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Le somiglianze tra Germania e Cina, tratto da www.stratfor.com

Creato il 14 dicembre 2014 da Conflittiestrategie

Styled_logoLe somiglianze tra Germania e Cina

[traduzione della Redazione da: The Similarities Between Germany and China|Stratfor]

Sono tornato lo scorso fine settimana da un viaggio di un mese sia in Asia orientale che in Europa. Ho scoperto tre cose: primo, gli europei erano ossessionati dalla Germania e preoccupati per la Russia. Secondo, gli asiatici erano ossessionati dalla Cina e preoccupati per il Giappone. Terzo, visitare sette paesi dal Pacifico all’Atlantico in 29 giorni porta ad uno stato unico di coscienza, in cui l’unico colore è il grigio e conoscere il numero della tua camera d’albergo nella tua città attuale, rispetto a quello di due città prima, è una conquista.

Il mondo non sta diventando più piccolo. Non vi è alcun volo diretto dagli Stati Uniti a Singapore e mi ci sono volute 27 ore di viaggio per arrivarci. C’è un volo diretto da Monaco a Seul, ma da quando sono partito a Parigi quel viaggio ha preso circa 17 ore. Considerato quanto Magellano ci ha impiegato a circumnavigare il mondo, e il fatto che è stato ucciso nelle Filippine, non ho alcuna motivo per reclamare. Ma il fatto è che la velocità del viaggio globale si è stabilizzata, così come il sistema economico globale. C’è un senso generale di pericolo in Europa e in Asia. Non c’è intesa comune su ciò che il pericolo sia.

Ero a Seoul la scorsa settimana, quando la notizia di una possibile ondata di crisi europee ha iniziato a diffondersi, e sono emerse indicazioni che la Germania potrebbe modificare il suo punto di vista sull’austerità. E’ stato sorprendente quanto poco questo sembrava riguardare alti funzionari e dirigenti d’azienda. Ero nella Repubblica Ceca quando le manifestazioni sono scoppiate ad Hong Kong. I cechi hanno visto questo come un evento lontano su cui avevano opinioni, ma che era improbabile che li riguardasse indipendentemente dall’esito.

Si è parlato molto della globalizzazione e dell’interdipendenza da essa derivata. C’è chiaramente molto di vero nel sostenere che ciò che accade da una parte del mondo incide sul resto del mondo. Ma ciò semplicemente non era evidente. Le estremità orientale e occidentale del continente eurasiatico sembrano vedere l’un l’altro come attraverso la parte sbagliata di un telescopio. Ciò che è vicino è importante. Ciò che è lontano è un problema di qualcun altro lontano.

Germania e Cina come centri economici

Vi è simmetria in questa visione. L’Europa è preoccupata della Germania e l’Asia della Cina. In alcuni fondamentali aspetti questi paesi hanno molto in comune. La Cina è la seconda più grande economia del mondo. La Germania è il quarto più grande esportatore al mondo. Entrambi i paesi sono al centro di blocchi commerciali regionali – formale quello della Germania, informale quello della Cina. Entrambi commerciano su scala mondiale, ma entrambi hanno anche una speciale e reciproca dipendenza dalle loro regioni. Cina e Germania dipendono entrambe dalle loro esportazioni. Le esportazioni della Germania sono state pari al 51% del proprio prodotto interno lordo, o circa 1,7 miliardi di dollari, nel 2013, secondo la Banca Mondiale. Le esportazioni cinesi sono pari 23,8% di un PIL maggiore, ovvero circa 9,4 miliardi dollari.

I due paesi al centro dei rispettivi sistemi regionali sono stati esportatori estremamente efficienti. Gli Stati Uniti, al confronto, esportano solo il 14% del loro PIL. Ma è proprio questa capacità di esportare che rende sia la Germania e che la Cina vulnerabili. Entrambi hanno creato sistemi di produzione che superano la loro capacità di consumo. Per la Germania, l’aumento del consumo può essere solo marginalmente efficace perché sta già consumando quasi al massimo della capacità. Per la Cina, vi è più domanda, ma gran parte di essa risiede nel quasi un miliardo di persone che non hanno potere d’acquisto per i beni che la Cina produce per il mercato regionale e globale. La società della Cina vive su una ripida scogliera. In cima al precipizio c’è una minoranza che può acquistare beni. In fondo alla valle sono coloro che non possono – e anche non possono facilmente scalare la parete. Così, come per la Germania, la domanda effettiva della Cina non può assorbire le sue esportazioni.

Pertanto, la sostenibilità economica per Germania e Cina dipende in gran parte dal mantenimento delle esportazioni. Non importa quanto esse importino, le loro esportazioni mantengono l’ordine sociale interno, fornendo una fonte significativa di posti di lavoro da subito, piuttosto che in qualche scenario futuro che implichi il riequilibrio delle forza lavoro. Per la Germania, che ha ricordi di una massiccia dislocazione sociale negli anni ‘20, mantenere la piena occupazione colpisce il cuore dell’ordine sociale del paese. Per la Cina, il cui Partito Comunista è stato influenzato dal sorgere di disoccupati a Shanghai nel 1927, mantenere la piena occupazione è un baluardo a difesa del governo. Entrambi i paesi guardano la disoccupazione non solo in termini economici, ma anche in termini di stabilità sociale e di sopravvivenza del governo. Pertanto, le esportazioni non sono semplicemente un numero, ma il fondamento di ogni paese.

Limiti di un modello economico

Il problema con una economia basata sulle esportazioni è che l’esportatore è ostaggio dei suoi clienti. Il benessere della Cina e della Germania dipende non solo dal modo in cui gestiscono le loro economie, ma da come i loro clienti gestiscono le proprie economie. Se l’economia del cliente fallisce, il cliente non può comprare. Non importa se il problema è un fallimento della politica o di un rallentamento congiunturale – l’esportatore pagherà un prezzo. Sia la Germania che la Cina risiedono in questa posizione precaria.

Germania e Cina hanno a che fare con il fatto che gli appetiti dei loro clienti per i beni sono in declino – sia a causa della concorrenza dei prezzi che del declino economico. L’Europa è in crisi economica. L’Europa meridionale soffre di una massiccia disoccupazione e il resto d’Europa sta vivendo un rallentamento della crescita economica, nessuna crescita, o anche un declino. La domanda in questo mercato è essenziale per la Germania ed è difficile mantenere la domanda in queste circostanze. Non sorprende, quindi, che l’economia tedesca sembri muoversi verso la recessione.

Il problema della Cina è differente da quello della Germania. La crisi finanziaria globale del 2008-2009 ha decimato il settore delle esportazioni di fascia bassa della Cina. La crisi ha fermato il boom decennale delle esportazioni a basso costo che il governo cinese ha mantenuto in vita ben oltre la sua durata naturale attraverso anni di sistematica repressione dei salari e sovvenzioni dispendiose, sia dirette che indirette, per i produttori. Come conseguenza della crisi, la quota di PIL della Cina legata alle esportazioni è crollata quasi da un giorno all’altro, dal 38% del 2007 a poco meno del 24% ora. Questo crollo ha costretto Pechino a mantenere l’economia in vita attraverso la massiccia espansione degli investimenti pubblici in abitazioni e infrastrutture. Il boom immobiliare sta mostrando segni di aver fatto definitivamente il suo corso.

Pechino ripone le sue speranze, in parte, su una ripresa della forza dell’export manifatturiero – non di merci a basso costo, a basso valore aggiunto che una volta erano il pilastro del paese, ma sempre più del tipo di beni a valore aggiunto offerti da economie d’esportazione più avanzate come Corea del Sud e Germania. Tuttavia, questa evoluzione è un obiettivo a lungo termine, non uno che possa essere realizzato in uno, due o anche cinque anni. Nel frattempo, Pechino lotterà per mantenere una crescita stabile e alta occupazione a fronte di un settore di esportazione a basso costo anemico, di una bolla immobiliare sgonfiata, di un men che robusto consumo interno e di servizi inadeguati e settori manifatturieri ad alto costo.

I partner regionali di Cina e Germania non possono, a lungo andare, beneficiare del potere di esportazione tedesco e cinese. E’ interessante il fatto che, in generale, tutti temono l’importante riaggiustamento che potrebbe essere in arrivo. Il potere e la capacità della Germania di inondare i mercati sono visti a livello regionale come problemi che devono essere corretti. Allo stesso tempo, i partner commerciali regionali della Germania capiscono l’instabilità che il riaggiustamento porterebbe e sono contenti, in particolare tra le comunità aziendali e finanziarie, di mantenere l’ordine attuale con la Germania al centro. Lo stesso si potrebbe dire per la Cina. Quando ho parlato di debolezza della Cina, non vi era più alcuna resistenza all’idea rispetto a qualche anno fa. Allo stesso tempo, nessuno era ansioso di vedere un cambio della guardia. Le parti occidentale e orientale dell’Eurasia erano ognuna costruite intorno al potere di un singolo paese: la Germania ad ovest e la Cina ad est. Ogni regione comprende il prezzo economico che paga per il potere tedesco e cinese, e ogni regione capisce che facendo perno attorno a questi due paesi fornisce un elemento di stabilità.

Le variabili in Asia orientale ed Europa

Un altro jolly esiste in ogni regione. In Europa è la Russia. In Asia orientale è il Giappone. La Russia è già attiva nell’affermarsi. Non sta sfidando la potenza tedesca, poiché non è un concorrente industriale con le esportazioni tedesche. Piuttosto, il paese è un esportatore di energia necessaria per la Germania e per l’Europa, ed è una significativa, anche se regionale, potenza militare. In Europa orientale, dove ho viaggiato, la discussione spesso si accese sulla questione se la Germania e la Russia avessero raggiunto una sorta di accordo segreto che stava giocando intorno alla crisi Ucraina. Se esiste un accordo, allora la regione dovrà ballare al ritmo di Mosca-Berlino. Se non c’è accordo, allora nessuno vuole vedere la Germania destabilizzarsi. Ma c’è anche l’impressione che non ci sia nulla da fare al riguardo.

In Asia orientale, c’era anche la sensazione che il Giappone stia rivedendo il suo pacifismo del dopoguerra e si prepari a prendere un ruolo militare più attivo nella regione. Le preoccupazioni circa la rimilitarizzazione giapponese erano molto meno visibili a Singapore che in Corea e non è una schiacciante preoccupazione ovunque. Ma c’era ancora la sensazione che la Cina stia entrando in una fase economicamente imprevedibile, anche socialmente e politicamente. Tutte le incursioni del Giappone tra le piccole isole a Est della Cina potrebbero far presagire mosse più aggressive. Il mio punto di vista – che la Cina non sia così militarmente all’altezza come potrebbe sembrare – veniva subito riconosciuto e liquidato. Nella regione, i rischi non possono essere presi. Il Giappone è stato visto come il jolly. Ancora la terza economia al mondo, già con un sostanziale establishment militare, il Giappone potrebbe trovare necessario essere un contrappeso alla Cina. C’è tanto entusiasmo per questo in Asia orientale come c’è per l’aggressività russa in Europa.

Vedere entrambi i lati dell’Eurasia

Un viaggio in Asia orientale ed Europa mi ha permesso di vedere due cose che non ho mai notato abbastanza in precedenza. La prima è la simmetria tra le due estremità dell’Eurasia. Entrambe sono costruite intorno ad un forte potere di esportazione che è ora in acque molto pericolose. Nessuna potenza d’esportazione è amata nella sua regione d’origine, ma pochi partner commerciali regionali sono desiderosi di affrontare i rischi che l’instabilità potrebbe portare. E in ogni regione c’è un attore appena fuori fase che sta flettendo i suoi muscoli e potenzialmente cambiando il modo in cui il gioco regionale si svolge.

La seconda cosa che ho notato, che non credo avrei visto senza volare prima a Singapore, poi in Europa e poi in Corea del Sud, è il grado in cui le due estremità dell’Eurasia sono disaccoppiate. Si parla di interdipendenza globale ed è vero. Ma mentre, a prescindere dalle dinamiche economiche, ogni regione è intellettualmente consapevole di ciò che sta accadendo dall’altra parte dell’Eurasia, ciascuna vede l’altra come lontana e alla fine estranea alle sue preoccupazioni. Essi sono consapevoli l’uno dell’altro, ma non preoccupati reciprocamente, perché ciascuna regione svolge il suo proprio gioco. Ciò che rende questo paradossale è quanto simili siano i due giochi.

La questione principale di cui la gente su entrambi i versanti dell’Eurasia chiedeva è stata: “Gli Stati Uniti che cosa si apprestano a fare?” Mi è stato sempre chiesto del declino degli Stati Uniti e poi, nella frase successiva, ciò che essi dovranno fare in Ucraina, Iraq o Cina meridionale e nei mari orientali cinesi. C’è l’impressione che l’Europa e la Cina siano molto distanti, ma gli Stati Uniti si trovino nelle vicinanze. C’era anche la frustrazione che gli Stati Uniti non siano pronti a svolgere ruoli che servirebbero gli interessi di queste regioni e invece insistano nel perseguire ciò che è visto come un suo interesse sciocco. E’ stato bello sentire questo, mi ha assicurato che il mondo non è completamente disaccoppiato.

La distanza sembra disconnettere le persone. Il denaro può fluire in millisecondi, e i voli possono essere realizzati in (troppe) ore, ma le vite umane sono costruite attorno a ciò che si trova nelle vicinanze e quindi familiare. Ogni regione si vedeva come unica. Avrei potuto essere sorpreso da quanto hanno in comune e quanto i destini di Europa e Asia potrebbe essere simili. Ma ho la sensazione che, nonostante tutto ciò che diciamo su un piccolo pianeta, somigliarsi non è lo stesso che essere interconnessi.


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