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Le storie hanno tutte il lieto fine e la vita?

Da Centostorie

Le storie hanno tutte il lieto fine e la vita?

Non so se vi è mai capitato. O sono solo io a cacciarmi in queste situazioni paradossali.
Quei momenti nella vita in cui tutto comincia a girare in maniera folle e scomposta e allora non resta che essere flessibili.
In effetti, il concetto di flessibilità ha ormai assunto una valenza negativa, spesso associato ad una precarietà di vita e di lavoro.
Ma a volte bisogna imparare ad essere flessibili e modellabili rispetto agli eventi che accadono.
E’ qualcosa di molto complicato da spiegare anche a mia figlia che improvvisamente si ritrova circondata da due fratelli, da un trasloco, da una compravendita di case e lavori in corso che lascia trapelare da parte sua cenni di follia sporadica e malcelato disagio.

Per quanto il cambiamento resti un elemento di eccitazione, la cosa che ci insegnano come genitori alle prime armi è che i bambini in fondo amano la routine e non siano per nulla a loro agio con una perdita anche temporanea di punti di riferimento.
Anche come libraia, mi rendo conto che i nostri piccoli clienti ritornando hanno spesso bisogno di ritrovare le stesse facce e gli stessi posti. A volte prediligono gli stessi libri, con gli stessi personaggi e identica trama.
Così in un periodo di transizione come questo, le storie, le preferite, diventano un porto sicuro dove trovare rifugio.
In un momento complesso sapere che alla fine i tre porcellini non saranno annientati dal lupo cattivo è di enorme aiuto.
Chi di noi, adulti, non vorrebbe avere la certezza che nella vita reale il male verrà ancora una volta sconfitto e tutti vissero felici e contenti? I bambini non mi sembrano essere diversi.

I bambini apprendono attraverso le storie che ci sarà un finale e che prima del finale ci sarà un momento catartico di crisi gramsciana (senza apprezzare il concetto di crisi in Gramsci). Il lungo percorso fatto in cui ogni eroe affronta una rottura di un equilibrio ormai troppo vecchio e la nascita di uno nuovo più bello, ma anche più complesso è anche per i bambini uno strumento per affrontare il reale, quando quel reale perde di senso e diventa nuovo e concettualmente astruso.
La certezza del lieto fine a volte per noi adulti è una pia illusione, a volte sappiamo che ci sarà dopo un percorso fatto ad ostacoli, ma a volte abbiamo consapevolezza delle prove da affrontare e del tempo che passerà prima che il finale di fiaba arrivi.

Ai bambini, specialmente nella prima infanzia, il trascorrere del tempo e la dinamica degli eventi a cui i grandi partecipano, è spesso oscura.
E allora ancora una volta le fiabe, le storie, quelle belle e scritte bene, mi aiutano. A spiegare che ogni nuova fase della vita che inizia ha in sè uno sforzo da cui nessuno è esente, che dietro la curva si vede la fine e sarà una bella fine.
Che ogni mare in tempesta ha in sè la bellezza della burrasca e il profumo del sereno che arriva.
Quando leggo le storie per mia figlia, mi ritrovo a dire a me stessa le stesse identiche cose, a rassicurarmi sui miei punti saldi, sulle mie piccole e stupide abitudini, sulla bellezza complessa (e un po’ isterica) di questo tempo, in cui ricordarsi il come sarà, sapere che in fondo il lupo non mangerà i piccoli porcellini diventa un toccasana indispensabile.


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