Il Nostro era un curioso che amava l’Italia (c’è chi dice che avesse avi italiani) e sicuramente conosceva a fondo l’Orlando Furioso che era stato tradotto in inglese ed era molto diffuso tra i letterati e gli uomini di cultura del tempo e che per tutti fu fonte inesauribile di ispirazione, una sorta di regesto del fantastico. William conosceva molto bene anche la novellistica del ‘500 italiano, tra cui la celeberrima novella di Giulietta Cappelletti, scritta da Luigi da Porto e poi rielaborata dal Bandello tanto per dirne una, ma non gli era meno chiara la situazione a Venezia. Se pensiamo a quanto era difficile viaggiare a quel tempo senza correre rischi mortali, immaginiamo quale attrattiva potessero avere delle storie che ripercorrevano in lungo e in largo l’Europa, facendo sognare gli spettatori che affollavano il Globe Theatre dove la compagnia shakespeariana recitava stabilmente!Will lo sapeva e non si stancava di scrivere, correggere, fare ricerche e come vi accennavo, particolare attenzione fu dedicata ai medicamenti, alle erbe e pozioni che ammantano di mistero e regalano un che di torbido alle sue commedie e tragedie, fermo restando che Shakespeare mai si intendette di erboristeria…
Curisando tra i siti, ho trovato un testo di riferimento nel volume di Lucia Crovella Filtri, "Pozioni,veleni e incantesimi nel teatro di Shakespeare"dovesi tratta di questo e molto altro… forse varrebbe la pena andare a curiosare tra le pagine di questo libro per conoscere meglio un aspetto tanto stimolante dell’immaginario letterario tra ‘500 e ‘600. Io credo che farò un salto in libreria!Adesso a furia di parlare di erbe mi è venuta voglia di una “ pozione” ai frutti di bosco e a voi?
Che il mistero vi sia d’ispirazione …a presto. Linda






