sfere dell'intelligenza andrebbero insegnate a scuola, fin dalle elementari
Il rimedio è nel modo in cui prepariamo i bambini alla vita: non dobbiamo lasciare l’educazione emozionale al caso, ma adottare corsi innovativi a scuola, che insegnino l’autocontrollo, l’autoconsapevolezza, l’empatia, l’ascolto e la cooperazione. E’ necessaria quindi una vera e propria “alfabetizzazione emozionale” che porti i bambini a vivere con
intelligenza le proprie emozioni“(Goleman, 1996)
Come sempre, le speranze vanno riposte nella scuola e nelle persone preparate a svolgere questo compito.
Ho sempre pensato che un insegnante dovrebbe avere una buona base psicologica. Seguendo prima la figlia e poi le nipoti, mi sono resa conto che i 'maestri', degni di questo nome, sono come mosche bianche . Ho fatto una media e, su 6-8 insegnanti che si alternano nelle classi di Martina e Carolina, solo 1 / 2 sono degni di rispetto , per cui un progetto come quello di Goleman è pura utopia, per ora.
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