LO SPELEOLOGO
di NICOLAS ICARDI
La psichedelia in Italia negli anni 60',non ha avuto molti estimatori; patria della "canzone", non ha saputo (e voluto) introdurre nei suoi schemi quella cultura che nei paesi anglosassoni stava creando non pochi capolavori, ma ci fu un'eccezione, Le Stelle di Mario Schifano. Questo gruppo nacque nel 1967 (l'anno in cui escono album come Sgt.Peppers Lonely Hearts Club Band , The Piper At The Gates of Down,The Velvet underground & Nico) e realizzò il primo ed unico album "Dedicato a...." nello stesso anno, quando Schifano pittore, ma anche scultore e poeta di quella corrente artistica chiamata Pop-Art, decise di creare un’esperienza sulle orme della stessa operazione fatta da Andy Warhol nel campo delle arti sonore e visive. Certo, a Roma non c’erano il fermento di New York e Londra, ne tanto meno Schifano aveva a disposizione Lou Reed e John Cale o Syd Barrett e Roger Waters, ma ciò che riuscì a far tirare fuori a "Le Stelle" ha un valore incredibilmente più alto e (passatemi il termine) nobile, di quanto ne abbiano gli indiscussi capolavori dei più celebri “rivali”, ed è un’opera singolare e qualitativamente eccellente anche nel panorama europeo; fatto sta che incontra a Roma quattro emeriti sconosciuti provenienti dal Veneto, con ottime qualità tecniche quali: Nello Marini (organo, pianoforte e voce), Urbano Orlandi (chitarra e voce), Giandomenico Crescentini (basso e voce) e Sergio Cerra (batteria). Ne esce fuori un unico album, appunto "Dedicato a…" con il contributo di musicisti addizionali. L’album, che vanta una sfolgorante copertina “stellata” disegnata dallo stesso Schifano, è stato ben presto dimenticato nel panorama musicale italiano ed è diventato un oggetto di culto tra gli appassionati e i collezionisti, anche perchè stampato purtroppo in origine solo in 500 copie.Altre fonti parlano di 1000,ma nel 1999 è stato finalmente ristampato in cd e vinile per cui cercatelo e compratelo.
Da "Dedicato a..." vi propongo 3 tracce:
“Le Ultime Parole Di Brandimante, Dall’Orlando Furioso, Ospite Peter Hartman E Fine (Da Ascoltarsi Con Tv Accesa, Senza Volume)” titolo chilometrico,suite anarchica, totalmente improvvisata che deve molto di più alla musica d'avanguardia ed alla musica medievale, che ai migliori lavori di rock, prodotti fino ad allora, dai quali sembra anzi volersi distaccare, un collage di ben diciassette minuti composto da suoni dissonanti che ricordano gli esperimenti della musica futurista. Sperimentazione pura, non c’è nessuna melodia di riferimento, solo un’acuta tastiera suonata in modo piuttosto infantile, come tutto il resto. Dopo otto minuti, nel caos generale, svetta un riff di chitarra. Le percussioni tribali diventano più forti. La distorsione dell’organo fa a pugni con la chitarra. Dopo sedici minuti la chitarra riporta un po’ di ordine ed intona un tema solenne, ma è l’inizio della fine del brano, Il resto dell’ album impallidisce al confronto di questo capolavoro. Purtroppo la traccia che ho trovato su internet si interrompe dopo 10 minuti per cui dovete assolutamente trovare l'album per finirla di ascoltare.
“Susan Song” classica ballata psichedelica è un sublime esercizio di cantautorato italiano eseguito con la malinconia eterea di Nick Drake, accompagnato da un flauto e da un remoto suono di pianoforte .
“Molto Alto” è un bellissimo brano visionario dominato da un ritmo ripetitivo della batteria e del basso e da una chitarra lancinante, con poche note eseguite a lungo. Il testo che pare descrivere una danza tribale è un concentrato di Velvet Underground, Neu! e Suicide.
Insomma, Il più grande contributo italiano alla psichedelia,un disco molto bello, innovativo, sperimentale, che trova ancora oggi, dopo oltre trent'anni, ragione di essere ascoltato e apprezzato.
Buon Ascolto.
LE ULTIME PAROLE DI BRANDIMANTE... - 1967
SUSAN SONG - 1967
MOLTO ALTO - 1967
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