Corre l’anno1595 é autunno inoltrato ed a Londra fa molto freddo, il giovane William esce di casa come se avesse un appuntamento. E’ il pomeriggio tardo di un qualunque giovedì, ma sembra notte fonda…L’ insegna della taverna La Sirena sbatte violentemente contro il sottotetto della bassa costruzionedi legno e pietra intonacata dalla quale pende e sembra quasi che voglia richiamare la clientela che certo non le manca. Gli avventori sono una pletora disomogenea di uomini e donne ( di malaffare) che bevono, ridono e scherzano senza misura. Ad un tavolo siedono quattro giovani vestiti decorosamente, ad un certo punto la porta d’ingresso del locale si apre cigolando, ma chi lo nota!?! E’ proprio Will,come lo chiamano gli amici seduti a quel tavolo. Sono tutti scrittori o aspiranti tali e quasi tutte le sere si radunano in quel paradiso di leccornie e libagioni soprattutto, per discutere di tendenze letterarie e trame di commedie,per parlar male di questo o quello scrittore e per ridere, bere e mangiare fino allo sfinimento. William ama quel posto, è il suo rifugio dalle brutture del mondo, un conforto fatto di odori di arrosto e zuppa di fagioli, di crostoni abbrustoliti e dolci allo zenzero. “Finalmente la mia Giuliettaha giurato eterno amore al suo Romeo con buona pace di quel babbeo di Paride”.. “beviamoci su! Oste, cinque Metheglin a questo tavolo di sognatori..” e giù risate matte. Poteva durare per ore e mentre le parole fluivano rapide e i motti più arguti e pungenti si ammorbidivano e correvano leggeri e poi sempre più grevi e sboccati grazie al potente elisir, al nettare meraviglioso, nella mente di Will, Mercuzio sussurrò con ritmo incalzante il suo “extravagante” monologo sulla regina Maab…Le portate ora si susseguono rapidamente… epensare che già da soli i crostoni di Jack sarebbero bastati!!!
In effetti in questa famosa taverna si mangiava moltobene, ma il menù, come possiamo immaginare, era molto rustico.Tanto per accennare ad alcuni dei piatti più prelibati, sulla tavola degli avventori potevamo trovare il Coniglio al prezzemolo oppure il Pasticcio di carne e verdure o ancora la Minestra alle mele, ma vorrei proporvi questa ricetta facile facile, sostanziosa e molto autunnale
Crostoni del taverniere* 7 uova fresche, 100 g di pancetta, 3 cucchiai di formaggio di pecora 6 fette di pane casereccio, semi di finocchio, rucola selvatica 1 spicchio d’aglio , olio, sale
Come prima cosa rosolate la pancetta tagliata a dadini con poco olio extra vergine d’oliva. Intanto sbattete le uova con il formaggio di pecora (o per chi non lo amasse il classico parmigiano o grana), i semi di finocchio, poco sale e del pepe. A metà cottura aggiungete la rucola tritata finemente e lasciate rassodare non girando la frittata, ma coprendo con un coperchio e lasciando andare a fuoco lento. Servite ben caldo su crostini di pane casereccio sul quale avrete strofinato un po’ d’ aglio.
La ricetta è strepitosa, se poi servirete i crostoni vicino ad una crema di zucca, avrete la più succulenta cena d’autunno che sisia mai vista.A presto. Linda. * Ricetta tratta da "In taverna con Shakespeare" di Roberto Carretta.