Le sicurezze della Francia, la sicurezza del nucleare

Creato il 13 maggio 2011 da Pdigirolamo

Proprio oggi, a Bruxelles si riuniscono il gruppo dei regolatori nazionali europei (Ensreg) e quello degli esperti Wenra (Western european nuclear regulatro association) per confrontarsi sulle proposte della Commissione europea volte ad aumentare gli standard di sicurezza delle centrali nucleari.

La richiesta della Commissione prevede test sempre più severi, che prendano in considerazione anche eventuali attacchi terroristici, catastrofi naturali ed errori umani.

Staremo a vedere. Nell’attesa, Nicolas Sarkozy ha confermato senza mezzi termini la scelta nucleare francese: “A causa di uno tsunami in Giappone – ha dichiarato – non si può rimettere in discussione quello che fa la forza della Francia». Il presidente ha dunque ribadito l’«assoluta fiducia nella filiera nucleare francese e nelle capacità dei tecnici di Edf», mettendo in chiaro di «non essere stato eletto per rimetterla in discussione».

E non si è mica fermato qui. Ha infatti aggiunto che “se prendessi la decisione folle di fermare il parco nucleare francese, bisognerebbe trovare 45 miliardi di euro”.

Ciò non toglie che i reattori francesi saranno sottoposti come gli altri agli stress test decisi a livello europeo, e Sarkozy ha affermato che non si opporrà alla chiusura di quelli che non dovessero superare le verifiche. Un’ulteriore conferma che essere a favore del nucleare non esclude – anzi implica – la ricerca della massima sicurezza.

A questo proposito, è interessante riportare anche quanto affermato da Jacques Repussard, direttore dell’Istituto francese per la radioprotezione (Irsn), secondo cui la Francia deve essere pronta a incidenti nucleari «completamente inimmaginabili». L’esempio di Fukushima insegna: «I giapponesi non ritenevano possibile uno tsunami di 15 metri e la diga che proteggeva la centrale di Fukushima era dunque alta 5,7 metri». Insomma, tutto nasce da un’errata valutazione della potenza dello tsunami e non certo dall’impossibilità di garantire la sicurezza anche a Fukushima.

E mentre in Europa e nel mondo si discute di questo, qui in Italia è calata una cappa di silenzio rotta solo dalle urla sguaiate del fronte antinuclearista. Ma d’altronde è storia vecchia: meno idee si hanno e più si alza la voce. Mentre chi avrebbe tante cose da dire, purtroppo, tace.



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