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Le sfumature dell’anima di Ksenja Laginja

Creato il 13 maggio 2015 da Wsf

Ksenja by Giulio De Paoli

“Giulio De Paoli ph” 2015

Benvenuta su Words Social forum Ksenja

“La tua carriera artistica nasce sul tavolo da disegno, ma come sei passata dalle linee rette del  tecnigrafo a quelle morbide e sfumate dei tuoi lavori?”

Innanzitutto ti ringrazio, Christian, per questo splendido invito e ringrazio WSF, cara creatura, per l’ennesima ospitalità. Non ho mai vissuto passaggi e paesaggi così netti dacché ricordi. Sono partita dalle linee fluide per approdare al rigoroso silenzio della linea retta, poi tutte queste sfumature si sono sovrapposte in prospettive, assonometrie e ogni confine è caduto. Ho mischiato rette e sfumature perché entrambe mi compongono da sempre e continuo a seguire questo percorso. La linea, l’architettura sono il tutto, questi elementi sono rintracciabili ovunque e in queste terre tutto è possibile. Amo le linee rigorose, le figure geometriche, i tagli, le ferite e amo la fluidità della carne e dei liquidi biologici; tutto è rappresentabile e sviscerabile, anche le emozioni.

E credo non esistano confini precisi tra queste due visioni, o almeno mi piace pensare ciò.

“La contaminazione intesa come invasione di uno spazio da un corpo estraneo è particolarmente presente nei tuoi lavori. L’impressione che traspare dalla lettura dei tuoi testi poetici e dalle tue illustrazioni è una volontà di non isolamento nei confronti del nuovo, cosa apportano questi corpi estranei al tuo modo di creare?”

Questi corpi di carta, inchiostro, pixel e idee, rappresentano l’incontro dell’Io con ciò che vedo e vivo ogni giorno. L’isolamento non mi serve, se non nell’attimo in cui rappresento tutto ciò. Lì sono da sola. Ed è una fase delicata in cui mi chiudo per limare e asciugare tutta questa complessità di intenti. In ogni cosa che faccio cerco la semplicità. Non amo scrivere in “maniera complessa” perché non amo chiudermi di fronte alle persone, ed è bello quando chi ti ascolta, vede o legge di te, riesce a entrarci dentro, a sentire qualcosa. Nel disegno mi muovo sempre attraverso le visioni, ma in modo un po’ differente: qui posso lasciar fuoriuscire il nero che non riesco o non voglio incanalare nella scrittura. Questi corpi “estranei” arricchiscono il mio mondo, sono i figli prediletti che mi completano.

Ksenja Laginja_2014

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“Recente è la tua collaborazione con la casa editrice “Kipple” e la tua opera.. è stata selezionata per un concorso prestigioso… Come nasce tecnicamente un tuo lavoro e come si riassume in un’immagine, una storia di decine di migliaia di lettere e/o note musicali?”

Kipple Officina Libraria è la “mia” grande avventura, è casa, esplorazione, superamento dei confini, terreno d’elezione per la sperimentazione. Realizzare una copertina non è cosa semplice, ma si confà perfettamente alle mie corde e prima di questa esperienza non avevo compreso ciò con tale chiarezza. Per raccontare un’opera, nella fattispecie un libro di narrativa, poesia o un racconto, ho bisogno di riordinare molti elementi. Innanzitutto necessito di trovare uno scenario che derivi dal testo stesso, oltre che dalle eventuali suggestioni da parte degli autori stessi o dall’editore, da quell’ambiente mi muovo sempre “sentendo” e in quel territorio non temo di sbagliare. L’istinto è ciò che mi guida. La dedizione, il lavoro e lo studio sul campo, completano il quadro.

Dermathopia_ Alberto Vertighel - cover by Ksenja Laginja_2014

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“Quali sono le sensazioni e le differenze tra la creazione digitale e quella tradizionale?”

Non cambia nulla nel mio sentire, sono estremamente a mio agio in ogni dimensione e questo è semplicemente il frutto di tutto ciò che ho visto e vissuto nel tempo. A vent’anni mi dissero che avrei dovuto scegliere cosa essere, se scrivere o disegnare, concentrarmi solo su una cosa, ma questa scelta, dal mio punto vista, suonava come uno snaturare la mia identità. Se avessi dovuto scegliere uno “strumento” il mio istinto mi avrebbe portato nella direzione “del non scegliere dove incasellarmi”, ma nel darmi la possibilità di esprimermi attraverso tutti i media possibili. E come dice W.S. Burroughs: “Nulla è vero, tutto è permesso”.

Album Zootique_cover by Ksenja Laginja

AZ_Inlay esterno

“Quando “Ritornerai a maggio”, cosa sarà cambiato”?”

Quando “ritornerò a maggio”, sarà un ritornare a casa, ricomporre il puzzle e buttarlo a terra di nuovo, per ricostruire di nuovo il tutto. Non esiste nulla, di ciò che ho vissuto, che non abbia volutamente trasformato. Ogni gesto, ogni parola, produce energia e questa modifica l’ambiente, le relazioni e il tessuto che compone l’esistenza. Quando “ritornerò a maggio” chiuderò il cerchio con queste prime esperienze di vita e la pace sarà infine dichiarata. Ci sono già tornata? In parte, sì.

“Quanto il tuo vissuto personale ritorna nelle tue composizioni poetiche e nei tuoi disegni?”

Io sono totalmente dentro tutto ciò che creo. Non ho un palcoscenico se non l’esistenza stessa. Le persone mi guardano e possono vedere un’estetica a cui mi sono avvicinata per sentire comune, ma quell’estetica è solo un esternare la mia sensibilità, è solo la punta dell’iceberg. Amo il nero, vesto il nero, sono il nero, ma ogni cosa ha il suo linguaggio. Nello scrivere non m’interessa affrontare tematiche orrorifiche, sono più interessata a raccontare storie e trovare le parole giuste con le quali rapportarmi con il mondo e ciò che cambia in esso. Credo che la poesia sia il più grande strumento di comprensione del Noi e che sia presente in ogni cosa che vediamo: ecco ciò che penso. Nel mio immaginario riporto tutto quello che ho assorbito negli anni e, dopo averlo rimasticato, lo riverso sulla carta o digitalmente cercando nuovi mondi di rappresentazione. Amo viaggiare, soprattutto con la mente: il corpo è solo una conseguenza bellissima ma destinata a una fine, l’energia, invece, proseguirà il suo viaggio.

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“Love under will”, pilot pen su carta, 2013

“Quali artisti hanno maggiormente influenzato il tuo modo di fare arte?”

Posso senz’altro affermare che il cinema e la musica abbiano influenzato totalmente quello che sono oggi, anche se non pratico cinema o musica nel senso canonico del termine, ma questa è un’altra storia. Io provengo dall’universo, o multiverso come dice la cara amica Vera Bonaccini, Horror. Ho masticato tanta letteratura dell’Orrore a partire dagli undici anni, sempre con Oscar Wilde sotto braccio, per approdare successivamente alla Fantascienza, senza diventare mai autrice di questi generi, se non indirettamente. Citerei fra i tanti nomi che ho incontrato e amato, David Lynch e David Cronenberg su tutti e a quest’ultimo devo il percorso organico definitosi concretamente nel 2008. Seminali sono stati inoltre Orson Welles e John Carpenter, le prime produzioni di Dario Argento e Pupi Avati, nonché la Hammer. Amo l’attitudine di Lydia Lunch, le sonorità dei Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire, Nurse with wound, Einstürzende Neubauten, Nick Drake, Fields of the Nephilim, Bauhaus, Die form e potrei continuare a lungo. A diciassette anni scoprire i Preraffaeliti fu illuminante, come leggere Arthur Rimbaud e successivamente Albert Caraco, Emil M. Cioran, le culture alternative e dell’apocalisse, la mitologia del Vampiro, tutta la Beat Generation e osservare H.R. Giger e le sue creature, amare gli scontri d’auto di Ballard e le mutazioni della carne, la zattera di Géricault, Füssli, Albrecht Dürer, Leonardo Da Vinci che da sempre rimane la “guida di quel fare e agire” senza badare agli strumenti. Lo studio dell’anatomia, materia di studio del mio percorso scolastico, ha sicuramente influenzato e unito tutte queste cose, da lì sono andata avanti nella scoperta di altri esseri paralleli a me, con i medesimi interessi. L’architettura e il suo studio meticoloso, inoltre, abbraccia ogni elemento del mio percorso, senza di essa non sarei qui. Amo tutto ciò che rientra nel dominio del buio, solo apparentemente, perché in tutto quel nero la luce è più forte che da altre parti. Alcuni anni fa, circa trenta, avevo paura del buio, ora non vedo altro mondo e modo in cui potrei vivere e operare.

Ksenja Laginja_cartolina fronte

“L’uomo trasparente”, pilot pen su carta, 2011

“Tu, insieme ad altre grandi artiste contemporanee come Virginia Mori e Mariarita Renatti usate un mezzo molto particolare per creare: La penna, un oggetto comune che in mani sapienti diventa uno strumento che nulla ha da invidiare ad un qualsiasi pennello. Come nasce l’amore verso questo “mezzo povero” e cos’è per te la penna?”

Ho sempre amato la penna e, se ripenso alla vita di allora, non ricordo di aver mai pensato che potesse diventare uno dei miei strumenti d’elezione. Come tutte le passioni si è evoluta nel tempo. Usavo la penna a sfera già al Liceo Artistico, ma il desiderio di provare tutti gli strumenti possibili e immaginabili mi allontanò inizialmente da quella scelta. Negli anni successivi, il regalo di una cara amica – un taccuino – e il ritrovamento della Pilot, mi portarono a sperimentare nuove visioni. Non ho mai amato essere “figurativa” in senso canonico, neppure a scuola. Spesso mi chiedevano perché usassi il verde e il viola per colorare i “disegni dal vero” della modella. La risposta era sempre: “Io la vedo così”. Questo per farvi capire quanto la realtà non sia univoca per tutti. Il mio ritorno alla penna fu dettato da molti fattori: in primis l’accessibilità a quel tipo di strumento. Non tutti sanno che fare arte è soprattutto costoso: tele, pennelli, macchina fotografica, pellicole, videocamere erano tutti strumenti che amavo molto, ma erano troppo costosi e semplicemente non me li potevo permettere. E poi la penna era così bella col suo inchiostro nero e la Pilot era una vera e propria sfida gravitazionale, rispetto alla splendida “Bic” che appariva così fluida e morbida. La Pilot è dura, legnosa con una punta sottilissima, nessun’altra penna è come lei.

Virginia Mori e Mariarita Renatti sono creature meravigliose, adoro i loro lavori: qui di Genova posso citare Cristiano Baricelli, artista che stimo oltremodo e che utilizza la penna in modo sublime.

Ci insegnano, da sempre, che la penna è mero strumento di scrittura scolastica o lavorativa, ma in realtà è molto di più e gli artisti che ne hanno fatto la loro bandiera, conoscono questa verità. Tutto nasce sempre da idee semplici, non dimenticatelo mai.

La penna è il mio continuum su carta, estensione fisica e virtuale, portale immaginifico teso sull’oltre.

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“Bios”, pilot pen su carta, 2010

“La tua opera… è stata recentemente utilizzata per la rivista online “Bibbia d’Asfalto”, come nasce e si sviluppa questo connubio?”

L’incontro con Bibbia d’Asfalto, come tanti altri incontri creativi, è stato naturale conseguenza di un percorso che mi vede in totale connessione con tutto quello mi circonda, visibile o meno. Non esistono casualità nell’esistenza, esistono invece energie spirituali e creative che in qualche modo ci portano verso alcune direzioni e queste successivamente si trasformano in strade o percorsi. L’amicizia con Redent Enzo Lomanno sicuramente ha giocato molto nel tempo, in una vicinanza all’ideale progettuale, seppure io stia da sempre nelle retrovie senza alcuna necessità presenzialista. Amo la condivisione di saperi ed esperienze, amo mutare nel tempo e vivere nuove avventure, amo lavorare e collaborare creativamente su progetti molto differenti tra loro e amo così profondamente entrare in nuovi mondi. Tra pochi giorni arriverà una sorpresa che lo riguarda direttamente e che coinvolge Matisklo Edizioni, ma per ora non posso dire altro.

“La tua è un’arte molto “organica”, nel vero senso della parola. Il cuore, il cervello e altri organi acquistano nuove forme e diventano altro. Qual è il messaggio che desideri veicolare?” 

Parafrasando William Shakespeare: “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, nel mio caso della carne amplificata da un microcosmo di sensazioni e percezioni. Ogni organo e organismo che rappresento è inscindibile dai suoi molteplici significati, ma il mio compito è solo quello di rappresentarli secondo la mia visione, non di spiegarli. Desidero trasmettere il fatto che tutti siamo uguali: cambiano le origini, i costumi sociali, i tempi, le modalità di espressione artistica, ma tutti siamo legati dalla biologia. Siamo creature che vivono e agiscono in un ambiente illimitato, anche nel tempo, ma pochi riescono a comprendere la vastità di tutto ciò. Nel mio lavoro di minuteria organica, tendo a questa direzione, alla rappresentazione del reale che sfocia nell’ignoto, all’energia che nasce e si estende anche quando non ce ne rendiamo conto. Ecco ciò che da sempre mi guida. Io agisco sul mondo e le persone, attraverso scelte e propositi: più io sono positiva, così in misura maggiore ed esponenziale le cose si posizionano sulla grande scacchiera agevolandone il percorso. In qualche modo, che non è semplice da spiegare, trascendo la carne rappresentandola, ricercando il superamento dell’umanità, scevra di quelle bassezze che tendono a farci cadere nell’abisso umano. Essere positivi, su tutto, nonostante la vita sia piena di ostacoli ci permette di superarli e superare così noi stessi, portandoci alla mutazione. Tutto si trasforma, che lo vogliamo o no, e l’individuazione di questo cambiamento rappresenta lo strumento d’eccellenza che ci permette di creare nuove prospettive. Io sono pronta, e voi?

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“Nostalgia del buio”, pilot pen su moleskine, 2013

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“Nostalgia del Buio”, pilot pen su moleskine, 2013

Secondo Chagall “L’arte è uno stato d’animo”, che cos’è per te?

L’arte è tutto ciò che mi ha permesso di essere altro, oltre a ciò che avevano programmato per me: mi ha permesso di chiudere il cerchio e di procedere nel mio vero “io” senza alcun timore, anche se di timori ce n’erano molti all’inizio di tutto. Oggi posso guardarmi indietro e dire che sono riuscita a deludere tutte le aspettative. Oggi sono altro, oggi sono io e sono pronta al domani.

“Quanto la sessualità e la spinta erotica è importante nell’atto creativo?”

L’energia sessuale è una delle forze più potenti: viverla con pienezza, incanalarla attraverso ciò che scrivo e disegno senza obbligatoriamente renderla così palpabile è la mia missione. C’è stato un tempo in cui scrivevo di carne, ma alla lunga questo desiderio espressivo si svuotò inesorabilmente per lasciar spazio ad altre e nuove parole o disegni per raccontare di ciò. Questa energia è sempre in me. Io sono una donna, il ventre è il mio centro.

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“Breccia nell’anima”, pilot pen su carta, 2011

“Puoi anticiparti qualcosa sui tuoi futuri progetti?”

Nuove collaborazioni SciFi con Kipple Officina Libraria; un progetto che per ora è solo un’idea e che riguarda l’Horrore, in ogni sua sfumatura, e segnerebbe un ritorno alle radici del mio percorso artistico; la copertina del prossimo disco degli “Album Zootique”, un gruppo di rock alternativo con le bellissime influenze poetiche di Paolo Battista e Marco Preziuso; l’ampliamento del mio progetto “Breviario del Sangue”, nato per gli amici di Kowalski, che vorrei portare in giro per la nostra penisola; nuove scritture che vedremo quali strade potranno intraprendere e naturalmente un’intensa attività di reading tra Genova, Roma e Milano, senza dimenticare un nuovo disco di spoken-word che ho in mente di realizzare da qualche anno. Il prossimo appuntamento? Stasera, Mercoledì 13 maggio, c/o l’Auditorium Eugenio Montale del Teatro Carlo Felice, prenderò parte allo spettacolo “Ombrosa Bellezza” ideato da Margherita Marchese Scelzi, Patrizia Battaglia e Grazia Apisa Gloria e che coinvolgerà un universo al femminile molto denso e particolare. Ci vediamo qui e nell’altrove.

Grazie, Ksenja.

Grazie a voi e…”lunga vita alla nuova carne” (cit)*

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(dal “Breviario del Sangue”, Lilith, pilot pen su carta, 2015)

All images and materials are copyright protected and are the property of Ksenja Laginja

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Ksenja Laginja (Genova, 1981), impegnata nella ricerca poetica e delle sue contaminazioni in campo musicale e visivo. La sua ricerca artistica attraversa il disegno, la scrittura e la performance. Alcuni dei suoi testi sono presenti su Antologie poetiche e riviste cartacee e online. Con le sue opere ha partecipato a esposizioni personali e collettive.

Link: www.facebook.com/KsenjaLaginjaArt

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*(da“Videodrome”, David Cronenberg)

Christian Humouda


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