La richiesta della Commissione prevede test sempre più severi, che prendano in considerazione anche eventuali attacchi terroristici, catastrofi naturali ed errori umani.
Staremo a vedere. Nell’attesa, Nicolas Sarkozy ha confermato senza mezzi termini la scelta nucleare francese: “A causa di uno tsunami in Giappone – ha dichiarato – non si può rimettere in discussione quello che fa la forza della Francia». Il presidente ha dunque ribadito l’«assoluta fiducia nella filiera nucleare francese e nelle capacità dei tecnici di Edf», mettendo in chiaro di «non essere stato eletto per rimetterla in discussione».
E non si è mica fermato qui. Ha infatti aggiunto che “se prendessi la decisione folle di fermare il parco nucleare francese, bisognerebbe trovare 45 miliardi di euro”.
Ciò non toglie che i reattori francesi saranno sottoposti come gli altri agli stress test decisi a livello europeo, e Sarkozy ha affermato che non si opporrà alla chiusura di quelli che non dovessero superare le verifiche. Un’ulteriore conferma che essere a favore del nucleare non esclude – anzi implica – la ricerca della massima sicurezza.
A questo proposito, è interessante riportare anche quanto affermato da Jacques Repussard, direttore dell’Istituto francese per la radioprotezione (Irsn), secondo cui la Francia deve essere pronta a incidenti nucleari «completamente inimmaginabili». L’esempio di Fukushima insegna: «I giapponesi non ritenevano possibile uno tsunami di 15 metri e la diga che proteggeva la centrale di Fukushima era dunque alta 5,7 metri». Insomma, tutto nasce da un’errata valutazione della potenza dello tsunami e non certo dall’impossibilità di garantire la sicurezza anche a Fukushima.
E mentre in Europa e nel mondo si discute di questo, qui in Italia è calata una cappa di silenzio rotta solo dalle urla sguaiate del fronte antinuclearista. Ma d’altronde è storia vecchia: meno idee si hanno e più si alza la voce. Mentre chi avrebbe tante cose da dire, purtroppo, tace.