LE SORGENTI DEL DUMRAK, di Massimiliano Prandini, Gabriele Sorrentino, Marcello Ventilati, Simone Covili, Sara Bosi
Edizioni Domino, 239 pagine, € 15,00
Genere: high fantasy
Giudizio: 3,5/5
"Le Sorgenti del Dumrak" è il primo volume di una trilogia fantasy composta dal collettivo di scrittura Xomegap.
Il mondo di Finisterra è diviso in due parti: l'impero di Addoneis e il regno di Vuòs. Entrambi sono minacciati da un vecchio nemico, il popolo dei Seti, che dalle foreste oltre le sorgenti del fiume Dumrak sembra intenzionato a invadere Finisterra.
Per scongiurare il disastro gli eredi delle due casate si recano a consultare gli spiriti degli antichi Eroi. Questi suggeriscono loro di recarsi alle sorgenti del Dumrak per ritrovare un manufatto, la Ruota della Rinascita, che potrà riportare in vita un antico esercito maledetto.
Idealmente il romanzo è suddiviso in due parti: la prima, un po' noiosa, in cui accade tutto quello che vi ho appena raccontato; e la seconda, decisamente più vivace, in cui il gruppo di personaggi si restringe a cinque e nella quale viene narrato il viaggio verso la Ruota della Rinascita, tra templi e tombe da esplorare che mi hanno ricordato tantissimo le ambientazioni di Tomb Raider.
Il romanzo è strutturato secondo cinque punti di vista differenti, suddivisi tra i vari capitoli, ognuno curato, immagino, da uno degli autori.
Partendo dalle cose buone, la trama non è affatto scontata, così come i personaggi non sono stereotipati. Si comportano in modo diverso da come il lettore potrebbe aspettarsi, e questo mantiene abbastanza vivo l'interesse.
Prendiamo ad esempio gli spiriti degli Eroi, che sono effettivamente i fantasmi di uomini che hanno compiuto imprese gloriose e a cui gli dei hanno perciò concesso in dono di restare sulla terra, su un'isola alla foce del fiume.
Il lettore (e anche i personaggi stessi, in realtà) si attende la descrizione di un luogo idilliaco, con anime illuminate di grandi saggi, e invece gli spiriti degli eroi sono esattamente ciò che erano in vita, ossia cafoni burberi tutti muscoli e niente cervello secondo la tradizione dei migliori barbari dell'heroic fantasy.
Altra cosa buona è che il libro è scritto bene dal punto di vista grammaticale, con la punteggiatura e tutto il resto al suo posto (a parte un "centravano" al posto di "c'entravano"!), ed è anche scorrevole, con un linguaggio pulito e un registro adeguato; quindi si arriva alla fine senza troppa fatica.
Quello di cui il romanzo manca è una certa verve.
Ho già detto che nella seconda parte migliora, diventando più coinvolgente, ma la prima è proprio noiosa.
Si potrebbe pensare che in un libro scritto a dieci mani il problema sia amalgamare gli stili, invece no, perché gli autori hanno utilizzato l'espediente del POV fisso di un personaggio per ogni capitolo, e in effetti non si avverte tanto che è scritto da più persone.
Il problema è che gli eventi prendono troppo il sopravvento rispetto ai personaggi, che mancano di un adeguato approfondimento psicologico.
All'inizio si fa proprio fatica a inquadrarli, e anche dopo non è che riescano a entrare più di tanto nel cuore del lettore.
E' come ho detto prima: troppi eventi e poco approfondimento. Solo verso la fine, dopo aver letto duecento pagine, ho cominciato a provare una vaga simpatia per qualcuno; peccato che a quel punto il libro fosse terminato!
Comunque, in generale, il romanzo si lascia leggere. E poi alla fine c'è un colpo di scena che invoglia a proseguire con la trilogia.