Magazine Libri

Le situazioni di Lui e Lei

Creato il 16 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares ×

Lei: << Non è una teoria, è un dato di fatto: tutti gli uomini sono Stronzi. >>

Lui: << Non è una teoria, è un dato di fatto: tutte le donne sono geneticamente attratte dagli Stronzi. >>

E così Lui e Lei crebbero a pane, burro e dati di fatto, in famiglie pieni di problemi, mica come quelle della Mulino Bianco e condussero due vite completamente differenti, ma così terribilmente simili. Lei, di un biondo cenere e occhi nocciola, alta a sufficienza per non alzarsi in punta di piedi per baciare uno di 1.80 m e con la testa sulle spalle, be’ almeno dal College in poi. Clarissa Bloomy era stata prima di tutto uno spirito libero, in perfetto “Furia cavallo del West” style e con dei sogni nel cassetto tanto grandi, da riempirci anche tutto l’armadio a quattro stagioni. Padre ignoto, ma decisamente benestante, dati gli assegni di mantenimento cospicui. Indi per cui, cresciuta con la sacrosanta convinzione che tutti gli uomini sono Stronzi. Madre iper attiva e votata a country club ed eventi mondani, troppo occupata a farsi strada nel mondo, per fare la mamma. Lui, capelli corti livello 3mm del rasoio portatile di suo padre, di un cioccolato intenso, proprio come quel colore vagamente marocchino dei suoi occhi. Padre autoritario ed esigente, con la vita programmata per ognuno dei suoi figli. Famiglia più che presente, onnipresente e numerosa come poche.

Di solidi valori morali e di un amore incondizionato, quasi soffocante. E così, uscito da giurisprudenza e convolato a nozze con lo studio notarile di famiglia, Nicholas Arrison, si fa strada nel mondo, sfogando il suo Io (vagamente represso), su tutte le donne single (e non) di Manhattan, fermamente convinto che, tutte le donne, sono geneticamente attratte dagli Stronzi. Volendo potrei fermarmi a questo incipit dal sapore di amara incompatibilità e con il retrogusto di preannunciato disastro, già, potrei, ma… il divertimento dove sarebbe? Clary, (così conosciuta da amici e parenti), con un invito scintillante al Black and White in pieno centro, si fionda nel primo taxi giallo e si tuffa in quella che, preannuncia essere, la notte più fredda dell’anno. Umore: a tremila, ha appena saputo che potrà curare la mostra di uno dei suoi artisti preferiti, avendo la piena responsabilità dell’organizzazione dell’evento. Conseguenza ovvia: andare a massacrarsi i piedi tutta la notte nelle sue nuove Manolo, tentando di rimorchiare un avvenente figlio di papà. Una volta arrivata al B&W, si fionda sicura e sexy verso il tavolo, intelligentemente prenotato dalle sue più care e vecchie amiche, facendosi largo tra la folla e ostentando la sua intrigante mise: un Valentino nuovo di zecca con scollatura vertiginosa sulla schiena, quasi da lasciar intender… be’, ok, diciamoci la verità, quel vestito, non lascia grande spazio all’immaginazione.

<< Ehi Clary, ma sei una favola e finalmente sei arrivata, ora si che possiamo iniziare la serata. >>

Amanda, una delle sue persone preferite in tutto il mondo, le sorride e la invita ad accomodarsi, lasciando che butti giù qualcosa alla vodka di particolarmente inebriante. Le ragazze sedute a quel tavolo, non ci tengono a restare ferme, così trascinandosi una dopo l’altra, si gettano nella mischia e fra risate e provocazioni, iniziano a dare un senso a quella serata. Dall’altro capo della festa, un giovanotto in camicia bianca e jeans attillati, sta guardando, completamente rapito dai suoi movimenti, la ragazza con il vestito nero e la scollatura pronunciata, cercando di immaginare tutto il resto. Lei e bella e sicura di sé, tanto da non distogliere lo sguardo di quel ragazzo che non riesce a toglierle gli occhi di dosso da circa venti minuti e…. BOOM, la scintilla è inevitabile fra quei due , così lui, dopo aver ammiccato verso i suoi amici e abbozzato qualcosa con le labbra, beve l’ultimo goccio di rum e si spinge sicuro verso quella che, per lui, non è altro che la svolta di quella noiosissima serata. I suoi amici se la ridono, nessuna gli resiste, già pregustano i particolari scabrosi della sua ultima conquista. Nicholas non ha riserve, si avvicina a Clary furtivamente ma certo di non sbagliare, ed è proprio quella sicurezza (e ovviamente qualche drink di troppo), che lasciano Clary senza troppe difese e la fanno sciogliere in fretta. Senza nemmeno presentarsi quei due non smettono di attrarsi e respingersi, senza concedere né troppo, né troppo poco e lei si lascia guidare senza troppo giri di parole, ma qualcosa lui le sta dicendo all’orecchio, qualcosa di dolce e vagamente morbido, come una camicia da notte di seta appena comprata. Clary fa un cenno ad Amanda la quale, si assicura che la sua amica non sia troppo ubriaca da non capire la situazione.

Dopo quel cenno rassicurante, entrambe riprendono le loro postazioni, Amanda sulla pista e Clary fra le braccia di Nicholas.

<< Ma dove mi stai portando? >>

<< Ho voglia di stare un po’ con te, non dirmi che non ti va, perché non si accettano risposte negative. >>

Clary sa perfettamente che le braccia intorno alla sua vita e i suoi occhi intesi su di lei, lasciano poco spazio all’immaginazione su cosa sarebbe successo da lì a poco, ma per una volta sembra non interessarle, per una volta si lascia andare, proprio come quando era libera, con pensieri leggeri e tutta la vita davanti, lei ha quella notte, si è concessa quella notte soltanto per tornare ad essere quella che era un tempo. Così si lascia trasportare dall’ebbrezza di quel momento e mentre sale sulla sua macchina (bella da togliere il fiato, per inciso), si concede di essere immatura e giovane, come non le capitava da tanto, troppo tempo. Per tutto il tragitto lui tiene la mano sulla sua gamba e ad ogni semaforo la guarda quasi come rapito da ogni suo particolare, come se le luci del locale, avessero reso tutta quella bellezza, troppo e ingiustamente sfocata. Quando arrivano al suo appartamento, Nicholas, la fa scendere e la tira a sé, baciandole il collo ed esplorando delicatamente il suo corpo. Clary non può fare a meno di sorridergli maliziosamente e irresponsabilmente, non ha neppure idea di come si chiama il tizio terribilmente sexy che l’ha rapita quella notte. Una volta saliti e aperta la porta lei si stacca cautamente da lui e si leva le sue Manolo, per restare a piedi scalzi, gironzolando distrattamente, come una bambina, fra le sue cose. Lui, ancora sulla soglia della porta, la guarda incantato da tanta sinuosità, in effetti, non ha mai visto niente di più bello aggirarsi in quell’appartamento, eppure di cose belle, ne sono successe tra quelle quattro mura. Poi Clary si ferma e si sistema sul suo divano, infine lo guarda invitandolo a raggiungerla, lei è consapevole che, presto, avrebbe sentito ancora più forte quel brivido lungo la schiena che, aveva avvertito fin da quando lui, lei aveva posato i suoi occhi addosso. Aveva un non so che di ribelle e infelice in quegl’occhi, poteva chiaramente distinguerlo, ma era irresistibile con quell’aria un po’ trasandata e impaziente di scoprire qualcosa di lei. Lui la raggiunge sul suo divano e per la prima volta, da quella sera, la guarda davvero negli occhi e non capisce perché, ma sente una vaga nota di scrupolo a pensare che, lei sarà solo un’altra, una delle tante, così dalla sua bocca, esce qualcosa che non si sarebbe mai sognato di dire, ma che viene fuori in modo semplice.

<< Sei sicura di volerlo? Posso riaccompagnar…. >>

Ma Clary non lo lascia finire, lo tira a sé e lo bacia con trasporto, senza dire una parola e lui inizia a prendere coscienza della forza di quella ragazza apparentemente ingenua, seduta di fronte a lui, ma che sembrava volerlo come forse non gli era mai capitato di capire. E per quella notte lui scoprì i suoi lineamenti delicati, pronunciati nei punti in cui lui amava di più e che lo stavano facendo impazzire e lei scoprì qualcosa di lui che non aveva mai provato prima, la loro intesa era come una droga di purissima qualità e si amarono, per una notte che sembrò spazzare via, una serie di avventure di una vita. Quando lei si svegliò perfettamente incastrata nel suo corpo, capì che lui stava dormendo e gli tracciò i contorni del viso con le dita della mano, come a volersi ricordare tutto di quella notte. Lui aprì lentamente gli occhi e la guardò, come se non l’avesse ancora davvero vista. Entrambi si sorrisero e poi si tirarono su, infine lei disse qualcosa che non aveva niente a che vedere con quello che era appena successo, tanto da sorprendere letteralmente Nicholas.

<< Ti va se cucino qualcosa? Mi è venuta fame. >>

Lui si alzò sorridendo fra sé e sé, conscio che, per una volta, forse, non avrebbe dovuto affrontare la solita conversazione strappalacrime su: chi siamo, che abbiamo fatto, che cosa significa, ci sposiamo domani? Lei prese la sua camicia e ancora a piedi scalzi si diresse verso la cucina e iniziò a manovrare padelle e ingredienti, cercando come una matta ciò che le serviva, lui la raggiunse e si sedette di fronte a lei, osservando i suoi movimenti, sembrava così piccola, come una bambina in un negozio di giocattoli. Poi lei iniziò a canticchiare qualcosa e lui sorrise perché, aveva permesso a quella strana ragazza di preparargli la cena/colazione, il che, sembrò non creargli i soliti problemi di confini e spazi personali inviolabili. Lei si muoveva e canticchiava e ballava, faceva le giravolte preparando pancake, sorridendogli ogni volta che lui la guardava, infine si sistemarono sul divano e iniziarono a conoscersi, un po’ più che fisicamente.

<< Ah cavolo! >> << Che c’è? >> << Non ho idea di come ti chiami. Questa si che è nuova. >>

Lei lo guardò un istante, continuò a mangiare il suo pancake e poi gli disse.

<< E’ davvero così importante? Non credi che un po’ di mistero non guasti? Potremmo essere chiunque stanotte, solo per stanotte, ti va? In fondo volevamo divertirci e questo non implica un reale legame, non siamo obbligati a conoscerci davvero, potremmo inventarci qualsiasi cosa, domani probabilmente nessuno dei due se lo ricorderà. Anzi, ancora meglio, inventati qualcosa, ma, attento, una delle cose che mi dici, deve essere vera e semmai un giorno io, capissi qual è, sapremmo inevitabilmente quello che va fatto e probabilmente ci sposeremo, avremo dei figli e tu una macchina da urlo, be’ ok, quella che l’ha già, allora una bella casa al mare dove vivere tutti felici e contenti. >> Lui la guardò un po’ stranito, ma non poteva fare a meno di sorridere a quella strana proposta, poi istintivamente allungò un braccio e le porse la mano.

<< Bene, allora ciao, sono un ragazzo che ha avuto una fortuna incredibile, ereditando una mucchio di soldi dopo la morte dei suoi genitori e che non ha fatto altro che sperperarli da allora, sono privo di passioni, se non per la mia musica, della quale mi occupo costantemente. Sono uno stronzo e non ho mai dormito con una ragazza. >>

Clary lo guardò quasi esterrefatta, con un pezzo di pancake ancora in bocca, poi si ricompose, si mise a sedere dritta, incrociando le gambe, e poi iniziò la sua storia.

<< Bene, ciao, io sono una ragazza come tante altre, sono sempre stata uno spirito libero, ma da quando ho iniziato a studiare al college arte, mi sono presa una pausa, non ho mai conosciuto mio padre, non so nulla di lui, se non l’importo degli assegni che mi fa arrivare e che mia madre, spende deliberatamente tra feste ed eventi mondani vari. Stasera ero al B&W perché festeggiavo una grossa promozione, ho ottenuto di poter organizzare la mostra di Louis Michelle, che è il mio artista preferito. >>

Ci fu un minuto lunghissimo di silenzio, carico di tensione, infine entrambi si guardarono e scoppiarono a ridere di gusto. Da quel momento, archiviate le “false identità”, si rilassarono e si godettero il resto di quella notte, che lentamente stava lasciando il posto ad una nuova alba. Nicholas si addormentò alle prime luci di un nuovo giorno e Clary ne approfittò per andarsi a fare una doccia veloce, ma mentre si godeva quel momento di pace, le arrivò una telefonata e si precipitò fuori dal bagno, in cerca dei suoi vestiti sparsi per tutto l’appartamento. Capì, dai respiri meno pesanti, che Nicholas si stava per svegliare, ma non avrebbe mai saputo dare una spiegazione decente alla sua fuga, così si limitò a guardarlo un ultima volta e a correre fuori dal suo appartamento. Pochi minuti dopo, Nicholas aprì gli occhi, cono uno strano sorriso sulle labbra, ma quando si riprese, si tirò su di scatto e si guardò intorno, preoccupato che lei fosse ancora lì, in attesa di spiegazioni sul significato di quella notte. Ma di lei non c’era più traccia, per un attimo si sentì sollevato, così si alzò e si preparò per andare a lavoro, ma in procinto di uscire, qualcosa attirò la sua attenzione proprio vicino alla porta d’ingresso. Rossa, lucida e sottile, una Manolo di quella strana ragazza, se ne stava comodamente sdraiata sul suo pavimento, giusto in tempo per ricordargli che splendida notte aveva passato, giusto in tempo per fargli sentire la sua mancanza. Raccolse la scarpa e la guardò un istante, sorridendo, poi la ripose su una mensola, accanto alla foto della sua famiglia e fra sé e sé pensò che, in fondo, quella strana ragazza non era altro che l’ennesima Cenerentola, con tanto di sogni da far diventare realtà. Con quel pensiero in testa uscì e cominciò la sua giornata.

Five months later

<< Nicholas ti vuoi muovere con quelle pratiche? Non ho tutto il giorno. >>

<< Arrivo papà, scusami, mi sono distratto. >>

<< Non c’è bisogno che tu me lo faccia notare, ultimamente sei sempre distratto, comincio a pensare che dovresti prenderti una vacanza, hai sempre la testa per aria, ma che diavolo ti succede?>>

Nicholas ci pensò su, ma evitò lo sguardo severo di suo padre, poi cambiò rapidamente discorso, perché non aveva assolutamente voglia di parlare di cosa gli passasse per la testa. Non aveva fatto altro che pensare a lei per tutto quel tempo, da quella notte aveva avuto un’avventura più insignificante dell’altra, sperando di trovare in una di quelle ragazze, qualcosa che gli facesse provare le sensazioni che gli aveva fatto provare lei. E così aveva piantonato spesso il B&W sperando di ricontrarla, ma in cinque mesi, non l’aveva rivista neppure una volta e questo lo stava facendo impazzire come poche cose in vita sua. Gli amici lo prendevano in giro, la sua famiglia non lo riconosceva più, era come se lei fosse diventata la sua dolce ossessione. Andava a letto con i suoi occhi per la testa e il suo profumo sembrava ancora essere lì, ma di lei, non gli era rimasto che quella scarpa rossa e la consapevolezza della stupidità di non averle chiesto neppure il suo nome. Come avrebbe potuto rivederla? Avevano parlato di tutto quella notte, ma quando si era trattato di entrare nel personale, si erano volutamente celati dietro altre identità, cominciava a maledire quel giochetto che gli stava impedendo di rivederla ancora una volta. Non faceva altro che andare a correre per cercare di scaricare i nervi, quella situazione lo aveva impantanato, non riusciva a viversi le cose come aveva sempre fatto prima di incontrarla e questo lo rendeva costantemente nervoso e irritante. Una mattina, mentre faceva il suo solito giro, i suoi soliti chilometri, un cartellone pubblicitario attirò la sua attenzione. Era la sponsorizzazione della mostra di un artista, Louis Michelle e lui non potè credere di non averci pensato prima. Doveva essere quella la cosa vera che lei gli aveva detto, quello era stato il vero motivo della sua presenza al B&W quella sera, lei organizzava davvero le mostre di quel tizio e non trovò cosa più semplice che andare lì per poterla rivedere, anche se forse lei non si sarebbe ricordata di loro due, poteva essere successo di tutto in quei cinque mesi, questo lui doveva metterlo in conto. Due giorni dopo si preparò e chiamò un taxi per l’Art Museum, col cuore in gola e i battiti a mille, odiava che fosse una ragazza a metterlo così in ansia, ma allo stesso tempo, sentiva che quell’eccitazione era giusta, perfetta.

Quando entrò, con lo sguardo, tentò disperatamente lei, ma nessuna delle ragazze presenti, sembrava ricordarla anche lontanamente. Si scolò sei bicchieri di champagne e si sorbì la pesantezza di quella lunga serata. Si convinse che, probabilmente, si era sbagliato e che lei, magari, aveva visto lo stesso cartellone cinque mesi prima e lo aveva usato come spunto per creare la sua identità. Mentre era completamente ingarbugliato fra i suoi pensieri, una mano prese la sua e lui venne distolto dal suo interminabile soliloquio. Quando si girò a guardare quelle mano, la vide, la strana ragazza era proprio lì, accanto a lui e lo stava prendendo per mano, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, lei lo trascinò fuori, cercando di nascondere la sua euforia, poi una volta alla prese con l’aria fresca, lei gli lasciò la mano e si appoggiò al muro dell’edificio e lo guardò, proprio come aveva fatto quella notte al locale, cercando di attirare completamente la sua attenzione.

<< Insomma mi hai trovata, bravo. >>

Lui cercò di riprendersi dall’assurdità di quel momento, cercando di trovare qualcosa di figo da dire.

<< Diciamo che c’ho provato, ho visto un cartellone di questo tizio e ho pensato che questa, forse, era la tua cosa ve… >>

Ma Clary non gli lasciò finire la frase, gli si avvicinò e gli poggiò una mano sul petto, poi avvicinò lentamente la bocca alla sua e si fece assaggiare nuovamente, come se fosse il loro primo bacio. Lei aveva ancora lo stesso sapore caldo e avvolgente, come se avesse potuto riconoscerlo fra altri mille. Quando lei si staccò lui aveva ancora gli occhi chiusi, come se cercasse di ricordare quel sapore, il suo sapore.

<< Allora, è così? E’ questa la tua verità?>>

Lei lo guardò un solo lungo istante, con quel sorriso malizioso, e poi gli sussurrò all’orecchio:

<< Tutto quello che ti ho detto era vero. >>

Lui prese a fissarla come se non l’avesse mai tenuta fra le braccia, come se non fosse mai stata sua, poi si mise le mani in tasca e abbassò lo sguardo.

<< E invece tu? Dimmi qual è la tua verità? >>

Lui esitò un momento, poi la prese fra le braccia e la lasciò aderire al suo corpo perfettamente, infine le disse.

<< Che sono uno stronzo perché non ho mai dormito con una ragazza. >>

Lei gli sorrise e lo baciò di nuovo con più leggerezza, ma anche con più trasporto, lo stesso che li condusse nuovamente a casa sua. Quando entrarono lei notò qualcosa di familiare vicino ad una foto di famiglia e così lo stuzzicò.

<< Sbaglio o mi devi qualcosa? >>

Lui guardò prima lei, poi la scarpa e poi di nuovo lei, infine prese la Manolo dalla mensola e si avvicinò a Clary che, con le gambe accavallate, si era già sistemata sul divano. Lui si inginocchiò e le porse la scarpa rossa, lei contrasse il viso, ma non sembrò spaventata, solo in attesa, infine le accarezzò una gamba e le porse la sua Manolo.

<< Mi sembrava che avessimo un patto, tu ed io. >>

Le si illuminò il viso e spalancò i suoi grandi occhi nocciola.

<< E allora che aspetti? Sposami no? >>

E così, Nicholas le infilò la Manolo al piede e la sposò, lui le comprò davvero una casa al mare, ma niente carrozza per loro, solo una meravigliosa porsche decapottabile, del resto,ognuno si scrive la sua favola no?

Fabiola Danese



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :