Le storie d’amore sono come le stelle cadenti, quando nel buio infinito della notte illuminano la tela scura del cielo. In un attimo ci abbagliano, inaspettate e incomprensibili.
La cosa bella delle storie d’amore è che non hanno bisogno di spiegazioni, perché non vivono di perché, ma solo di emozioni che non ritornano più.
Le storie d’amore vivono di due occhi che si vedono per la prima volta, ma capiscono di conoscersi da sempre, di due odori che si riconoscono, della pelle che si sfiora appena, ma è carica della forza di uno schiaffo dato a mano piena.
Possono essere complicate, intrecciate, tormentate. Quasi mai una storia d’amore ci fa ridere, più spesso ci fa piangere, ma quand’accade che ci faccia ridere, si ride con la maggiore delle spontaneità.
Le storie d’amore sono battiti irregolari, tensioni muscolari e mal di pancia. Sono le farfalle nello stomaco, i sogni, le voci che ci portiamo dentro.Sono noi ripetuti un’altra volta. Noi che pensiamo di conoscerci così bene e scopriamo in un istante di non conoscerci per niente.Noi che pensiamo di bastarci e non ci bastiamo affatto.
Le storie d’amore ci lasciano increduli delle cose che diciamo, facciamo e anche solo pensiamo. Ci lasciano freddi e tremanti, soprattutto tremanti. Tremanti e spaventati. Spaventati da qualcosa che sappiamo di non poter controllare.
Le storie d’amore sono tanto più amare da digerire quanto più sono dolci.
Sono l’istante prima e l’istante subito dopo il sesso, una terra di mezzo difficile da esplorare, inafferrabile come una manciata di sabbia in un pugno privo di forza.Quel sesso che in fondo non è altro che il gioco che si fa da grandi, una cosa bella e basta. E’ come mangiare una grande ciotola di panna montata: se ti fai le seghe mentali perché ti fa ingrassare, non te la gusti.Le storie d’amore vivono senza sentire il bisogno della panna soffice e dolce, sono il resto dell’ottima cena. Certo è che se alla fine arriva il dolce è sempre meglio, ma non è quello lo scopo per cui siamo andati al ristorante.
O forse sì.